Dal fiume Evros all’Europa: le foto dei migranti in fuga che rischiano la vita
Algerini si coprono il volto per non farsi identificare. Pythio, con il rafforzamento dei controlli nel mar Mediterraneo, dopo la 'Primavera Araba' e il conflitto libico, molti nordafricani scelgono di arrivare in Europa attraversando la Turchia
Algerini si coprono il volto per non farsi identificare |
ROMA - Un numero consistente di persone attraversa il fiume Evros, non sono turisti, ma migranti in fuga verso l’Europa. Poco nominato, per i più sconosciuto, l’Evros, confine fra la Grecia e la Turchia è un corso d’acqua lungo 170 km. Nel 2011 è stato attraversato da circa 55 mila migranti in cerca di una nuova vita e un futuro migliore, sono i dati di Frontex, che ogni notte, con i suoi militari tiene sotto controllo la zona. Ogni giorno, circa 250 persone si affidano per il loro viaggio ai ‘trafficanti di uomini’, spesso vengono picchiate e obbligate a salire su canotti o imbarcazioni di fortuna per attraversare il fiume, passaggio obbligato per accedere in Europa. Dal centro America sono necessari quasi 2.000 dollari per arrivare in Grecia, senza garanzie né certezze, la rete dei trafficanti (o ‘agenti’ come vengono definiti), non solo organizza il viaggio ma è presente in ogni Stato del percorso. Sulle rive del fiume il governo greco ha concepito la costruzione di un muro di filo spinato per proteggere i propri territori, dopo la conferma del progetto di recinzione che segna un “confine ideologico oltre che politico e culturale” la tensione fra i due paesi, rimane alta.
Canotto giallo.... |
Asiatici, mediorientali africani e sudamericani, chi sono i migranti che attraversano l’Evros? Perché rischiano la vita, cosa lasciano nel loro paese e soprattutto, cosa trovano quando, oltrepassato il fiume, magari a nuoto e in pieno inverno, sbarcano in Grecia? Quello che accade lungo quelle rive, ce lo racconta il fotografo Mauro Prandelli nel reportage "Un muro contro l’immigrazione, Evros porta orientale d’Europa", che sarà presente al Festival della fotografia etica di Lodi dal 17 al 20 ottobre 2013. Gli scatti di Prandelli catturano lo sguardo, obbligano a fermarsi, a prendersi un attimo di tempo e porre l’attenzione, come scrive Sandro Iovine nel bel catalogo che accompagna la mostra “in luoghi dove non saremo mai potuti andare” perché questo è il ruolo del fotogiornalismo “mettere le persone in condizione di conoscere ciò che accade" lì dove non si ha accesso. La corsa di chi fugge, gli oggetti che hanno accompagnato i migranti durante la traversata e dei quali si spogliano dopo aver raggiunto la costa greca per proseguire il loro viaggio verso la capitale, Prandelli riesce a raccontarci quasi tutto, anche il freddo che sentono, la stanchezza e lo stremo di chi non mangia da giorni dopo ore di cammino e ci ricorda bene che “tutti hanno rischiato la vita”. (slup)
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