6 marzo 2017 ore: 15:13
Società

Dal gender gap alle molestie sui social: le sfide per liberare le donne dalla violenza

Oggi a Roma un convegno per fare il punto sulla situazione femminile in vista dell’8 marzo. L’attivista per i diritti in Nigeria, Hauwa Ibrahim: “Lottare contro ogni forma di violenza rimettendo al centro la dignità”. Silvia Costa: “Nuova sfida è mondo dei social”. Eleonora Forenza: “Gender pay gap ancora troppo alto”
Gender

ROMA – Rimettere al centro il concetto di dignità per lottare contro ogni forma di violenza sulle donne. A sottolinearlo è stata questa mattina a Roma Hauwa Ibrahim, avvocata, docente del corso di laurea in Global governance all’università di Roma Tor Vergata e vincitrice del premio Sakharov 2005 per il suo impegno per i diritti delle donne in Nigeria, durante il convegno “Liberare le donne dalla violenza: prerequisito per l’affermazione dell’uguaglianza di genere”, organizzato oggi a Roma in occasione della Giornata della donna che si celebra l’8 marzo.

 Da anni Ibrahim è impegnata a difendere le vittime della sharia e di Boko Haram, in particolare quelle che non possono permettersi un legale, perché troppo povere. “Nel mio paese ci sono diversi livelli di violenza – spiega l’avvocata -. Uno di questi è il fenomeno delle spose bambine, di cui io stessa sono stata vittima: a dieci anni mio padre ha messo fine alla mia infanzia organizzando il mio matrimonio. Poi c’è la violenza legata alla sharia che permette a un uomo di picchiare una donna, tutto questo legalmente. E poi c’è un livello ancora superiore che riguarda Boko Haram e l’Isis, e che fa diventare le donne vere e proprie schiave sessuali. I dati sono allarmanti: Boko Haram ha sequestrato più di 200 donne negli ultimi anni. Io credo che indipendentemente dal livello di violenza bisogna opporsi e dire no. Nelle persone c’è un potenziale molto alto per attivare il cambiamento, e questo riguarda tutti: dagli studenti ai decisori politici. Tutto questo non dimenticando mai il tema centrale che è quello della dignità”. Diventata avvocata nel 1996 Hibraim ha iniziato dapprima a lavorare presso il ministero della Giustizia, ma – spiega – “questo mi dava una possibilità limitata di aiutare le persone fuori dalle grandi città”. Così, dopo l’introduzione della sharia, ha deciso di spostarsi nei piccoli centri: “volevo lavorare per queste persone che spesso non hanno neanche di che pagarmi, perché sono loro le vittime dimenticate di quello che accade nel mio paese”.

Il convegno è stato anche l’occasione per fare un punto sul gender gap: le differenze di genere che penalizzano le donne sul lavoro e non solo. Simone Ovart, presidente dell’ UN Women ha ricordato che “l’empowerment delle donne è necessario per una crescita sostenibile, ma che ad oggi non siamo ancora arrivati a un livello soddisfacente perché esiste un differenziale salariale alto e le donne sono sovra rappresentate nel part-time”. E questo incide negativamente sulla produzione: secondo Ovart infatti, nelle aziende dove le donne sono in posizione più alta si raggiunge un 56% in più di risultati produttivi migliori. Non solo, ma in questi casi diminuisce l’assenteismo e migliora il rapporto con gli stakeholders. Sulla stessa scia anche l’eurodeputata Eleonora Forenza, che ha sottolineato che oggi il gender pay gap si aggira intorno al 16 per cento. A questo va aggiunta la disoccupazione femminile, che è molto pi elevata di quella maschile. Anche per la collega Silvia Costa bisogna rimettere al centro la questione di genere e lavorare anche sulle forme di violenza ancora poco esplorate come quella legata alla piattaforma dei social network. “Oggi abbiamo diverse sfide da affrontare – afferma –Le statistiche ci dicono che ogni 3 giorni una donna viene uccisa, questo significa anche che ci sono sempre più orfani. Inoltre oggi abbiamo nuove forme di violenza che riguardano i minori, come le persecuzioni sui social, per questo stiamo lavorando sulla revisione della direttiva audiovisivi. L’obiettivo non è la censura ma la responsabilità”.

La giornata di oggi è stata organizzata insieme al collettivo di giornaliste Giulia e all’Osservatorio degli studi di genere, di cui fa parte anche Francesca Brezzi, docente a RomaTre: “dobbiamo ripartire anche da una maggiore attenzione al linguaggio che non deve essere né sessista né neutro ma sessuato, in grado cioè di riconoscere le differenze”. Durante la giornata sono stati presentati anche due modelli di intervento contro la violenza : il codice rosa della regione Toscana e i programmi di ActionAid in Italia e nel mondo.

 

 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news