19 aprile 2016 ore: 13:04
Immigrazione

Dal Messico all'Africa, per chiedere il rispetto dei migranti scomparsi

Partita il 2 aprile da Torino, ieri a Palermo la tappa conclusiva della seconda Carovana per i diritti dei Migranti. Giorgia Mirto: "Abbiamo il dovere di farci portavoce della sofferenza di queste famiglie"
Palermo Carovana per i diritti dei Migranti - 1

Alcune immagini della tappa conclusiva della II Carovana per i diritti dei Migranti

PALERMO - Una giustizia che parta dalla ricerca della verità e dalla giusta dignità che deve essere riconosciuta a tutti i migranti, in particolare a coloro che sono scomparsi via terra o via mare che continuano ad essere motivo di grande sofferenza per le famiglie. Con questo obiettivo alto, partita il 2 aprile scorso da Torino, ieri si è svolta a Palazzo Cefalà la tappa conclusiva della seconda Carovana per i diritti dei Migranti: un viaggio itinerante di denuncia, sensibilizzazione e incontro con le varie realtà di resistenza pro-migranti lungo tutta la penisola per denunciare, in parallelo con la Carovana mesoamericana, il destino dei migranti desaparecidos nel Mediterraneo.

Alcune immagini della tappa conclusiva della II Carovana per i diritti dei Migranti
Palermo Carovana per i diritti dei Migranti - 1

Ieri pomeriggio, in una data così fortemente simbolica - ovvero in occasione del primo anniversario del naufragio del 18 aprile 2015, la più grande strage di migranti avvenuta nel Canale di Sicilia - il Forum antirazzista di Palermo e il Comitato di base No MUOS di Palermo hanno promosso l'incontro conclusivo con la Carovana nella sede della Consulta delle Culture.

Presente oltre al presidente della consulta delle Cultura Adham Daraswa anche il sindaco Orlando che ha fatto riferimento all'ultima tragedia del Mediterraneo. "Il genocidio continua con un Mediterraneo che diventerà sempre di più un cimitero di morti fino a quando non dovremo prendere atto che nessuno può essere costretto a morire nel Paese dove i genitori lo hanno fatto nascere. Ritengo molto importante che questa marcia - sottolinea il primo cittadino - si conclude a Palermo perché è una città che ha scoperto di essere una città migrante con i migranti che danno armonia alla nostra città. Resta il problema di come li accogliamo e purtroppo dobbiamo attenerci alle regole europee che non sono ispirate alle regole universali della mobilità umana e dei diritti umani inviolabili. Quando si parla di mobilità non ci si può collegare solo e sempre ai problemi di sicurezza perché per noi la vera sicurezza si chiama accoglienza. Il modo migliore per mettere in sicurezza una comunità è accogliere chi viene da fuori. Il futuro di pace non si potrà mai costruire se l'Europa continuerà a costruire i muri".

Palermo Carovana per i diritti dei Migranti - 2

"Sia in America che in Africa - dice Giorgia Mirto, ricercatrice dell'Università di York per il progetto "Missing Migrants" che ha coordinato l'evento di ieri - ci sono dispersi nell'atto di migrare via terra o via mare. Per ogni disperso, per ogni cadavere sconosciuto che dal mare viene portato sulle nostre coste c'è un parente che chiede verità e giustizia e noi abbiamo il dovere di amplificare il messaggio di queste famiglie facendoci portavoce della loro sofferenza e delle risposte che bisogna dare loro".

Con la Carovana hanno viaggiato, tra gli altri, Ana Gricelides Enamorado, madre hondureña che da anni, cerca il figlio di cui non ha più notizie dal 2010. Ora vive in Messico e lavora con il Movimiento Migrante Mesoamericano continuando la ricerca del figlio ed aiutando tutti gli altri familiari a cercare i loro cari scomparsi. "Come madre di un figlio scomparso - dice Ana Gricelides Enamorado - tutte questi morti nel Mediterraneo mi addolorano molto. Le politiche sono spesso le stesse e i diritti degli gli invisibili continuano ad essere violati da una parte all'altra del mondo. Essere con voi mi ha dato molta forza perché so di non essere sola nel lottare per una maggiore umanità".

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C'è anche Maria Guadalupe Gonzalez, rappresentante di un gruppo di donne conosciute con il nome “Las Patronas” che ogni giorno, senza nessun utile personale, prepara il cibo per i migranti che attraversano il Messico sul treno soprannominato “La Bestia” nel loro viaggio verso gli Stati Uniti.

Poi ancora tra i testimoni che hanno condiviso il loro impegno ed il loro racconto di vita c'è anche Omar García portavoce degli studenti della scuola normale rurale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa, nello stato del Guerrero in Messico: Omar è un sopravvissuto della notte del 26 settembre 2014 nella quale tre studenti furono uccisi e altri 43, prelevati dalle forze dell’ordine, sono scomparsi. "I miei compagni sono scomparsi in una notte - racconta - e io sono uno dei sopravvissuti che oggi vuole testimoniare che non bisogna mai smettere di chiedere giustizia anche in uno Stato come il mio dove la connivenza tra la politica e la criminalità organizzata continua ad essere molto forte".

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Ai tre testimoni centro-americani si sono affiancati quelli nord-africani come Imed Soltani, rappresentante dell’associazione tunisina “La terre pour tous” che da cinque anni rappresenta le madri di 504 ragazzi dispersi durante il viaggio migratorio verso l’Italia e le supporta nella loro ricerca, nel tentativo di ritrovarli o di conoscere la verità sulla loro sorte. "Il ministero italiano e quello tunisino continuano a non dare risposte a tutti i nostri giovani, molti dei quali erano riusciti a raggiungere già le coste italiane - racconta -. Dopo 5 anni ci chiediamo cosa sia successo e di chi sia la responsabilità. Ricordiamoci che quattro famiglie si sono suicidate e date fuoco per la disperazione". (set)

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