Dall'abbandono a case d’accoglienza. La nuova vita delle stazioni
ROMA - Trasformare una stazione dei treni abbandonata in una casa di accoglienza per i genitori di bambini ricoverati in ospedale o anche in un bicipark che permette a over50 in difficoltà di reinserirsi nel mondo del lavoro oppure in un servizio di bookcrossing per promuovere la lettura attraverso dei singolari “librerifori” da collocare in giro per la città. È solo qualche esempio di quanto si può fare con il riuso sociale delle stazioni impresenziate destinate a progetti e attività culturali, turistiche, di solidarietà e sostenibilità. In Italia sono oltre 450 le stazioni impresenziate riconvertite per attività sociali concesse in comodato gratuito dalla Rete ferroviaria italiana ad enti locali, Fondazioni e associazioni per realizzare progetti di pubblica utilità. Alcune di queste esperienze, 88 iniziative su 18 regioni, sono state raccontate nel volume “Stazioni Impresenziate. Un riuso sociale del patrimonio ferroviario” che raccoglie esempi concreti di come l’assegnazione di questi spazi abbia generato esperienze di alto impatto sociale. Buone pratiche di riutilizzo di immobili ferroviari diffusi su tutto il territorio italiano, dalle grandi città ai piccoli comuni, che hanno coinvolto (solo per il campione raccontato nel testo) circa 5 mila volontari e anche un centinaio di lavoratori, sebbene i progetti di riqualificazione in immobili ferroviari concessi da Rfi in comodato d’uso gratuito non possano avere finalità commerciali. L’attività in assoluto prevalente tra gli 88 casi analizzati nel libro è quella della protezione civile, cui sono dedite 17 associazioni beneficiarie, ma tra le tante attività realizzate ci sono anche quelle culturali, ricreative e anche di tutela dei diritti.
Una stazione per accogliere. Tra le diverse iniziative realizzate negli immobili messi a disposizione da Rfi spiccano quelle rivolte all’accoglienza di ogni tipo. Come ad esempio quella realizzata a Ronciglione, in provincia di Viterbo. In un ex fabbricato viaggiatori, dal 2013 c’è l’associazione Cuore di Mamma Onlus che che mette a disposizione un appartamento per le famiglie dei bambini ricoverati all’Ospedale Bambino Gesù di Roma che non possono sostenere le spese di soggiorno. “L’appartamento è grande - si legge nel volume di Rfi - : una cucina, un soggiorno comune, tre camere da letto e i servizi. Tutte le stanze sono arredate in maniera allegra, con l’obiettivo di fare sentire a casa chi ci deve abitare solo temporaneamente e che attraversa, vista la ragione per cui viene accolto, un periodo di grande difficoltà”. Le strutture della rete ferroviaria, però, possono diventare anche un centro di accoglienza per richiedenti asilo politico. Succede a Melfi, in provincia di Potenza, dove, un ex spogliatoio dei ferrovieri della stazione di Melfi dal 2013 è stato convertito in struttura di accoglienza del ministero dell’Interno e ad oggi ospita attività di accoglienza e integrazione per 12 tra migranti e richiedenti asilo politico. Nei pressi della stazione ferroviaria di Foggia, invece, un locale del fabbricato viaggiatori è diventato un punto di riferimento non solo per migranti, ma anche per senza dimora. È l’associazione Fratelli della Stazione ad occuparsene. Nata nel 2007 e aderente alla rete degli Help Center, dal 2014 l’associazione opera in una stanza al piano terra del fabbricato ferroviario di Foggia.
Una stazione per ricordare. Tra binari e sale d’attesa c’è anche la possibilità di creare degli spazi di rimembranza e di cultura storica. Come accade a Redipuglia, in Friuli-Venezia Giulia, dove a poche centinaia di metri dal sacrario militare in cui sono sepolti 100mila soldati italiani morti in battaglia, la stazione ferroviaria ospita dal 2014 il Museo multimediale della Grande Guerra, grazie al lavoro della pro loco del paese. Uno spazio che accoglie una media di 60mila visitatori l’anno, in particolare scolaresche, che abbinano la visita al museo a quella al sacrario militare e alle trincee sul Carso. Nella stazione di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, invece, ci sono dei vagoni fermi su di un binario morto, nel piazzale esterno della stazione, ceduto in comodato dalle Ferrovie al comune. Sono tre vagoni d’epoca del tutto simili a quelli usati per la deportazione degli oltre 350 ebrei costretti a partire per i campi di Auschwitz tra novembre del 1943 e febbraio del 1944. “Il Comune di Borgo San Dalmazzo - spiega il volume -, ha voluto mantenere viva la memoria di quella drammatica pagina di storia e lasciare una traccia nel cuore della vita economica e commerciale della città, dove transitano ogni giorno decine di treni e passeggeri”.
Una stazione per pedalare. Tra le tante cose che si possono realizzare in una stazione impresenziata c’è chi ha deciso di crearci degli spazi per poterci lasciare la propria bicicletta in stazione. Un parcheggio esclusivo per le bici, quindi, che oltre a promuovere la mobilità slow, offre anche la possibilità di inserimento lavorativo per lavoratori svantaggiati. Succede nella nella stazione di Cernusco-Merate, in provincia di Lecco, dove un ex magazzino merci delle ferrovie è diventato un deposito per cicli e motocicli gestito dalla Cooperativa Paso Lavoro. “Il servizio è completamente gratuito - spiega la ricerca sulle stazioni impresenziate -. A custodire bici e motocicli ci pensa la Cooperativa Sociale Paso Lavoro, impegnata nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. gli iscritti al servizio (111 nel 2017) possono accedere a qualunque ora del giorno, grazie al badge che consente l’apertura automatica della porta”. Anche a Vicenza c’è un parcheggio custodito, accessibile a ogni ora: è il Bicipark, costruito nei pressi della stazione centrale, concessa in comodato gratuito al Comune. Partito nell’aprile 2017, il parcheggio è gestito dalla cooperativa sociale MVenticinque in convenzione con l’amministrazione locale. “Un esperimento di successo di reinserimento lavorativo per over 50 - racconta Stefano Bonato, responsabile del Bicipark - che l’amministrazione pubblica ha realizzato attraverso un progetto di riqualificazione”.
Una stazione per leggere. C’è chi si è ispirato, invece, ai tempi di attesa dei treni. E dei locali inutilizzati messi a disposizione da Rfi ne ha fatto un luogo di cultura e di lettura. A Quarona, in provincia di Vercelli, il fabbricato viaggiatori della stazione, dal 2005 è diventato una biblioteca comunale. Oltre un migliaio i libri consultabili provenienti da donazioni private. A raccoglierli alcuni volontari che garantiscono l’apertura della biblioteca due volte a settimana. Nel fabbricato della stazione ferroviaria di Ponte di Piave, in provincia di Treviso, c’è chi invece ha inventato dei frigoriferi particolari. Niente bibite fresche o ghiaccioli, ma libri. Sono i “Libroriferi”, un servizio di bookcrossing realizzato dall’associazione Gruppo Insieme. Dal 2006 l’associazione gestisce al piano terra della stazione anche un circolo per i propri soci, i cui introiti finanziano le attività benefiche. Accanto all’ingresso del circolo situato nel fabbricato della stazione c’è un frigorifero verde pieno di libri. Chi prende un testo può riportarlo in altri “libroriferi” sparsi per la città.
Una stazione per condividere o riparare. Alla stazione di Grignasco, in provincia di Novara, ogni lunedì e giovedì c’è fila. Non per i biglietti del treno, che non passa più da anni. Si va in stazione per prendere o per donare vestiti, mobili o elettrodomestici usati. A gestire il “guardaroba-stazione” è il Gruppo di Volontariato di Grignasco che da diversi anni ha la stazione in sub comodato dal Comune. “Le nostre case sono piene di cose che non usiamo - racconta Elvio Sagliaschi, presidente della Onlus -. Qui raccogliamo vestiti, elettrodomestici e mobili in buono stato da chi non li usa più e li doniamo a chi ne ha bisogno. Così svolgiamo una finalità sociale e preserviamo la stazione dal degrado”. A Crema, in Lombardia, invece, il magazzino merci della stazione si è trasformato nell’Officina dell’Aiuto. Una iniziativa portata avanti dall’Auser locale e che si occupa gratuitamente di servizi di raccolta, manutenzione e distribuzione a domicilio di ausili medici e ortopedici per anziani e disabili. “Sono capaci di fabbricare una carrozzella nuova assemblando i pezzi funzionanti di quattro o cinque vecchie sedie a rotelle ricevute in donazione - spiega il testo del reportage -. Nel secondo anno di attività, hanno realizzato oltre 500 interventi e portato assistenza a 400 persone, non solo di Crema ma anche dei comuni vicini”.
Il volume “Stazioni Impresenziate. Un riuso sociale del patrimonio ferroviario” presentato a marzo 2018, è la seconda edizione di un viaggio tra le stazioni impresenziate destinate al sociale già compiuto nel 2015 (col volume “Stazioni ferroviarie: come rigenerare un patrimonio”) in cui furono analizzati 50 casi di recupero di stazioni ferroviarie impresenziate.