5 luglio 2016 ore: 11:44
Immigrazione

Dall'Afghanistan alla Sicilia: ex comandante dell'esercito diventa cuoco

Si chiama Shapoor ed è stato il protagonista di uno degli incontri di "Cucina sapurita" a Palermo. “Ero stanco di vedere morire miei concittadini". Dopo un lungo percorso dal nord al sud dell'Italia è approfato a Palermo: “E' la terra in cui voglio vivere”
ACF Sicilia ACF Sicilia - "cucina sapurita"

Foto: ACF Sicilia

Foto: ACF Sicilia
ACF Sicilia - "cucina sapurita"

- PALERMO – L'Afghanistan protagonista del quinto appuntamento di “Cucina sapurita” il progetto di cucina etnica e integrazione culturale di Acf Sicilia (Associazione Comunità e Famiglia). Un laboratorio che sperimenta percorsi di dialogo fra le diverse comunità etniche presenti a Palermo a partire dallo scambio e dalla condivisione di piatti tradizionali dei vari Paesi d’origine. 

“Il progetto ha registrato un grande successo sia nella partecipazione dei cittadini alle degustazioni, ma soprattutto nella curiosità e nell’interesse che questi hanno iniziato a dimostrare nei confronti delle altre comunità culturali ed etniche – spiega Nino Spitalieri, presidente di Acf Sicilia -. Dal cibo e da momenti di convivialità si sono create delle occasioni di scambio e dialogo fra persone provenienti da Paesi differenti, che altrimenti non si sarebbero mai conosciute. Una prova che l’integrazione talvolta si può costruire dal basso, semplicemente attraverso l’incontro”.

La serata è stata presentata a Palermo, al MoltiVolti, con il Mantù, pietanza tipica afgana. Il Mantù afgano consiste in ravioloni con ripieno di carne di vitello, accompagnati da un sugo fatto di verdure, zucca rossa, tante spezie e con una gustosa salsa di yogurt con aglio e menta secca. Il piatto per gli afgani è la ricetta delle feste, da preparare in occasioni importanti, come la festa per la sposa che si appresta al matrimonio, o per ospiti illustri di un certo rilievo sociale. 

La serata si è aperta con la proiezione di un video che ha illustrato passo dopo passo le varie fasi della preparazione del piatto. Subito dopo la spiegazione dei valori nutrizionali, condotta da un medico esperto in nutrizione, la dottoressa Cinzia Coffaro. A guidare i migranti ai fornelli Mohammed Shapoor, ex comandante dell’esercito, fuggito dal suo Paese a causa della guerra civile e che oggi  lavora come cuoco a Palermo.

Mohamed Shapoor, 45 anni, afgano, originario di Kabul è fuggito nel 2000 dalla guerra che da anni dilania il suo Paese. Shapoor era, infatti, un comandante dell’esercito afgano. I suoi occhi hanno assistito a troppe scene di violenza e morte: “Afgani che combattevano altri afgani, in nome del potere”, racconta. Lui, che in battaglia ha visto morire molte persone care, ad un certo punto della sua vita ha deciso di lasciare la sua amata terra per provare a costruirsi un futuro migliore, lontano da devastazione e dolore. “Ero stanco di vedere morire miei concittadini – dice -. Con l’arrivo  dei talebani l’Afghanistan era diventato un teatro di guerra e violenze”, dice. Nel 2000 emigra, va in Pakistan, Iran, Turchia per poi approdare, nel 2002, in Calabria. Vive a Crotone per qualche anno e poi si sposta in varie città del Nord Italia. Infine, nel 2009 arriva a Palermo. Inizia a cercare lavoro, ma non è facile. Trova qualche lavoretto saltuario e nel tempo libero inizia a fare volontariato al Centro Astalli, per dare supporto e aiuto agli altri migranti, che, come lui, hanno lasciato i loro Paesi devastati da povertà, guerre e violenze. Poi, arriva la buona notizia: nella cucina di un nuovo ristorante etnico cercano un cuoco. E così Shapoor trova finalmente un lavoro che ama fare: il cuoco. “È Palermo la città in cui immagino il mio futuro – dice – perchè  è la terra in cui voglio vivere”.  

“Cucina sapurità”  avviato dal nodo di Palermo dell’associazione Mondo Comunità e Famiglia e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali all’interno del più ampio programma nazionale di Mcf, “Semi di comunità”,  ha come obiettivo finale l’inserimento socio-lavorativo dei migranti attraverso la valorizzazione e lo scambio delle proprie radici culturali, a partire dalla tavola. È così che, grazie a un corso di cucina etnica,  un gruppo di immigrati  provenienti da Tunisia, Bangladesh, Gambia e Afghanistan, ha condiviso in questi mesi  il proprio patrimonio culinario e culturale. Durante gli incontri laboratoriali, di volta in volta, infatti, ogni partecipante ha cucinato e presentato il suo piatto, insegnando agli altri compagni di corso, una pietanza tipica della propria terra. (set)  

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news