13 dicembre 2017 ore: 13:03
Immigrazione

Dall'Africa all'Italia passando per la Libia, mesi di prigioni e torture

K. viene dal Gambia. Prima di arrivare in Italia, 3 anni fa, ha vissuto per 6 mesi in Libia, dove e' stato arrestato e condotto in una prigione clandestina. "Sono stato torturato", dice, mentre mostra un'evidente cicatrice poco sopra...

NAPOLI - K. viene dal Gambia. Prima di arrivare in Italia, 3 anni fa, ha vissuto per 6 mesi in Libia, dove e' stato arrestato e condotto in una prigione clandestina. "Sono stato torturato", dice, mentre mostra un'evidente cicatrice poco sopra la caviglia. "Mi hanno trafitto con un bastone. Ho ancora tante altre cicatrici sul corpo…". K. parla all'agenzia Dire dall'ambulatorio dell'ex Opg "Je so' pazzo" di Napoli. Oggi vive in un CAS (Centro d'Accoglienza Straordinaria) nel napoletano e insieme a tanti altri migranti frequenta lo sportello di assistenza istituto nell'ex Opg. Li' fanno volontariato anche una ventina di medici che visitano gratuitamente i migranti, richiedenti asilo e non solo.

K. si fa visitare da Mauro Romualdo, uno dei medici volontari del centro, insieme a un giovane studente di medicina, per farsi disinfettare una ferita che ha sul polso. "L'assistenza sanitaria nei confronti dei migranti, in generale, non e' adeguata. Anzi, e' veramente qualcosa di incivile - racconta Romualdo alla Dire -. Soprattutto quelli accolti nei CAS hanno grossissima difficolta' a essere assistiti e seguiti. Anche la prima richiesta di salute spesso non viene accolta: e' un accoglienza che, per quanto riguarda l'ambito sanitario, sicuramente non e' civile".

Il medico, in diverse occasioni, ha visitato migranti passati per le prigioni della Libia. "Quasi tutti hanno subito violenze che nella maggior parte dei casi si possono configurare come delle vere e proprie torture. Vengono rinchiusi in campi di prigionia, sono venduti da un clan a un altro e i loro carcerieri cercano di estorcere denaro alle famiglie. Prima del viaggio verso l'Italia, questi ragazzi vengono anche costretti ai lavori forzati, soprattutto in miniera".
Il volontario ha certificato molte delle torture subite dai migranti, che arrivano in Italia portandosi addosso tutti i segni della Libia: "tante cicatrici, che sulla pelle nera sono dei cheloidi. Cicatrici deturpanti, lesioni da acqua bollente, ci sono ragazzi marchiati a fuoco - spiega il volontario -, altri perfino fulminati con la corrente elettrica".

All'ambulatorio qualche tempo fa arrivo' anche un ragazzo con un proiettile di gomma ancora conficcato nella coscia. "Avvertiva forti dolori e non riusciva neanche a camminare. Siamo riusciti a farlo operare a Roma e abbiamo seguito tutti il decorso post operatorio. Oggi sta bene, cammina, vive in uno dei vicoletti a ridosso della stazione centrale di Napoli. Sbarca il lunario facendo l'ambulante".

Di recente, a Napoli, sono arrivati tanti giovani degli stati dell'Africa Sub-sahariana, vittime di un'altra tratta di schiavi. Non in Libia ma in Algeria. "Attraversano il deserto su grossi camion. Durante il viaggio - racconta il medico - subiscono traumi, alcuni muoiono, altri arrivano a destinazione avendo perso un amico o un familiare. In molti casi restano per un lungo periodo in Algeria, costretti ai lavori forzati". (DIRE)

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