Dalle vongole alla pesca di frodo: storia (vera) delle motovedette regalate ai libici
MILANO - La motovedetta CP-535 della Guardia costiera di Fano esce alle 22:20 del 7 agosto 2017. Sono stati sparati in aria dei razzi rossi, come i segnali nautici di emergenza, tra le tre e le sei miglia di distanza dalla costa marchigiana. Ma in mare non c'è nessuno da soccorrere. Opera di qualche “burlone” che fa passare una brutta nottata agli ufficiali del corpo. È l'aprile del 2005 quando invece la motovedetta CP-521, assegnata all'ufficio locale marittimo di Goro (Ferrara), si occupa un quintale di vongole illegali. Sono state sequestrate su un automezzo frigo lungo la strada provinciale che porta a Bosco Mesola. Dopo gli opportuni controlli del veterinario il “novellame” viene rigettato in acqua. La motovedetta CP-517 dell'ufficio circondariale marittimo di Vasto, Abruzzo, soccorre a marzo un 38enne in buone condizioni di salute ma alla deriva a un miglio dalla costa di San Salvo. E infine i militari a bordo della CP-522, guidati dal Tenente di Vascello Paola Scaramuzzino, intervengono in località Secca delle Formiche, tra Ischia e Procida, dove sequestrano delle reti per la pesca di frodo con all'interno qualche granchio usato come esca. Sono queste le operazioni per cui la Guardia costiera italiana utilizza le motovedette classe '500'. Casi di cronaca diversi ma con un punto in comune. Le unità citate andranno tutte a far parte dello stock di motovedette che il Governo Conte vuole cedere gratuitamente alla Guardia costiera libica, per far sì che soccorra i migranti in mare e li riporti indietro. “Fino a un massimo di dieci unità” recita il testo del decreto convertito in legge a Montecitorio il 6 agosto, assieme a due unità classe “Corrubbia” della Guardia di Finanza.
Dopo le riparazioni, le manutenzioni e l'addestramento del personale libico le navi partiranno da Siracusa, Gela, Vasto, Otranto, Monopoli, Barletta, Goro, Procida, Venezia e Fano, per essere trasferite ai corpi militari e alle milizie che a Tripoli dipendono da ministeri di Difesa e Interno. Lo scopo? “Renderemo la Guardia costiera libica sempre più efficiente” ha detto il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli, durante il question time a inizio agosto. Perché “la Guardia costiera libica è pagata per salvare le persone, non per affogarle” ribadiva il ministro Matteo Salvini a luglio, durante lo scontro a viso aperto con gli spagnoli della Ong Proactiva.
Il problema è che le motovedette classe '500' non servono per il soccorso in alto mare dei migranti. A dirlo è il Corpo delle Capitanerie di Porto nei propri documenti. Lunghe 10 metri, costruite in vetroresina nei cantieri di Gaeta, Venezia e Taranto, sono maneggevoli e veloci, tanto da viaggiare fino a 35 nodi. Ma sono “unità a corto raggio”. Così le definisce una presentazione Power Point realizzata per il 2° Maritime Rescue Sub Centre (Mrsc), uno dei 15 centri di coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio sparsi sul territorio italiano. Operano a poche miglia dalla costa, come dimostrano i casi di cronaca che le hanno viste coinvolte in questi anni in Italia. Mentre l'ultimo salvataggio di migranti effettuato da una nave italiana vicina alla Libia – la “Asso 28” dell'armatore Augusta Offshore nei pressi di una piattaforma petrolifera – è avvenuto a 57 miglia marine da Tripoli, 105 chilometri dalla costa.
Da quante persone è formato l'equipaggio di una classe '500'? “Composto da tre persone” spiega il sito della Guardia costiera nella pagina dedicata. Il settore operativo? “Polizia marittima e di sicurezza nella fascia costiera, litoranea e nelle acque portuali”, si legge in una tabella dove i militari elencano i numeri e le tipologie della propria componente navale dedita alle attività search and rescue (Sar). L'opposto delle motovedette d'altura a media autonomia classe '300', le veloci 'S200', i pattugliatori a grande autonomia classe '400' e quelli a lungo raggio '900': tutti natanti superiori ai 20 metri di lunghezza, fino a un massimo di 53, e che servono per i soccorsi in alto mare. E proprio sui mezzi che verranno donati alla Libia è sempre la Guardia costiera a porre dei dubbi in tempi non sospetti. “A decorrere dal 29 maggio 2012 – si legge in un decreto congiunto fra ministeri della Difesa e delle Infrastrutture –. La motovedetta classe '500' distinta con il contrassegno CP-513, in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto, è cancellata dal Ruolo speciale nel naviglio militare dello Stato-Corpo delle capitanerie di porto”. Il documento è firmato dai due ministri dell'epoca, Corrado Passera e l'Ammiraglio Gianpaolo di Paola. Il motivo di questa scelta? “Dall'esame tecnico effettuato dal Comando generale del corpo non risulta conveniente economicamente eseguire i lavori necessari per l'idoneità all'ulteriore impiego della citata navale”. La CP-513 è identica alle restanti 10 motovedette che ora vengono regalate per sgravare l'Italia e l'Europa dall'obbligo del soccorso in mare.
I costi sono un altro dei punti interrogativi del dono italiano alla Libia. Nelle tabelle del decreto dove si stimano le coperture finanziarie, si legge che ogni unità classe '500' costerà 50 mila euro per ripristino dell'efficienza e 195 mila euro totali per “trasferimento unità, consumi e oneri del personale”. A cui vanno aggiunti 455 mila euro per messa a punto e trasferimento delle due unità classe 'Corrubbia' della Guardia di Finanza – le imbarcazioni G92 Alberti e G1155 Zanotti – che verranno riparate a Venezia e Vibo Valentia. I libici dovranno poi essere messi nelle condizioni di saperle manovrare. Ecco dunque che per “formazione e addestramento del personale” il governo ha stanziato 300mila euro, per un corso di 28 giorni a cui partecipano 20 corsisti. Altri 400mila per un training di tre settimane presso la Scuola Nautica delle Fiamme Gialle con 28 frequentatori e due tutor. Costo giornaliero a persona dell'addestramento: 606,06 euro. Cifre, queste, comprensive del forfait per il personale impiegato fuori sede, dei tutor, il personale di scorta h24, vitto, kit didattici, assicurazione sanitaria, albergo, viaggio verso l'Italia, tasse governative per il permesso di soggiorno, interpreti e numerose altre voci. Inoltre il Ministero dell'Economia mette in conto una spesa stimata di 170 mila euro per “supporto logistico” fino 31 dicembre 2018 “in ragione del particolare contesto ambientale e della situazione geopolitica” della Libia. L'intera operazione a conti fatti peserà sui conti pubblici per 2 milioni e 520 mila euro nei quattro mesi che restano del 2018, con risorse prelevate dai fondi del Viminale (900mila euro), Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (389mila euro) e Ministero Affari esteri e Cooperazione internazionale (1 milione e 231 mila euro). È proprio sui soldi della Farnesina che, si legge sempre nel decreto, “andrebbe assicurato che tali somme sono libere da eventuali finalizzazioni in adempimento ad obblighi internazionali o comunque possono essere liberate dalle attuali finalizzazioni”. (Francesco Floris)