Ddl povertà, Alleanza: prossime settimane decisive per il futuro
ROMA – Le prossime settimane saranno “decisive per definire le future strategie per la lotta alla povertà in Italia”. Parola di Cristiano Gori, professore politiche sociali Università di Trento e anima tecnica dell’Alleanza contro la povertà, il cartello di oltre 30 organizzazioni, associazioni e sindacati che da qualche anno ormai chiede l’introduzione di una misura universale di contrasto della povertà in Italia. Alleanza che oggi si è ritrovata in via informale durante il seminario organizzato a Roma dalla Cisl sul tema della lotta alla povertà, alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, a poche ore dall’avvio dei lavori sul ddl delega 2494 in Senato. L'esame del testo, in Commisssione Lavoro e previdenza sociali, infatti, inizierà proprio domattina. Una riforma, quella avviata dal governo Renzi, senza precedenti ma che, a pochi passi dal fotofinish, rischia di non centrare appieno l’obiettivo individuato dall’Alleanza. “Oggi il rischio vero è la riforma interrotta – ha spiegato Gori - e che questo primo sforzo del governo Renzi, che rimarrà comunque la cosa più grande mai fatta contro la povertà, sia ancora lontano dall’obiettivo”.
A Renzi il merito di aver dato un “taglio netto col passato”, ha aggiunto Gori. “Una misura nazionale e universalistica viene richiesta da più parti dall’inizio degli anni 90 e non ha mai trovato ascolto da parte dei governi – ha continuato -. Sono state introdotte soltanto sperimentazioni, misure una tantum e micro misure strutturali, come la social card. Oggi abbiamo il Sia e l’Asdi, misure transitorie che andranno a confluire nel 2017 nel Reddito di inclusione sociale, la misura definitiva contro la povertà figlia della legge delega”. Dopo il passaggio alla Camera, ora la riforma è nelle mani dei senatori a Palazzo Madama, ma quel che preoccupa maggiormente non sono le risorse che il governo riuscirà a mettere in campo con la legge di stabilità. “Il governo italiano ha stanziato un miliardo nella scorsa legge di stabilità – ha precisato Gori -. Ha dichiarato che dovrebbero esserci altri 500 milioni in questa legge di stabilità e recuperando risorse da altre misure si potrebbe arrivare a ulteriori 500 milioni, quindi partiamo da 2 miliardi. Il punto è che il governo Renzi sinora non ha introdotto un piano. Con le risorse stanziate, e ci sono varie stime, si riesce a raggiungere il 35 per cento dei poveri, 3 poveri su dieci. Il punto è che non è stato dichiarato niente sul dopo. Questo andrebbe fatto oggi”. Nelle prossime settimane, quindi, per Gori non serve “discutere di quanti soldi in più ci sono per la povertà nella legge di stabilità, ma di qual è il progetto di un diverso welfare nel 2020. Per progettare un cambiamento ambizioso a livello locale servono certezze sul futuro”.
A chiedere di far presto con l’iter in Parlamento e che si lavori maggiormente sullo scheletro portante della riforma è lo stesso ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti durante il suo intervento in mattinata. “Dobbiamo portare a conclusione l’iter della delega perché oggi abbiamo in campo il sostegno all’inclusione attiva, ma il nostro obiettivo per il 2017 è il reddito di inclusione – ha detto il ministro -. Abbiamo bisogno di costruire una infrastruttura, una governance per le politiche sociali che oggi non c’è, perché oggi queste politiche sono costruite per pezzi. Oggi il soggetto che interviene di più sulle politiche sociali è l’ente locale, poi ci sono dei pezzi di previdenza e assistenza, delle norme nazionali, il fondo per la non autosufficienza, il fondo per le politiche sociali, il Fead, il Pon inclusione. Bene che tutto ciò ci sia, molto meglio se questo lo costruiamo dentro un disegno ed ogni strumento aiuta l’altro a fare meglio. Il grande tema è costruire l’infrastruttura”. Il ministro è intervenuto anche sulla questione delle risorse che per l’Alleanza contro la povertà dovrebbero aumentare gradualmente fino a raggiungere tutte le persone in povertà assoluta presenti in Italia. “Il tema che ci ha proposto l’Alleanza contro la povertà è corretto – ha detto Poletti -: la necessità di implementare le risorse necessarie nel tempo. Mentre cresce l’infrastruttura territoriale facciamo crescere anche le risorse che quella infrastruttura è in grado di gestire. Facciamo crescere entrambe le gambe dell’impianto, perché altrimenti nasce storto e non lo raddrizziamo più”. Il tema dell’infrastruttura, quindi, è centrale per il ministro, quanto quello delle risorse da mettere in campo. “Mi piacerebbe un giorno avere insieme alla Protezione civile una Protezione sociale – ha detto a margine del suo intervento -. Una infrastruttura distribuita su tutto il territorio che sistematicamente si occupi di questi problemi ed evolva insieme loro. Da una parte dobbiamo trovare le risorse per fare bene il lavoro, ma dobbiamo anche costruire le infrastrutture cioè consenso, condivisione e partecipazione responsabile”.
Per Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, il momento è “favorevole”, ma sulla riforma non bisogna dar nulla per scontato. “Per quanto limitato e incompleto possa essere, l’avvio del Sia ha rappresentato una svolta – ha affermato Soddu in chiusura dei lavori -, così come la riforma degli ammortizzatori sociali che ha dato cittadinanza sociale ad una parte di lavoratori totalmente esclusa dalle tutele. Il Sia sta avviando sui territori un processo virtuoso di presa in carico dei bisogni, una infrastrutturazione sociale che può creare sistemi sociali territoriali e accoglienti, ma come tutti i processi sociali è fragile, perché la sua applicazione non è un dato scontato”. Se il Sia rappresenta uno “straordinario terreno di sviluppo di competenze”, è il passo successivo quello su cui “si gioca la credibilità di una riforma, per quanto possa essere stata ben formulata e dettagliatamente delineata”. Per Soddu, però, le premesse ci sono. “Una legge contro la povertà dotata delle risorse necessarie e della necessaria mobilitazione territoriale – ha spiegato - può essere un vettore non solo di ripresa economica, di innovazione sociale e di sviluppo di servizi, ma anche un riscatto e di crescita democratica di questo paese”.
Un appello al mondo politico, infine, è arrivato dalla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che alla politica chiede che su questo tema “non si giochi su scontri inutili, ma si trovi la capacità di sintesi perché di questo il Paese ha bisogno – ha affermato -. Sarebbe veramente delittuoso che dopo lo sforzo fatto e dopo il risultato parzialmente portato a casa, anche se in ritardo di 15 anni, dualismi dentro la politica, inutili bracci di ferro vanificassero questo lavoro. Sarebbe una responsabilità terribile che mi auguro nessuno nelle istituzioni tenda ad assumersi”.(ga)