Decreto inclusione, la riforma del sostegno "delude" Anief
ROMA – Il decreto per l’inclusione della Buona scuola “delude”: prima di tutto, perché “alontana i docenti specializzati dall’esercizio della professione”. E’ proprio il punto di vista dei docenti quello che Anief esprime, nel commentare la delega in via di approvazione. “Il problema – afferma il presidente Marcello Pacifico - è che questo decreto non fa alcuno ‘sconto’ ai tanti precari di sostegno che da anni chiedono l’aumento degli organici e la progressiva stabilizzazione nei ruoli, in presenza di decine di migliaia di posti vacanti. Il tutto, supportato dalla sentenza della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 80/2010, ha detto che non vi può essere a priori un limite di cattedre di sostegno imposto dal legislatore sui temi dell’assegnazione del docente all’alunno con handicap grave”.
Anief chiede dunque, su questo punto, di “superare il limite anacronistico - introdotto con la Legge 128/2013 - del 70% dell’utilizzo in organico di diritto sui posti di sostegno presenti nell’organico dell’autonomia, introdotto alla luce della dottrina formatasi. Non si può continuare a mantenere in vita questo stato di cose e ricorrere sistematicamente al giudice. Attraverso la delega sulla ‘promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità’ – spiega ancora Anief - il governo vuole estendere per i docenti il vincolo a dieci anni di permanenza, pur piegandosi al riconoscimento del servizio pre-ruolo nel computo”.
Sotto accusa anche l’intenzione di estendere per i docenti il vincolo a dieci anni di permanenza: si tratta, per il sindacato, di una “decisione sbagliata raddoppiare la permanenza minima di anni sul sostegno, dagli attuali cinque a dieci, perché non aiuta la continuità didattica, contrasta la motivazione e discrimina il docente specializzato rispetto ai colleghi del consiglio di classe che continueranno ad avere il blocco triennale sulla disciplina. L’unico aspetto positivo è che, rispetto all’attuale normativa, viene finalmente riconosciuto il servizio pre-ruolo nel computo degli anni svolti”.
Il sindacato annuncia quindi che in audizione, presso le commissioni parlamentari congiunte, presenterà diversi emendamenti, “attraverso cui si consentirebbe, nel rispetto della volontà del docente di ruolo, di essere utilizzato su posti di sostegno, sempre se in possesso del titolo di specializzazione. E nel caso di un insegnante di sostegno precario, di poterlo assumere a tempo determinato una seconda volta e una terza, termine dopo il quale scatterebbe la sua immissione in ruolo, per garantire la continuità didattica e il rispetto della normativa comunitaria. Con la proposta – continua Anief - si prevede la progressiva stabilizzazione del personale sui 40mila posti liberi ancora oggi assegnanti annualmente fino al 30 giugno dell’anno successivo: “Nel caso in cui l’ultimo contratto su posto vacante e disponibile complessivamente assegnato superi i 36 mesi di servizio, è convertito a tempo indeterminato”, propone l’associazione sindacale.