Decreto sicurezza, Famiglie accoglienti di Bologna: “Una legge disumana”
BOLOGNA – “Il Decreto sicurezza è una legge disumana”. A parlare sono alcune delle famiglie che hanno accolto un rifugiato in casa attraverso il progetto per l'accoglienza di rifugiati in famiglia ideato dalla cooperativa Camelot e attivo a Bologna e Ferrara nell'ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che, oggi, hanno partecipato alla Conferenza metropolitana dei sindaci sugli effetti del Decreto sicurezza sul sistema di accoglienza del territorio. Tra loro ci sono anche Cristina e Maura che, insieme alle loro famiglie, da 2 anni accolgono rispettivamente Seedy e Lamin, ventenni del Gambia. “Quando è arrivato da noi, Seedy aveva compiuto 18 anni da poco, oggi ne ha 20, lavora come sarto e sta studiando per la patente – racconta Cristina che ha due figli adolescenti – A maggio il suo permesso di soggiorno per protezione umanitaria è scaduto e al rinnovo è stato convertito in permesso di soggiorno per casi speciali”. Introdotto dal Decreto sicurezza, questo permesso è previsto per alcune categorie di persone come le vittime di violenza domestica o grave sfruttamento lavorativo, per chi ha bisogno di cure mediche perché si trova in uno stato di salute gravemente compromesso o per chi proviene da un Paese che si trova in una situazione di contingente ed eccezionale calamità, è rinnovabile di anno in anno, ma non può essere convertito ad esempio in un permesso per lavoro. “In pratica, non si permette a questi ragazzi di stabilizzarsi”, affermano le famiglie.
Anche Lamin è stato accolto in famiglia quando era neomaggiorenne e oggi, a 2 anni di distanza, vive ancora con Maura e la sua famiglia. “I percorsi di integrazione per questi ragazzi sono lunghi – spiega – Hanno una scolarità bassa e, anche se sono maggiorenni, per certi versi sono ancora bambini”. Anche Lamin lavora, come elettricista con un contratto di apprendistato. “Per tutti noi l'accoglienza è stata ed è un'esperienza bellissima, non sappiamo cosa succederà con questa nuova legge ma i nostri ragazzi sono quelli fortunati – aggiunge Maura – Dobbiamo pensare a tutti quelli che non avranno la loro possibilità”. Una trentina di famiglie accoglienti di Bologna stanno pensando di riunirsi in associazione, per il momento hanno creato una pagina Facebook (Famiglie Accoglienti), “tante persone ci scrivono per sostenerci e chiedere come possono aiutare”. (lp)