20 aprile 2017 ore: 18:05
Società

Del Grande, domani la visita del console e dell’avvocato al giornalista

Lo annuncia su Facebook Alberto Tetta, giornalista italiano da tempo in Turchia e amico di Gabriele. “Assurdo che siamo qui a festeggiare un diritto basilare per una persona in detenzione amministrativa. Speriamo di vederlo presto libero, ma va tenuta alta l’attenzione sulla vicenda”
Gabriele del Grande

BOLOGNA - Sono rimasto in silenzio fino a ora perché ho messo tutte le mie energie nel facilitare l’incontro con Gabriele da qui a Mugla, con la famiglia, l’avvocato e le autorità. Domani mattina alle 8 italiane lo vedremo! Dita incrociate!”. È il post con cui Alberto Tetta, giornalista italiano che vive in Turchia e amico di Gabriele Del Grande, annuncia che domani, venerdì 21 aprile, alle 8 italiane (le 9 in Turchia), una delegazione formata dal console italiano a Smirne, l’avvocato turco di Gabriele Del Grande, Taner Kilic, e un traduttore entreranno nel Centro di detenzione amministrativa di Mugla per incontrare il giornalista italiano fermato ad Hatay, zona di confine tra la Turchia e la Siria, lo scorso 10 aprile. “È un primo passo positivo che speriamo possa sbloccare la situazione di Gabriele – dice Tetta, raggiunto al telefono – Certo è assurdo che festeggiamo un diritto basilare, l’incontro con il suo avvocato, concesso a una persona solo dopo più di una settimana dal fermo. È una cosa senza precedenti, lo stesso consolato si è detto stupito del fatto che le autorità turche ci abbiamo messo così tanto a dare il permesso”. Ieri una prima visita del viceconsole italiano e del traduttore non era stata autorizzata.

“Ma non finisce qui. Lo vogliamo libero subito. La solidarietà è un’arma”. Scrive Alberto Tetta su Facebook. Da martedì, giorno in cui Del Grande ha potuto telefonare alla sua compagna, ha annunciato lo sciopero della fame e ha chiesto una mobilitazione pubblica perché fossero rispettati i suoi diritti, la solidarietà si è fatta sentire: il caso è stato trattato anche dalla stampa estera e in Italia si stanno moltiplicando le iniziative di piazza per chiedere la liberazione del giornalista. “Ancora non sappiamo quando potrà essere liberato anche perché la sua situazione è diversa da quella di una persona in stato di arresto o fermo di polizia – aggiunge Tetta – Il pretesto con cui lo stanno tenendo dentro è la sua presenza al confine in una zona interdetta ma, che si sappia, non ci sono inchieste a suo carico”. La telefonata del ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, al suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu, ha contribuito a sbloccare la situazione. “Le prese di posizioni dall’alto sono servite ma anche la mobilitazione, che va mantenuta finché Gabriele non sarà libero”, dice Tetta.

Dopo la vittoria di Erdogan al referendum dello scorso 16 aprile, il clima in Turchia è teso. “La vittoria di Erdogan continua a essere contestata dall’opposizione che ha chiesto di ripetere il voto – racconta Tetta – Poco prima del referendum Erdogan aveva annunciato che avrebbe sospeso lo stato di emergenza ma il giorno prima del voto lo ha prorogato di altri tre mesi. Continuano le manifestazioni dei sostenitori del no e anche la repressione con arresti di massa di militanti e volontari”. (lp) 

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