2 novembre 2022 ore: 14:32
Disabilità

Detenuto con disabilità si suicida in carcere. Polizia penitenziaria: “Tutelare i fragili”

di Chiara Ludovisi
E' il terzo suicidio in tre giorni nelle carceri siciliane. “Va bene il decreto del governo Meloni per non far uscire criminali, ma ora si pensi ai detenuti fragili. Sempre più suicidi tra detenuti con problemi di droga o psichiatrici”
Carcere, detenzione

ROMA - “Va bene non far uscire dal carcere i mafiosi, ma si pensi ai detenuti fragili: si tuteli chi sta in carcere e ha problematiche particolari”.  L'appello arriva dal segretario generale del Spp (Sindacato Polizia penitenziaria) Aldo Di Giacomo, dopo il 74° suicidio nelle carceri italiane da inizio 2022. Stavolta, la vittima è un uomo con disabilità (aveva una protesi) e con problemi di droga, detenuto nel carcere di Termini Imerese, dove ieri si è impiccato. “Un conteggio persino controverso secondo le varie fonti – osserva Di Giacomo - a riprova dell’esplosione dell’emergenza suicidi non adeguatamente indagata. E' il terzo suicidio in tre giorni nelle carceri siciliane su nove dall’inizio dell’anno solo nei penitenziari dell’isola: questa strage silenziosa suggerisce che va bene il decreto legge del Governo Meloni per non far uscire criminali (carcere ostativo) e per intensificare la lotta alla mafia ma adesso si deve pensare a tutelare chi sta in carcere e con problematiche particolari. E' infatti sempre più alto tra le vittime il numero di detenuti con problemi di droga o psichiatrici e di giovane età. Sono loro, insieme agli extracomunitari, le categorie sociali più vulnerabili, oltre ai più giovani. Come il minore salvato in extremis a Cagliari da agenti penitenziari che dall’inizio dell’anno hanno salvato alcune decine di detenuti”.

In tal senso, fa notare Di Giacomo, “la circolare del DAP e la task force istituita dal precedente Ministro Cartabia si sono rilevati fallimentari ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico, diffuso in particolare tra queste categorie, trasferendo ogni responsabilità ai Provveditori e ai direttori di istituto. Purtroppo è molto facile – continua Di Giacomo – procedere al classico ‘scaricabarile’ delle responsabilità, pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Così come è troppo facile, come è accaduto sinora da parte del DAP, invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti”

E Di Giacomo rilancia la proposta di istituire “Sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità, oltre all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche africane. La Premier Meloni – afferma Di Giacomo - ha inviato ieri un primo segnale di impegno sulle problematiche del nostro sistema penitenziario. Si deve fare di più e meglio: questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concreti”.

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