Detenuto con disabilità si suicida in carcere. Polizia penitenziaria: “Tutelare i fragili”
ROMA - “Va bene non far uscire dal carcere i mafiosi, ma si pensi ai detenuti fragili: si tuteli chi sta in carcere e ha problematiche particolari”. L'appello arriva dal segretario generale del Spp (Sindacato Polizia penitenziaria) Aldo Di Giacomo, dopo il 74° suicidio nelle carceri italiane da inizio 2022. Stavolta, la vittima è un uomo con disabilità (aveva una protesi) e con problemi di droga, detenuto nel carcere di Termini Imerese, dove ieri si è impiccato. “Un conteggio persino controverso secondo le varie fonti – osserva Di Giacomo - a riprova dell’esplosione dell’emergenza suicidi non adeguatamente indagata. E' il terzo suicidio in tre giorni nelle carceri siciliane su nove dall’inizio dell’anno solo nei penitenziari dell’isola: questa strage silenziosa suggerisce che va bene il decreto legge del Governo Meloni per non far uscire criminali (carcere ostativo) e per intensificare la lotta alla mafia ma adesso si deve pensare a tutelare chi sta in carcere e con problematiche particolari. E' infatti sempre più alto tra le vittime il numero di detenuti con problemi di droga o psichiatrici e di giovane età. Sono loro, insieme agli extracomunitari, le categorie sociali più vulnerabili, oltre ai più giovani. Come il minore salvato in extremis a Cagliari da agenti penitenziari che dall’inizio dell’anno hanno salvato alcune decine di detenuti”.
In tal senso, fa notare Di Giacomo, “la circolare del DAP e la task force istituita dal precedente Ministro Cartabia si sono rilevati fallimentari ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico, diffuso in particolare tra queste categorie, trasferendo ogni responsabilità ai Provveditori e ai direttori di istituto. Purtroppo è molto facile – continua Di Giacomo – procedere al classico ‘scaricabarile’ delle responsabilità, pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Così come è troppo facile, come è accaduto sinora da parte del DAP, invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti”
E Di Giacomo rilancia la proposta di istituire “Sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità, oltre all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche africane. La Premier Meloni – afferma Di Giacomo - ha inviato ieri un primo segnale di impegno sulle problematiche del nostro sistema penitenziario. Si deve fare di più e meglio: questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concreti”.