7 aprile 2015 ore: 12:47
Giustizia

Diaz, condanna all’Italia. “Vergognoso che manchi ancora il reato di tortura”

Il commento dell’associazione Antigone alla sentenza della Corte europea di Strasburgo, secondo cui il comportamento delle forze dell’ordine verso i manifestanti “deve essere qualificato come tortura”. Gonnella: “Ora una legge seria, non solo un’operazione di facciata”
Roberto Arcari/Contrasto - Luglio 2001, Scuola Diaz. La polizia arresta alcune persone Scuola Diaz. La polizia arresta alcune persone alla sede/dormitorio

Luglio 2001, Scuola Diaz. La polizia arresta alcune persone. Foto: Roberto Arcari/Contrasto

Luglio 2001, Scuola Diaz. La polizia arresta alcune persone. Foto: Roberto Arcari/Contrasto
Scuola Diaz. La polizia arresta alcune persone alla sede/dormitorio

ROMA – “Per i fatti di Genova c’è finalmente una giustizia, ma non in Italia. Le brutalità commesse alla scuola Diaz posso essere chiamate torture solo in Europa perché noi non abbiamo ancora introdotto questo reato nel codice penale. E’ un fatto vergognoso e gravissimo che abbiamo rimarcato più volte. C’è da rattristarsi che ci sia bisogno di una sentenza del genere per aprire gli occhi”. Commenta così Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, la sentenza della Corte europea di Straburgo che ha riconosciuto il reato di tortura per le violenze commesse dalle forze dell’ordine ai danni dei manifestanti che dormivano  nella scuola Diaz di Genova, durante il G8 del 2001. All’origine del procedimento c’è il ricorso presentato da uno degli ospiti della scuola, Arnaldo Cestaro, che all’epoca aveva 62 anni e che come gli altri giovani, soggiornanti nella struttura, fu vittima di un violento pestaggio.

- In particolare, la sentenza di Strasburgo condanna l’Italia perché quanto compiuto dalle forze dell' ordine "deve essere qualificato come tortura”, ma anche per la mancanza di una legislazione adeguata contro questo tipo di reato. La discussione sul disegno di legge che prevede l’introduzione del reato di tortura anche in Italia è, infatti, ancora ferma alla Camera. Il dibattito dovrebbe riprendere proprio in questi giorni. “Speriamo che la condanna di Strasburgo acceleri i tempi dell’approvazione – aggiunge Gonnella – ma speriamo soprattutto che esca fuori un testo buono e coerente con quanto previsto dagli organismi internazionali. Non vogliamo solo un’operazione di facciata, ma chiediamo un testo valido che configuri tale reato in coerenza con il testo delle Nazioni Unite. In ogni caso, ancora una volta bisogna aspettare una sentenza europea per far aprire gli occhi su questi temi a coloro che hanno la responsabilità politica - conclude Gonnella - Così come il sistema penitenziario italiano è riuscito a riformarsi solo dopo la sentenza Torreggiani, solo dopo questa sentenza si arriverà forse all’ introduzione del reato di tortura. E’ triste che questo paese sia incapace di riformarsi da solo”. (ec) 

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