7 aprile 2015 ore: 16:52
Giustizia

Diaz, condanna Italia. Cittadinanzattiva: "Condanne non corrispondenti a gravità dei fatti"

Dopo la condanna della Corte Europea dei diritti umani nei confronti dell'Italia per i fatti di Genova, Cittadinanzattiva si unisce alla richiesta unanime di introdurre il reato di tortura nell'ordinamento nazionale. "A causa di tale vuoto la vicenda giudiziaria ha avuto un epilogo inaccettabile"
G8 Poliziotti alla Diaz

ROMA - Quanto accaduto la notte del 21 luglio 2001 all'interno della scuola Diaz di Genova "deve essere qualificato come tortura". Lo stabilisce la Corte Europea dei Diritti umani nei confronti dell'Italia, in merito ai gravissimi fatti di cui si resero responsabili le forze dell'ordine italiane durante il G8 di Genova. L'organo internazionale punta il dito sulla mancanza, nell'ordinamento italiano, di norme che prevedano e reprimano in maniera adeguata il reato di tortura. A tal proposito Cittadinanzattiva, l'organizzazione che si occupa di tutela e promozione dei diritti dei cittadini, parla di "vuoto inaccettabile" e lancia un appello alle istituzioni affinché si acceleri l'iter di approvazione della legge sul reato di tortura.

"Proprio a causa di tale vuoto nell’ordinamento nazionale - sottolinea Laura Liberto, responsabile di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva - la vicenda giudiziaria italiana sui fatti di Genova ha avuto un epilogo  inaccettabile, con condanne non corrispondenti alla gravità dei fatti e rimaste ineseguite per la prescrizione e responsabili di gravissime violazioni dei diritti umani rimasti impuniti".

Quella riguardante l'introduzione del reato di tortura è una vicenda rimasta in sospeso da ben 26 anni, da quando cioè l'Italia ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. "Nonostante ciò - continua Laura Liberto  - non è stata mai introdotta la previsione di uno specifico reato di tortura. Da tempo, assieme a diverse organizzazioni per i diritti umani,  sollecitiamo la necessità di colmare questa lacuna, chiedendo che il testo della Convenzione Onu venga recepito nel nostro ordinamento e che il reato di tortura sia previsto nell'ordinamento italiano in modo conforme all'art.1 della Convenzione stessa".

Nel corso degli anni si sono succeduti vari tentativi di adeguare la legislazione nazionale agli obblighi internazionali, oltre che costituzionali, ma tutti puntualmente caduti nel vuoto. "Qualche giorno fa la Commissione Giustizia della Camera ha licenziato il testo del Ddl sulla tortura nella sua ultima versione - conclude Cittadinanzattiva - un testo che presenta diversi limiti rispetto a quanto si auspicava. Tuttavia, anche in seguito a questa ulteriore condanna della Corte di Strasburgo, una risposta appare a questo punto necessaria non è più rinviabile; è pertanto fondamentale che, almeno nel corso di questa legislatura, si riesca a porre rimedio ad un vuoto che va avanti da più di un quarto di secolo e che l’iter di approvazione della legge sia portato a compimento in modo soddisfacente".

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