Disabili maltrattati, CoorDown: chiudere subito le strutture non qualificate
ROMA – “I centri di riabilitazione che non garantiscono qualità dei servizi e professionalità degli operatori andrebbero chiusi domani mattina, perché rischiano di diventare luoghi segreganti dove non esiste nessun reale percorso di riabilitazione”: così Sergio Silvestre, presidente nazionale CoorDown, interviene sui fatti accaduti nel Villaggio Eugenio Litta di Grottaferrata, dove 10 operatori sono indagati per aver maltrattato i giovani disabili ospiti della struttura. “CoorDown si batte da sempre affinché non vengano dati soldi pubblici a strutture del genere – aggiunge Silvestre - Dispiace dover ribadire in questa occasione, ancora una volta, che bisogna evitare soluzioni lontane da condizioni residenziali non riconducibili a modelli familiari e promuovere invece piccole strutture inserite nella comunità in cui le persone con disabilità possano condurre una vita il più normale possibile all’interno del proprio contesto sociale di riferimento”. Il Villaggio Eugenio Litta, lo ricordiamo, ospita quasi 500 utenti: non si può certo parlare, quindi, di “piccola struttura”.
Dal Coordown arriva però anche un gesto di solidarietà nei confronti delle famiglie: mentre sta verificando la possibilità di costituirsi parte civile nei procedimenti che saranno aperti a carico degli arrestati, il coordinamento intende, in ogni caso, offrire patrocinio legale gratuito alle famiglie dei ragazzi coinvolti.
Un'altra riflessione critica sulle responsabilità e sull'elemento – fondamentale – del monitoraggio e del controllo istituzionale arriva da Umberto Emberti Gialloreti, presidente della Consulta cittadina permanente per la disabilità di Roma Capitale: “In questa terribile vicenda di Grottaferrata – dice - ci sono delle chiare responsabilità politiche: della Regione, innanzitutto, e di riflesso delle Asl di competenza che non hanno esercitato nel modo e nei tempi giusti la loro funzione di controllo”. Ne consegue una proposta concreta: “che questo compito di vigilanza venga restituito alle associazioni, alla Consulta cittadina, alle consulte municipali e ai familiari”. Infine, sempre dalla Consulta arriva un'altra sollecitazione concreta, in linea con le tante proposte avanzate da più parti in questi giorni, di fronte a questo e ad altri simili casi di violenza su disabili, anziani e minori: innanzitutto, “una riflessione va fatta sugli operatori che lavorano in queste strutture – continua Gialloreti -. Non mancano esempi di ottimi professionisti ma gli educatori coinvolti in episodi così gravi dovrebbero essere banditi per sempre da lavori che li mettano in contatto con persone disabili”. In secondo luogo, “in attesa di un salto culturale, chiediamo anche l’introduzione, in tutte le strutture, della videosorveglianza, a tutela proprio dei centri che operano in modo impeccabile”.