Disabilità. Arte e artigianato: l'atelier dove i ragazzi imparano un mestiere
PALERMO - Lavorano i tessuti e la ceramica come dei veri e propri artisti, anche se in erba. Sono 18 persone con disabilità diverse – ciechi, ipovedenti, con sindrome di Down e di Williams – coinvolte nel progetto triennale “Mi ci vedo work show”, realizzato dall’Istituto dei ciechi “Florio e Salamone” di Palermo, in convenzione con l’associazione “Un nuovo giorno” e l’azienda del ceramista Nino Parrucca. I giovani partecipanti dipingono foulard, decorano borse e ventagli, realizzano bambole di stoffa e lavorano le calamite di ceramica. L’obiettivo ambizioso è quello di valorizzare le abilità manuali affinché possano acquisire delle competenze significative nell’ambito delle produzioni artistiche e artigianali. Ne parla il numero di agosto del Magazine SuperAbile-Inail.
.L’associazione “Un nuovo giorno”, diretta da Antonella Macaluso, è già nota per la produzione delle “pupe”, le bambole di stoffa realizzate dalle detenute del carcere Pagliarelli. “Questa volta abbiamo risposto al bando promosso dall’Istituto dei ciechi con grande interesse – spiega la presidente –. Con sorpresa in alcuni dei partecipanti abbiamo scoperto dei talenti straordinari, che cercheremo di valorizzare pienamente. Il progetto è finalizzato a insegnare loro un mestiere che, per i più meritevoli, in futuro potrebbe diventare un’attività vera e propria, magari anche attraverso l’inserimento in alcune aziende. Certamente possiamo dire che, se questi ragazzi vengono messi nelle condizioni di sperimentarsi, sviluppano delle autonomie e delle abilità che sono in grado di stupirci”. E tra i giovani partecipanti c’è voglia di andare avanti con entusiasmo. “Qualche tempo fa – prosegue Macaluso – abbiamo voluto esporre le loro produzioni, riscuotendo successo e commesse per fiere e mostre artigianali proposte dalla cittadinanza più attenta e sensibile. Anche le famiglie dei partecipanti al progetto sono state felici di scoprire i lavori realizzati dai propri figli”.
A distanza di sei mesi, il progetto sembra andare avanti con le proprie gambe e comincia a dare i primi frutti. “Luca Lo Bosco, un promotore di eventi legati al fashion, ha invitato i ragazzi a partecipare alla Settimana della moda prevista a settembre presso le Mura delle Cattive della città – precisa la presidente –. Se il progetto andrà bene in futuro potremmo aprire un atelier di abiti e stoffe realizzate proprio da persone con disagi diversi”. “Questo laboratorio mi sta piacendo tantissimo – racconta con soddisfazione Edy Scarnò, un giovane di 24 anni con la sindrome di Williams –. In particolare realizzo cuori e piccoli pesci di ceramica che poi diventano delle calamite. Inoltre dipingo ventagli tutti colorati. Realizzare questi oggetti artistici mi fa stare bene e poi mi piace molto stare insieme agli altri”. Gli fa eco sua madre, Rossella Valenza: “Valorizzare le potenzialità dei nostri figli è molto importante anche per noi genitori perché siamo contenti di vederli soddisfatti, felici e rilassati. È davvero un bel progetto che mi auguro possa proseguire, perché c’è una forte sinergia tra gli operatori e i giovani che, in maniera serena, condividono queste attività artistiche, ognuno adattandosi anche alla disabilità diversa dell’altro”.
“Il nostro istituto è da sempre attivo a livello formativo ed educativo a favore di persone non solo con disabilità di tipo visivo ma anche di altro tipo – sottolinea Antonio Giannettino, presidente dell’Istituto dei ciechi “Florio e Salamone” –. Ci auguriamo che per alcuni l’acquisizione di queste competenze possa continuare, magari nel quadro di una futura prospettiva lavorativa”. In particolare il progetto si inserisce nell’ambito delle attività extrascolastiche. “Dopo l’avviso pubblico al quale hanno risposto – continua – abbiamo firmato una convenzione con l’associazione Un nuovo giorno e l’azienda di Nino Parrucca, che ha previsto due corsi di formazione, uno di maglieria e l’altro di ceramica, e poi la produzione di manufatti. Adesso ci aspettiamo la commercializzazione dei prodotti, il cui ricavato, come da convenzione, sarà equamente ripartito tra i partner e i ragazzi. Speriamo, certamente, che i giovani raggiungano un’autonomia produttiva tale da portare alla creazione di una cooperativa”. Anche il ceramista Parrucca ritiene il progetto degno di merito. “All’interno dell’Istituto dei ciechi ci hanno dato uno spazio per lavorare – sottolinea – dove abbiamo sistemato un forno per la produzione della ceramica. In questo modo i ragazzi e le ragazze hanno realizzato piccole calamite, altri oggetti e perfino un alfabeto Braille fatto di piccole piastrelle. Questi souvenir verranno adesso proposti in vendita e porteranno il marchio dell’Istituto dei ciechi. Inoltre con l’associazione che realizza le “pupe” di stoffa pensiamo in futuro di dare vita anche a delle bambole con la testa di ceramica”.