2 luglio 2017 ore: 10:15
Disabilità

Disabilità, così si battono le donne nel mondo: quattro storie

Tante difficoltà e un’inclusione tutta da costruire. Le testimonianze all'Onu di Malvika Iyer, Juddy Wairimu, Pratima Gurung e Casar Jacobson, che lottano per assicurare scuola, tecnologie accessibili e lavoro
Malvika Iyer

Malvika Iyer

ROMA – Donne e disabilità nel mondo: tante difficoltà e un’inclusione tutta da costruire. E' il tema, affrontato durante la X sessione della Conferenza degli Stati parti -sulla Convenzione dei diritti delle persone con disabilità, che si è svolta in giugno nel quartier generale Onu,  anche grazie alle testimonianze di quattro donne con disabilità che sono diventate attiviste e che lottano per assicurare scuola, tecnologie accessibili e lavoro. Ecco qui di seguito una breve presentazione di ciascuna di loro, così come viene riportata sul sito dedicato delle Nazioni Unite.

Malvika Iyer, 28 enne indiana, aveva 13 anni quando perse entrambe le mani per l’esplosione di una bomba. Oggi, Iyer è un attivista per i diritti delle persone disabili e una forte sostenitore dell'inclusione delle donne con disabilità a tutti i livelli della società. “Dopo l’incidente, il dolore era insopportabile – ha raccontato - Per rendere le cose peggiori, le persone hanno cominciato a compiangermi. Lentamente, ho recuperato e mi sono iscritta a scuola. All'inizio ho continuato a cercare di essere come tutti gli altri, come se l'incidente non fosse accaduto. Ma solo accettando il trauma emotivo che ha accompagnato l'incidente, ho potuto iniziare una nuova vita con nuove possibilità. Sono cresciuta circondata dall'idea che, come ragazze, dobbiamo essere perfettamente belle e sposarci. E poiché ero disabile, tutti erano convinti che la mia vita fosse finita. Ma con l’aiuto di mia madre, ho capito che non hai bisogno di un corpo perfetto per riuscire nella vita!

Malvika Iyer
Malvika Iyer

Sento che mi è stato dato una seconda opportunità alla vita e devo usare questo dono per aiutare la gente a capire che non dobbiamo mai rinunciare alla vita: La vita è incerta, e dobbiamo essere pronti per qualsiasi sfida che presenta. Questo è il mio messaggio”.

La storia di Juddy. Ha avuto un incidente d’auto 15 anni fa, Juddy Wairimu Mirangoh, che è nata e vive in Kenya. E’ rimasta tre anni bloccata a letto, poi per 5 anni ha potuto spostarsi solo con la sedia a ruote. “Per oltre 10 anni sono stata dipendente in tutto dai miei genitori – racconta in un video – Mio marito mi ha lasciata dicendo che non gli ero più utile. E’ stato davvero molto penoso, essere abbandonata dall’uomo di cui mi ero fidata per anni. La comunità crede che noi non siamo capaci, ma dovremmo avere le stesse possibilità”. Convinta di questo, Juddy a iniziato a battersi per avere un lavoro, che potesse svolgere da casa. Oggi ha delle mucche e vende il latte, ama il suo lavoro ed è “fiera di ciò che sto facendo”. Non solo, “mi auguro di riuscire a trasformare la mia comunità”, perché sa che “disabilità e povertà sono legate”. Per questo, “noi chiediamo non un’opportunità, ma le stesse opportunità”, spiega infine Juddy, mentre le sue dita sono impegnate a confezionare oggetti di bigiotteria che poi riesce a vendere per portare qualche altro soldo a casa. Ora Juddy è una leader nella sua comunità, che insegna ad altre donne come si può combattere e sconfiggere la povertà.

Juddy
Juddy story

Pratima Gurung. Nata a Pokhara, in Nepal, 37 anni fa, Pratima a 7 anni di età ha persona una mano in un incidente stradale. Oggi è un’attivista per i diritti dei popoli indigeni e delle donne con disabilità in Nepal e in Asia e fa parte del comitato direttivo della rete globale delle persone indigene con disabilità. Dopo l’incidente, “all'improvviso tutto è cambiato – racconta - La gente aveva diverse percezioni sul mio futuro: cosa dovevo fare e non fare, se dovessi andare a scuola, o se dovessi sposarmi. All'interno della mia famiglia, non mi sentivo discriminato, ma non appena uscivo, la sentivo ovunque andassi. Per fortuna i miei genitori erano istruiti e non hanno mai rinunciato alla mia istruzione. La maggior parte delle donne indigene e delle donne con disabilità nel mio paese non hanno questa occasione. Oggi, in Nepal, la maggior parte delle organizzazioni di persone disabili, l'organizzazione dei popoli indigeni e le istituzioni non soddisfano le esigenze delle donne indigene con disabilità. Con il cambiamento climatico e le catastrofi ricorrenti, le donne indigene sono più a rischio che mai. Circa l'80 per cento della popolazione totale nei 13 distretti colpiti dal terremoto in Nepal erano popoli indigeni e dalit (caste). L'aumento del problema sociale, la siccità e la malnutrizione stanno silenziosamente diffondendo la disabilità tra i nostri figli. Le donne indigene con disabilità devono essere al tavolo a prendere decisioni sulle questioni che ci riguardano”.

Pratima Gurung
Pratima Gurung

Casar Jacobson ha 31 anni ed è una rappresentante delle giovani donne nelle Nazioni Uniti, dove si batte per i diritti di chi ha una disabilità. Canadese, si occupa soprattutto di nuove tecnologie e della loro capacità di migliorare la vita di chi non sente. Più in generale, si occupa di diritti all’educazione inclusiva ed equa, all'occupazione piena e produttiva per tutti, all'inclusione sociale, economica e politica. “Circa cinque anni fa sono diventata completamente sorda. Ho provato vari apparecchi acustici, ma non funzionavano bene. Ho perso voli perché non ho sentito gli annunci negli aeroporti. Sono cose quotidiane, grandi e piccole. Io penso che la tecnologia possa essere parte della soluzione per le donne con disabilità. Può davvero potenziarci, se abbiamo la possibilità di accedervi. La tecnologia vede le competenze, prima del sesso o della disabilità. Attualmente sto lavorando con alcuni partner sulla tecnologia non invasiva per ripristinare l'udito.Il mio più grande sogno è che il mondo ci veda come persone con una diversa forma di comunicazione, un linguaggio diverso, non una disabilità, in modo che anche chi è sordo possa accedere a qualsiasi carriera”. (cl)

Casar Jacobson
Casar Jacobson
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