Disabilità. Dall'Emilia Romagna 13 milioni per costruire il "dopo di noi"
Bologna - L'Emilia-Romagna vara il primo programma triennale di attuazione della norma sul cosiddetto 'Dopo di noi', stanziando 13 milioni di euro in tre anni. Il programma regionale punta favorire l'inclusione sociale delle persone con disabilita' e a renderle il piu' possibile autonome, grazie a programmi di sviluppo delle singole abilita' e competenze. In regione ogni anno 19.000 persone con disabilita' possono contare su interventi domiciliari o residenziali e nel 2017 sommando il Fondo regionale per la non autosufficienza, le quote del Fondo nazionale e quelle del Fondo per l'assistenza istituito con la legge sul 'Dopo di noi', le risorse disponibili arrivano complessivamente a 478,6 milioni di euro, in aumento rispetto al 2016.
"Vogliamo ascoltare davvero le tante famiglie che vogliono garantire ai loro cari cura e assistenza ma anche il diritto all'indipendenza e a una vita che sia fatta il piu' possibile anche di opportunita'", afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, intervenuto oggi al convegno su "Dopo di noi. Vita e autonomia dei figli nella disabilita'. Prospettive della legge e protagonismo delle famiglie", nella sede della Camera di commercio di Modena. "Stiamo investendo risorse e competenze per innovare e potenziare il sistema di welfare regionale- prosegue- con l'obiettivo di portare i servizi direttamente ai cittadini, nei territori, e di creare le condizioni per risposte pensate per la persona e le sue esigenze".
Quella sul Dopo di noi, rivendica il governatore, "e' stata una legge doverosa, che abbiamo voluto applicare immediatamente approvando in giunta il piano regionale di interventi, programmazione condivisa con gli enti locali e, soprattutto, con le federazioni delle associazioni delle persone con disabilita', alle fondazioni Dopo di noi e ai famigliari: in Emilia-Romagna nessuno deve essere lasciato indietro, e a questo lavoriamo quotidianamente". Parte dei fondi, 6,6 milioni di euro, e' destinata ai Comuni e alle Unioni dei Comuni per attivare e potenziare programmi di intervento che prevedono, laddove le condizioni fisiche della persona disabile lo consentano, soluzioni alternative all'istituto, come il supporto per la permanenza nella propria casa di origine o l'accoglienza in abitazioni, gruppi-appartamento o soluzioni di co-housing che riproducano le condizioni della casa di famiglia.
Inoltre, si potranno creare condizioni che consentano la permanenza temporanea fuori dalla famiglia in particolari situazioni di emergenza. È poi in corso di realizzazione e approvazione un bando da 2,8 milioni di euro per l'avvio di nuove forme di coabitazione (appartamenti per piccoli gruppi), con almeno una soluzione innovativa in ogni provincia, favorendo la partecipazione di soggetti privati con esperienza nel settore dell'assistenza alle persone con disabilita', progetti che devono vedere il diretto coinvolgimento delle persone disabili e delle loro famiglie. Possibile anche l'adeguamento di alloggi, che dovranno mantenere pero' le caratteristiche di una casa, quindi non strutture di accoglienza o case di riposo. Per usufruire del sostegno sara' necessaria una valutazione complessiva effettuata da e'quipe formate da operatori sociali e sanitari. Gli altri 4 milioni verranno utilizzati nel 2018. (DIRE)