19 settembre 2014 ore: 13:02
Disabilità

Disabilità e primi giorni di scuola: "Mio figlio, 21 anni, torna tutto bagnato”

Il bagno accessibile non è adeguato, così “Luca, con la sua carrozzina, non riesce a usarlo bene. E i bidelli, per quanto ‘riqualificati’, non sanno cosa fare”. Un’altra mamma: “Insegnanti di sostegno non ancora nominati. Non otteniamo nulla, senza scandali e urla”
Disabile a scuola, sostegno

boxROMA - “E’ stato un pessimo inizio di scuola per mio figlio: è tornato tutti i giorni a casa bagnato di pipì. A 21 anni, per lui, una grande umiliazione”: Maria è una delle tante mamme esasperate da quest’inizio di anno scolastico. Non per la mancanza di insegnanti ed educatori, perché nel suo caso, dopo tante battaglie e minacce, “siamo riusciti ad avere il team al completo, per Luca, fin dal primo giorno”. Il problema, invece, è stato il bagno. “Mio figlio, che ha una tetraparesi spastica, frequenta da quattro anni una scuola superiore, qui a Roma. Per tre anni, la sua scuola ha cambiato sede. Ogni volta, si è ripresentato il problema del bagno. Anche questa volta, stessa storia: lunedì, martedì e mercoledì è tornato tutto bagnato. I bidelli non erano riusciti a fargli utilizzare bene la tazza, per lui inadeguata, a causa di un’asta e di una base di 25 centimetri. In una posizione scomoda, a lui si irrigidiscono i muscoli, con tutto ciò che ne consegue nel momento in cui dovrebbe rilassarli…”. Eppure Maria, consapevole del problema che si presenta ogni anno, fin da giugno aveva contattato la preside per accertarsi che tutto fosse a posto: e le avevano assicurato che così fosse. “Invece, quel bagno non va bene, la carrozzina non riesce a muoversi come dovrebbe. E a ciò si aggiunga che i bidelli, per quanto ‘riqualificati’, non sono minimamente formati”. Ad occuparsi dell’igiene dei ragazzi disabili nelle scuole superiori, infatti, provvede appunto il personale Ata cosiddetto “riqualificato”, che a fronte di questa mansione aggiuntiva percepisce un’indennità di un centinaio di euro. “C’è una sola bidella, però, nella nostra scuola, che sappia come fare con Luca: è la mamma di un ragazzo disabile e, in quanto tale, ha la 104. Quando lei è assente, gli altri non sanno dove mettersi le mani. E così accade che Luca si bagni,come è capitato in questi giorni. Ieri sono dovuta andare io, a scuola, a fare a istruire questi bidelli. Una cosa assurda…”. 

Intanto, “ho costretto la preside a scrivere alla provincia una richiesta formale di rifacimento di quel bagno. E mi è stato assicurato che entro un mese circa la situazione sarà risolta. Non c’è niente che riusciamo ad ottenere senza combattere”. Lo stesso è accaduto per quanto riguarda il sostegno di Luca: “Fino allo scorso anno, ha avuto solo 9 ore di insegnante di sostegno, mentre il resto del tempo era affidato a operatori che si occupano della sua assistenza, ma non della sua istruzione. Questo non mi piace, perché Luca ha una grande capacità intellettiva. Ho protestato con il preside, che mi ha detto chiaramente che la copertura totale viene data in precedenza alle famiglie vincitrici di ricorso! Ho protestato, ho minacciato di denunciarlo per discriminazione e alla fine ho ottenuto, per quest’anno, le 18 ore di sostegno che mi spettano. Ma per ogni diritto, dobbiamo urlare e lottare. E non tutti sono in grado di farlo. Io sono esasperata: l’altro giorno mio figlio è tornato dicendo: Mamma ti prego, prima di mangiare lavami tutto: sono bagnato e puzzo moltissimo’. Che umiliazione ha subito, a stare così tutto il giorno, accanto ai suoi compagni?”. 

Non è andata meglio ad Alina, che vive a Reggio Calabria e ha un figlio autistico di nove anni, che ha appena iniziato la terza elementare. “Tanti insegnanti di sostegno non ci sono, non sono stati ancora nominati: quella dello scorso anno, che era precaria, mi ha detto che difficilmente arriverà qualcuno prima di ottobre. Nel frattempo, mio figlio deve dividersi una maestra di sostegno con altri due bambino. E lui ha diritto ha una copertura totale, perché ha l’articolo 3”. Non c’è però solo il problema delle ore di sostegno: la “copertura totale”, infatti ,che spetta di diritto a tutti i bambini con grave disabilità, viene garantita anche dall’assistente educativa, “che però da noi non arriva mai prima di marzo – denuncia Alina – E’ così da quattro anni, ogni volta la stessa storia. Così, nei giorni e nelle ore in cui manca l’insegnante di sostegno, devo tenere mio figlio a casa, oppure lasciarlo a scuola senza nessuno che lo segua e stare tutto il tempo con il cellulare in mano, pronta a scattare nel momento in cui, di fronte alla sua prima crisi, mi chiameranno. Intanto, mio figlio lunedì è andato a scuola, ma il giorno successivo si è rifiutato, perché gli manca l’insegnante di sostegno dello scorso anno. Ora sta andando, con molta fatica: non gli piace rimanere da solo, senza insegnante di sostegno: ma gli capita spesso, in questi giorni. E accade anche che si perda, quando va al bagno, perché non è un bambino autonomo ed è imprevedibile. Oggi una maestra è stata due ore con lui, poi è andata in un’altra classe per un l’altro bimbo disabile. Poco dopo, da mio figlio è arrivata un’altra maestra, che è stata con lui un’ora e mezza. Tutto ciò è inaccettabile per un bambino come mio figlio, lo disorienta e gli crea una grande agitazione.  Noi famiglie dobbiamo continuare a batterci, avere il coraggio di prendere di petto il problema, anche se spesso è difficile, specialmente in piccoli centri come il mio. Ma sono i diritti nostri e dei nostri figli: non possiamo e non dobbiamo rinunciare”. (cl)

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