Disabilità, la Conferenza è un successo. Ma ora c’è “una montagna da scalare”
BOLOGNA – “E’ andata pure troppo bene…”. Sembrano quasi increduli gli organizzatori (sia politici che funzionari) della IV Conferenza nazionale sulla disabilità, conclusasi oggi a Bologna. Partecipazione folta e clima positivo, molti applausi e quasi nessuna polemica, ad eccezione della notizia, poi smentita, dell’ascensore guasto che avrebbe bloccato “una cinquantina di disabili”. Una vicenda che ha poi finito per ritorcersi sia contro chi l’aveva diffusa (il presidente dell’associazione Fiaba), sia indirettamente contro l’informazione locale e nazionale, che della prima giornata di lavori non aveva quasi parlato, salvo riprendere appunto il lancio di un’agenzia scaturito da una “telefonata”.
Cominciamo dalla partecipazione: “In realtà avevamo prenotato solo metà della sala grande - svela un funzionario del ministero del Lavoro e delle politiche sociali - perché prevedevamo al massimo 4-500 persone. Poi invece la sala è servita tutta: 750 preiscritti e quasi 200 che si sono presentati direttamente”. Un risultato sorprendente, se si pensa che il primo annuncio dell’evento era quasi sfuggito al viceministro Guerra solo il 30 maggio e che la conferma della data era arrivata solo il 18 giugno, quando si era avuta la conferma della partecipazione di Giovannini.
Quanto al clima, ha colpito l’applauso finale alla viceministra Maria Cecilia Guerra, responsabile diretta dell’organizzazione di “una conferenza diversa dalle altre”, come ha rilevato il ministro Enrico Giovannini, e anche il consenso all’intervento di quest’ultimo, il quale dopo aver ricordato il padre disabile dall’età di 12 anni a causa della poliomielite, ha affermato in un modo che non è sembrato formale di aver vissuto una mattinata “di arricchimento straordinario”.
box Tra le varie attestazioni pubbliche di apprezzamento bastino le parole di Giovanni Pagano, presidente della Fand, a sottolineare “l’ottima riuscita della conferenza e della sua preparazione: abbiamo sempre avuto in questi mesi degli interlocutori disponibili al dialogo, che hanno ascoltato e spesso accolto le nostre proposte”. Il riferimento era al programma biennale d’azione sulla disabilità, il documento stilato dall’Osservatorio nazionale e grande protagonista dell’incontro bolognese. Un documento che il ministro Giovannini ha definito “una montagna di 140 azioni, che io mi sento impreparato a scalare e della quale dovremo imparare a distinguere le cose importanti da quelle urgenti, altrimenti ne ricaveremmo solo un senso di frustrazione”. Ma anche un documento che per lo stesso Giovannini costituisce una “pietra miliare” e che è “intriso di concretezza”, tanto da “darlo per approvato” già qui a Bologna, nonostante debba ancora sottostare al passaggio della Conferenza stato regioni per poi diventare, se non ci saranno ostacoli, un decreto del Presidente della Repubblica.
Quelle 140 azioni sono dunque da mettere in sequenza e da monitorare, ha aggiunto Giovannini, individuando le priorità da attuare e non cambiandole in corsa: “Non facciamoci prendere dall’idea che tanto non cambia nulla – ha detto il ministro rivolto alle associazioni – Siate equlibrati, solo lavorando insieme faremo passi avanti: la burocrazia ama il cambiamento delle priorità perché ciò costituisce un alibi per non fare davvero nulla”. Un atteggiamento che poco prima avevano del resto mostrato di condividere gli stessi sindacati. Secondo Cerrito (Cisl) “il programma avrà valore se daremo segnali sulle cose che si possono fare subito”, mentre per Scacciavillani (Ugl), “se realizzato il programma segnerà una svolta per il mondo della disabilità”.
Secondo Pietro Barbieri, presidente della Fish, l’importanza del programma biennale d’azione è che recepisce appieno le indicazioni della Convenzione Onu sulle persone con disabilità. “Ho molti dubbi – ha affermato – che noi siamo il paese dalla normativa più avanzata, come spesso ci diciamo compiaciuti. La legge quadro sulla disabilità (104 del 1992) in realtà non aveva previsto diritti, ma solo interventi. Così i disabili hanno dovuto continuare a marciare sul doppio binario del recinto e della contenzione da una parte e della lotta per la vita indipendente dall’altro: la Convenzione è il grimaldello per affermare la scelta che d’ora in poi si lavorerà solo sulla strada dell’indipendenza”. A patto però, ha affermato Barbieri, “che le risorse siano uguali e i diritti applicati in tutto il paese, superando il solito schema a macchia di leopardo”. (st)