Disabilità. La tifosa di Messi e quel figlio campione
- ROMA - Nei giorni delle Paralimpiadi c’è un ragazzo diciottenne che sogna di poter partecipare, un giorno, a queste gare con la disciplina del calcio amputati. Oggi non è ancora possibile, ma Francesco Messori un sogno l’ha realizzato: essere tra i fondatori in Italia della Nazionale calcio amputati. Una storia che sua madre Francesca Mazzei, appassionata calciatrice da adolescente, ripercorre nel volume “La tifosa di ‘Messi’”, edito da A.Car e scritto a quattro mani con Francesco Zarzana. Il volume – con la prefazione del giornalista Bruno Pizzul e l’introduzione dell’ex allenatore del Torino Emiliano Mondonico è stato presentato in anteprima al festival del libro “Pordenonelegge” sabato 17 settembre.
La storia parte dalla gravidanza di Francesca, in attesa del suo primogenito. Ma una delle ultime ecografie non dà buone notizie ai genitori: il nascituro non ha la gamba destra e il rene destro, oltre ad altre complicanze alla colonna vertebrale e un distacco dell’esofago dallo stomaco. La futura mamma, allora 25enne, commenta: “Tutte le cose che non si conoscono spaventano. Ma la chiave è sempre come le affronti». E poi aggiunge perentoria: «Un figlio è un figlio. Comunque esso sia. Bello o brutto. Sano o malato. Intero o, come nel mio caso, con qualche pezzo in meno”. Ha la forza di accettare la disabilità del bambino prima ancora che venga alla luce.
Al momento della nascita, l’incrocio di sguardi con il piccolo Francesco è subito d’intesa e lei gli sussurra: “Io e te faremo grandi cose”. Pronostico avverato, pur attraversando difficoltà in famiglia (nell’accettazione da parte di nonni e zii della disabilità congenita del nipote) e a scuola, dove il bambino è osservato e studiato dagli altri coetanei, che vogliono toccare e indossare la sua protesi, a un certo punto rifiutata dal ragazzo per passare stabilmente alle stampelle.
Poi Francesco Messori si appassiona al calcio e in particolare al giocatore argentino Lionel Messi (che incontra, ricevendo il suo autografo sul braccio che poi si fa tatuare), fino a diventare alfiere della Nazionale italiana di calcio amputati, un punto di riferimento in Europa a cui verranno devoluti dagli autori i proventi del libro. Ovviamente La tifosa di “Messi” (diminutivo del cognome Messori, con un curioso gioco di assonanza identica rispetto al cognome del campione) è la madre di Francesco, che ha sempre incoraggiato con i fatti la sua piena integrazione. A dimostrazione che la disabilità non può costituire un limite insuperabile per raggiungere i propri sogni, come quello di giocare a calcio. “È solo una gamba in meno”, recita un tatuaggio che Francesco Messori, oggi diciottenne, ha sulla nuca: uno sguardo positivo che guarda in avanti, al futuro. (lab)