21 gennaio 2015 ore: 12:43
Disabilità

Disabilità, storia di un centro diurno che i genitori aspettano da 26 anni

La richiesta di 130 famiglie è partita nel 1989, in via Anfossi a Milano. I lavori sono stati interrotti tre volte e il comune da novembre non dà nemmeno risposte su possibili cronoprogrammi
Disabilità. Carrozzina in una sala convegni vuota

MILANO – La storia comincia quasi 26 anni fa, quando le famiglie dei ragazzi disabili della zona di via Anfossi, zona est di Milano, chiedono al comune un Centro diurno per i loro figli, visto che il Ctr (così si chiamava all'epoca) di zona è inadeguato. Le famiglie ancora lo aspettano. Si sono susseguite le giunte e con loro la promessa di avere il Cdd. Tutte le richieste della zona sono state concentrate nel centro di viale Puglie: piccolo e inadeguato, tanto che il comune da anni ne minaccia la chiusura. "Ormai è stato trasformato in un dormitorio – spiega Pinuccia Pisoni, presidente del Coordinamento genitori dei Cdd di Milano – ormai si fa solo assistenza, i percorsi educativi non esistono più". Il centro diurno per disabili non dovrebbe essere un "parcheggio" per i ragazzi, ma un luogo dove essere seguiti in attività di studio e ludiche. Queste lacune hanno fatto desistere molte famiglie dal chiedere l'inserimento in un Cdd: "Sono quelle che vivono in condizioni di maggiore difficoltà", aggiunge Pisoni.

Sono 130 le famiglie rappresentate dal Coordinamento dei genitori. Di queste 30 sono al Cdd di viale Puglie, più ce ne sono altre della zona est di Milano che spingono da anni per un Cdd in via Anfossi. La prima volta che il comune approva il progetto esecutivo per il nuovo Cdd è il 2002. I tentativi precedenti non avevano convinto: l'area scelta, l'ex scuola di via Anfossi, era inadeguata per la ristrutturazione. Il costo stimato del primo progetto è di 2,5 milioni di euro, messi a bilancio solo nel 2005. Nel 2006, a gennaio, cambiano le regole sulla sicurezza e l'appalto deve adeguarsi. L'azienda vincitrice si chiama Sicep e il 21 luglio del 2006 firma il contratto d'appalto, ma i lavori sono ancora fermi, causa una variante del progetto. La consegna slitta fino al gennaio 2007, otto anni fa. Peccato che la Sicep non abbia mai cominciato e otto mesi dopo è costretta a lasciare l'appalto. A gennaio 2008 i lavori sono affidati alla seconda azienda classificata, la Marmi rossi, ma dopo la verifica dei requisiti fiscali si scoprono irregolarità che costringono il comune di Milano a escluderla. E l'amministrazione deve indire una nuova gara d'appalto.

Si arriva al 20 febbraio 2009: il comune approva un nuovo progetto da 5,1 milioni di euro. Con l'andare degli anni, il costo dei lavori è incrementato. La fase realizzativa avrebbe dovuto chiudersi con il maggio 2011, poi ritardata a giugno 2012 e poi all'autunno del 2013. Da allora più nessuna notizia fino al 5 novembre 2014: il comune ha rescisso il contratto anche con la terza azienda perché inadempiente. Pensare che il 29 aprile del 2011 era già stata fatta l'inaugurazione della nuova struttura. "Manca il 20% dei lavori, ma dal Dipartimento lavori pubblici di Palazzo Marino non ci sanno dire quanto costeranno. È decisivo: fosse meno di un milione di euro si potrebbe fare un affidamento diretto, senza gara d'appalto", continua Pisoni. Ma dal comune nessuna risposta.

La situazione generale dei 36 Cdd comunali (più altri 15 convenzionati) allarma i genitori. La maggior parte delle strutture è ricavata da ex scuole materne che necessitano di ristrutturazione. Nonostante i passi in avanti, per altro, le liste d'attesa non sono ancora a zero: sono 57 che aspettano nel 2014. I nuovi inserimenti ci sono, ma indirizzati a poche strutture. "Così non si aiutano famiglie e ragazzi a vivere serenamente situazioni che sono già molto complesse", aggiunge Pisoni. Per altro, l'età d'ingresso nei Cdd si sta sempre più abbassando: dai 18 anni canonici ai 16, non appena finisce il periodo di scuola dell'obbligo. Proprio perché le famiglie, appena possono, cercano un appoggio in strutture così. (lb) 

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