Disabilità, strutture capaci di accogliere tutti: ecco la mappa di Aipd Roma
ROMA – Anche Aipd Roma “denuncia la gravità di quanto accaduto” e pone l’attenzione sulle mancanze organizzative e sull' assenza di personale dedicato di queste strutture. Il caso è quello del piccolo Danilo, 9 anni, con sindrome di Down, rifiutato da un centro estivo nella borgata Ottavia di Roma. “Quanto accaduto è un fatto gravissimo - afferma il presidente della sezione romana dell’Associazione italiana persone Down Giampaolo Celani -, su cui non è possibile rimanere in silenzio. Abbiamo suggerito alla famiglia di Danilo una struttura alternativa conosciuta per accoglienza e qualità”.
Per evitare ad altre famiglie analoghi episodi Celani suggerisce “di consultare la mappa delle risorse realizzata dalla nostra associazione in modo da orientare la scelta verso realtà positive. Allo stesso modo inseriremo tra gli esempi negativi la struttura protagonista della vicenda”. La mappa, presentata su un pdf di 80 pagine, mette in evidenza tutte quelle risorse presenti sul territorio romano, divise per municipi e provincia di Roma, dai servizi sanitari alle scuole alle associazioni sportive, ludoteche, laboratori creativi, cinema e teatri, ristoranti e tante diverse altre voci. Il lavoro è basato sulle segnalazioni positive di soci dell’Aipd, che in quel dato luogo e servizio si sono trovati accolti, con personale qualificato, non discriminati. La mappa on line è aggiornata a giugno 2013, ma – come ci dice il presidente di Aipd Roma Celani – si tratta di un lavoro e di un servizio in progress, in continuo aggiornamento: a marzo scorso è stato consegnato a questo scopo un nuovo questionario a tutti i soci. “Auspichiamo anche di poter fare un lavoro ulteriore di cernita e verifiche, inviando un nostro operatore presso la struttura segnalata, e dare poi un riconoscimento alla struttura, una sorta di bandiera blu dell’Aipd”.
Intervenendo sul caso di Danilo l’Aipd di Roma, che ha anche al suo interno un Osservatorio sul tempo libero, si dice disponibili a fornire “supporto formativo a operatori nelle realtà scolastiche, nelle strutture sportive, nei gruppi scout e nelle parrocchie”. Un appello viene rivolto anche all’amministrazione comunale e municipale “affinché verifichi il comportamento delle organizzazioni sportive e del tempo libero rispetto alla capacità di coinvolgimento di bambini e ragazzi con disabilità intellettive, in particolar modo quelle che ricevono finanziamenti pubblici”.
“Notiamo la tendenza delle famiglie, talvolta, a lottare da sole – prosegue Celani -. Il nostro invito è a segnalare, a non tenere le cose per sé, sia quando si tratta di esperienze negative, intraprendendo lotte in proprio che possono rivelarsi più faticose e meno fruttuose, sia quando si tratte di cose positive e di opportunità trovate”. (ep)