Disabilità, successo per la sperimentazione del tutore C-Brace
Un momento della presentazione del tutore C-Brace a Napoli
Napoli - È il napoletano Ciro Marigliano il primo paziente italiano in Europa che sperimenta - con grande successo - il tutore C-Brace un’articolazione a completo controllo elettronico, evoluzione del ginocchio protesico (quello a bloccaggio e sbloccaggio manuale, per intenderci) adottato già da decine di migliaia di pazienti in tutto il mondo. La sperimentazione è stata resa possibile grazie agli esperti del Centro Protesi Inail di Budrio in provincia di Bologna, centro di eccellenza che tratta circa 11 mila pazienti l’anno, tra gli altri il pilota Alex Zanardi, l’oro paralimpico Martina Caironi e diversi altri atleti.
Marigliano, reso inabile da un incidente stradale accaduto nel 2009, utilizza dal 2013 il tutore C-Brace: 11 in tutta Europa i pazienti che a tutt’oggi lo adottano, unico però è il suo caso perché il paziente è affetto sì da monoparesi, ma presenta gravi deficienze anche all’altra gamba, di qui la straordinarietà dell’intervento, e la grande soddisfazione per il successo della terapia sperimentale. Quello di Ciro Marigliano, il primo caso clinico trattato in Italia dalla sede di Napoli, e più in generale l’analisi del sistema KAFO (la nuova generazione di ortesi con articolazione del ginocchio controllata da un microprocessore) sono stati al centro della giornata di studi che si è tenuta in Villa Colonna Bandini, a Napoli. Ad intervenire Domenico Princiagalli, vicario del direttore regionale Inail Campania, Giovanni Paura, direttore centrale Prestazioni sanitarie e reinserimento, Pietro Iacoviello, sovrintendente sanitario regionale Inail Campania, Giovanni Cortese Responsabile Settore IV, Amedeo Amoresano, dirigente medico del Centro Protesi Vigorso di Budrio, e Gennaro Verni, direttore tecnico del Centro Protesi di Vigorso di Budrio.
Una nuova, più alta dimensione etica è quanto accomuna tutti gli interventi della giornata di studi, il cui obiettivo è “lavorare congiuntamente – afferma Giovanni Paura che dal 1° maggio è chiamato a guidare la neonata direzione centrale - affinché i pazienti trattati ricevano dall’Inail una vera e propria tutela globale: le prestazioni sanitarie dovute, il sostegno indennitario – laddove ce ne siano gli estremi - ma anche siano inseriti in un percorso di riabilitazione e di reinserimento socio-lavorativo”. Ed è questa la grande novità, il punto di forzo della nuova Direzione che non a caso ha cambiato il suo nome da Direzione centrale Protesi e riabilitazione a Direzione centrale Prestazioni sanitarie e reinserimento, che reca già nella nuova nomenclatura una precisa dichiarazione d’intenti. “Intendiamo siglare quanto prima –continua Paura- dei protocolli d’intesa in sinergia con le regioni che stabiliscano con esse delle convenzioni affinché siano condivise tutte le fasi di cura dell’infortunato, da quella sanitaria a quella psicologica al fine di garantirgli l’ottimale recupero psico-fisico e il maggior livello possibile di autonomia e di partecipazione alla vita sociale”.
Una buona pratica, nel rinnovato modello organizzativo dell’Istituto, che non può e non vuole sostituirsi al Servizio sanitario nazionale ma che agisce con oneri propri, con costi invariati per le imprese. Per la prima volta nella storia dell’Inail il sostegno dell’infortunato viene affidato ad un’unica struttura che svolge tanto i compiti amministrativi a supporto dell’erogazione delle prestazioni sanitarie e protesiche, quanto il reinserimento socio-lavorativo. Grande attenzione, la nuova Direzione intende prestare anche alle fasi precedenti l’infortunio, intensificando l’attività di ricerca e quella di prevenzione dello stesso. (Sarah Galmuzzi)