3 settembre 2012 ore: 12:05
Società

Dislessia e disturbi della comunicazione, una ricerca per riconoscerli nei neonati

Il centro Medea avvia un’indagine sull’attenzione spaziale visiva e la percezione acustica in neonati di 6 mesi. Lo studio, condotto su 50 neonati, è al centro dell’interesse dell’Università finlandese di Jyväskylä
Dislessia bambino alla lavagna vignetta

Dislessia bambino alla lavagna vignetta

ROMA – L’Irccs Medea – La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Milano) ha avviato una ricerca sui segnali precoci dei disturbi della comunicazione e del linguaggio, indagando e confrontando le componenti ambientali (informazioni relative alla gravidanza, al parto, ai primi mesi di vita), il rischio genetico e i dati comportamentali e neurofisiologici in bambini molto piccoli. Lo studio verrà condotto su 50 neonati di 6 mesi, differenziati per la presenza o assenza di rischio familiare per disturbi della comunicazione indagati. Il reclutamento avverrà tramite il bacino di pazienti in carico presso l’Unità di Psicopatologia dello Sviluppo dell’Irccs Medea di Bosisio Parini (figli e fratelli dei pazienti) e con la collaborazione, in via di perfezionamento, con il Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Carate, Desio e Vimercate e dell’Ospedale Manzoni di Lecco.
Spiegano gli esperti dell’Istituto di ricerca in una nota che “gli studi più recenti mostrano che le abilità di elaborazione acustica e di orientamento dell’attenzione nello spazio, anche in bambini molto piccoli, sono indicative delle successive capacità di comunicazione, di linguaggio e di lettura. Un numero crescente di evidenze sperimentali ha dimostrato che i meccanismi di elaborazione acustica hanno un ruolo cruciale nello sviluppo di disturbi del linguaggio e dislessia evolutiva: i bambini con dislessia hanno infatti difficoltà nell’elaborazione di alcune caratteristiche dei suoni, come ampiezza, frequenza e durata”. Nel laboratorio statunitense (Rutgers University, New Jersey, USA), dove si sono formati i ricercatori del Medea che porteranno avanti il progetto in Italia, queste anomalie sono state individuate anche in neonati a rischio familiare per questi disturbi e sono risultate predittive delle abilità linguistiche in età prescolare e delle abilità di lettura in età scolare. Inoltre, proprio un’équipe di ricercatori del Medea ha appena dimostrato (Current Biology, aprile 2012) che i bambini con problemi di attenzione spaziale visiva, intesa come capacità di estrarre le informazioni rilevanti inibendo quelle irrilevanti, sono gli stessi che poi con grande probabilità svilupperanno la dislessia evolutiva. Altri studi hanno invece riscontrato anomalie nei meccanismi di orientamento spaziale nei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, i quali prestano attenzione alle cose in modo peculiare, sono particolarmente attratti dai dettagli e sono suscettibili alla distrazione da parte di altri stimoli.

Spiega ancora la nota del centro Medea che “per una migliore comprensione di questi complessi fenomeni evolutivi, il reclutamento inizierà già durante la gravidanza: ai genitori in attesa della nascita del proprio figlio che vorranno partecipare verranno somministrati dei questionari che indagano gli eventi e le circostanze che potrebbero, in base ai dati della letteratura, avere un impatto sullo sviluppo del nascituro. Quindi verrà fatta una valutazione dello sviluppo cognitivo e neuromotorio del neonato di 6 mesi attraverso scale standardizzate”. Seguirà la registrazione dell’attività elettrica cerebrale spontanea dei bimbi durante l’esposizione a stimoli acustici: la procedura non è invasiva o dolorosa e si effettua tramite una speciale cuffia dotata di sensori. I bambini verranno esposti a stimoli non-verbali e verbali: alcune semplici risposte comportamentali, quali il movimento della testa verso un rinforzo o la percentuale di sguardo verso stimoli visivi, saranno ulteriori indici della capacità di discriminare gli stimoli. I compiti di attenzione visiva spaziale verranno invece somministrati a 8 mesi di età, attraverso degli stimoli visivi presentati sullo schermo di un computer. La registrazione dei movimenti oculari e la valutazione dei tempi di reazione permetterà di ottenere informazioni rispetto ai meccanismi di orientamento dell’attenzione nei neonati. Infine, verranno raccolti campioni di materiali biologici del bambino (campione di saliva) e dei genitori per valutare come i differenti assetti genetici possano influenzare l’evoluzione delle competenze studiate. Le informazioni raccolte consentiranno di indagare l’effetto delle componenti ambientali e genetiche sulle prestazioni comportamentali e neurofisiologiche e di costituire il primo campione italiano di neonati a rischio per disturbi del linguaggio e della comunicazione.

E’ la prima volta che le abilità di elaborazione acustica e di attenzione spaziale visiva sono  analizzate tenendo in considerazione i fattori ambientali e genetici di questi bambini, sottolinea il responsabile della ricerca in psicopatologia Massimo Molteni, che aggiunge: “Individuare segnali di rischio così precoci ci consentirà di pensare a programmi di aiuto tempestivi e mirati anche in bambini molto piccoli”. Grande interesse per lo studio è giunto dal gruppo di ricerca di Paavo Leppänen, professore al dipartimento di Psicologia dell’Università di Jyväskylä (Finlandia) e responsabile del primo studio longitudinale europeo su neonati a rischio per dislessia evolutiva: il professore sarà a Bosisio il 12 settembre per un incontro sul tema e per valutare con i ricercatori del Medea nuove piste di indagine. Il progetto è stato avviato grazie al contributo del Rotary Club di Lecco in collaborazione con il Rotary Club Le Grigne e verrà realizzato grazie ai fondi del 5xmille destinati alla ricerca sanitaria dell’IRCCS Medea – La Nostra Famiglia. 
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