16 marzo 2016 ore: 11:00
Società

Dislessia, ecco come combattere il mobbing sul posto di lavoro

Si chiama “Dsa progress for work” ed è un progetto realizzato in collaborazione con le università di Modena e Reggio Emilia. La prima azienda ad aderire è stata la Ibm Micron, il cui personale verrà formato a riconoscere e valorizzare punti di forza dei lavoratori interessati dal disturbo
Dislessia, mobbing, donna al computer

- TORINO - Immaginate di trovarvi a una riunione di lavoro. Una segretaria percorre il lungo tavolo ovale al quale sedete con i vostri colleghi, distribuendo a ciascuno un documento aziendale. Avete una manciata di minuti per leggerlo; un tempo ragionevole, in teoria, ma quando tutti chinano la testa sul foglio, ecco che l’ansia torna ad aggredirvi. Sapete fin troppo bene, ormai, di avere difficoltà con la lettura: come quel “campo”, che ogni volta ai vostri occhi diviene “capo”; o quelle “p” che tropo spesso si confondono con le “d”. Siete soltanto a metà del testo, ed è già arrivato il momento di discuterlo con gli altri. E vorreste sprofondare, quando il capoufficio interpella proprio voi: ve li sentite addosso gli sguardi di sufficienza dei colleghi, per quella vostra lettura incerta, per quel “tavolo di concertazione” che diventa un “tavolo di concentrazione”.

Provate a immaginare tutto questo, e avrete un breve assaggio di ciò che gran parte dei dislessici sperimenta ogni giorno sul posto di lavoro. La dislessia è un disturbo dell’apprendimento fin troppo comune, che compromette la capacità di svolgere in modo fluido quelle operazioni mentali che sono coinvolte nella lettura e, più raramente, nel calcolo: la corretta decodifica di lettere, sillabe e numeri, ad esempio; o la loro associazione con i corrispondenti suoni. Secondo una stima recente, soltanto in Italia ne sarebbe affetto tra il 3 e il 5 per cento della popolazione. “Vale a dire - spiega Enrico Ghidoni, docente di Neurologia, tra i più accreditati esperti sul tema  - che in un’azienda da 500 impiegati, quasi sicuramente ci saranno dieci o quindici dislessici”.

Il problema, secondo Ghidoni, è che quei dieci o quindici lavoratori saranno spesso oggetto di emarginazione e mobbing: “perché la dislessia - spiega - è una condizione molto poco compresa in Italia; e chi ne è affetto si ritrova spesso a nasconderla, nel timore che possa danneggiare la sua vita lavorativa. Proprio di recente ho avuto modo di parlare con un ragazzo che era in procinto di essere assunto da un’azienda: poco prima di firmare, ha confidato al suo referente di essere dislessico, e nel giro di qualche giorno il contratto gli è stato negato con un pretesto”.

Secondo Ghidoni, situazioni del genere sarebbero all’ordine del giorno nel belpaese: per questo, la Fondazione italiana per la dislessia (Fid), di cui è stato a lungo presidente, ha ideato un progetto che si propone di creare un ambiente lavorativo “Dyslexia friendly”, attraverso la formazione delle aziende, alle quali la Fid intende fornire strumenti adeguati per valorizzare i lavoratori interessati da questa condizione. Si chiama “Dsa progress for work”, ed è un percorso scientifico realizzato in collaborazione con le università di Modena e Reggio Emilia: la prima ad aderire è stata la Ibm Micron, il cui personale verrà ora formato dallo staff della Fondazione a riconoscere e valorizzare i punti di forza del personale affetto da disturbi specifici dell’apprendimento. 

“Proprio in questi giorni, dopo una serie di incontri avvenuti nei mesi scorsi,  - spiega Emanuela Seminara, rappresentante di Micron semiconductors - abbiamo ricevuto un pacchetto di linee guida, che contiene strategie per integrare e ottenere il meglio dai lavoratori affetti da disturbi di questo tipo. A breve, e ancora con la collaborazione dello staff del progetto, queste indicazioni verranno implementate nella gestione quotidiana della nostra azienda”.

Secondo i responsabili Fid, compiere dei passi per una piena inclusione dei lavoratori affetti da Dsa sarebbe, in termini di produttività, un guadagno più che un costo. “Tra i dislessici - chiarisce Ghidoni - troviamo imprenditori geniali come Steve Jobs, il presidente della Virgin, Richard Branson o il fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad.  Assieme alla scuola, proprio il mondo del lavoro può diventare lo spartiacque per il successo di chi è affetto da questa condizione; che finora, però, è stata trattata con troppa superficialità, col risultato che i dislessici si ritrovano spesso ad essere maltrattati. In questo senso, è l’ambiente lavorativo stesso a determinare se queste persone saranno un costo o una risorsa per l’azienda. Noi propendiamo per la seconda ipotesi: le imprese, ora, facciano la loro parte ”. (ams)

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