Disoccupati, Pil ridotti, salari più bassi: l'impatto del Ttip sull’economia dell'Ue
BRUXELLES - Un aumento della disoccupazione con 600 mila posti di lavoro persi in tutta Europa, contrazione del Pil e riduzione dei salari diffusa con prime vittime illustri come Francia, Regno Unito e Germania. Questo lo scenario che si prospetta in Europa se vedrà la luce il controverso Ttip, l'accordo Ue-Usa sul libero scambio transatlantico, secondo Jeronim Capaldo, ricercatore della Tufts University (Massachusetts) e presso l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), agenzia specializzata delle Nazioni Unite. "I nostri risultati sono totalmente diversi da quelli commissionati dalla Commissione europea", ha detto Capaldo presentando oggi al Parlamento europeo di Bruxelles il risultato del suo studio che, applicando il Global policy model delle Nazioni Unite, simula l’impatto del Ttip sull’economia globale.
"Sul lungo termine il Ttip sembra essere un passo nella direzione sbagliata - ha avvisato Capaldo - perché non rappresenta di fatto una strategia di crescita sostenibile per l'Unione europea nel suo complesso". Proprio ieri la cancelliera tedesca, Angela Merkel, in missione a Bruxelles si è augurata un raggiungimento dell'accordo sul Ttip entro il 2015, offrendo il suo massimo appoggio alla Commissione europea. "Mentre abbiamo fretta di impostare i punti principali e il quadro di questo accordo - ha sottolineato Angela Merkel in una conferenza stampa congiunta con il presidente della Commissione Juncker - allo stesso tempo dobbiamo insistere sul mantenimento degli standard che abbiamo in Europa". La Germania, relativamente all'accordo che abbatterebbe le barriere tariffarie, è preoccupata per la tutela degli investitori e il modo in cui le controversie transfrontaliere tra investitori e gli Stati sarebbero regolate.
"Gli studi richiesti dalla Commissione europea negli scorsi due anni sono molto limitati da alcune ipotesi - ha spiegato Capaldo - per esempio partono dall'idea che il Ttip non avrà alcun impatto sull'occupazione, di conseguenza non prevedono che possano esserci perdite di reddito e quindi di potere d'acquisto da parte di consumatori e delle famiglie".
Usando un modello che non soffre di limitazioni, secondo Capaldo, i risultati sono radicalmente diversi. "Una differenza qualitativa importante - ha spiegato il ricercatore - è che mentre gli studi della Commissione Ue indicano una piccola crescita, il modello delle Nazioni Unite indica una piccola riduzione. Allo stesso tempo ci sarebbe una perdita di occupazione, di circa 600 mila posti di lavoro nel giro di 12-15 anni. Altra conseguenza sarebbe una perdita della quota di reddito che segue una tendenza destabilizzante che va avanti da quasi 20 anni".
Secondo lo studio, il Paese europeo più colpito dalla riduzione dei salari sarebbe la Francia con meno 5.500 euro per lavoratore, seguita dai Paesi del Nord Europa come il Regno Unito, con meno 4.200 euro e la Germania con meno 3.400 euro.
"Spero - ha concluso Capaldo - che nelle prossime negoziazioni, le analisi del Ttip vengano fondate su nuove e migliori basi". (Giovanni de Paola)