Dl Salvini. Morcone (Cir): "Profili di incostituzionalità, va modificato"
ROMA - Alcune norme sono poco ragionevoli, altre punitive, altre ancora totalmente incostituzionali. E’ duro il commento di Mario Morcone, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, sulla bozza del decreto immigrazione proposto da Matteo Salvini, che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri lunedì. “Non condivido la stretta sulla protezione umanitaria, perché penso sia poco ragionevole. Se l’obiettivo è ridurre l’ìrregolarità, i conflitti e le marginalità allora dovremmo adottare un criterio esattamente opposto e cioè quello di offrire delle griglie di regolarizzazione, caso per caso, come avviene già in Francia e in Germania, per tutti coloro che non hanno commesso reati in -Italia e che, invece, stanno fornendo un contributo al paese - sottolinea -. Fare il contrario, partire dall’idea di chiudere e basta, lasciando solo alcuni casi residuali di protezione, finisce per aumentare la marginalità degli irregolari, agevolare percorsi di radicalizzazione: sostanzialmente far crescere il conflitto piuttosto che l’inclusione”.
Quando era a capo del Dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno, il prefetto Morcone più volte aveva rimarcato la necessità di pensare a vie legali di ingresso, non escludendo anche l’introduzione di una misura che potesse contribuire alla regolarizzazione delle persone, una sorta di permesso umanitario temporaneo. “In un paese nel quale non esiste una via di ingresso legale per lavorare, non ha nessun senso impedire che quelli che lavorano e non hanno commesso reati non abbiano possibilità di emergere dall’irregolarità - spiega Morcone -. La strada dovrebbe essere diametralmente opposta a quella proposta nel dl Salvini: aprire dei canale di ingresso legale e avere possibilità caso per caso per valutare situazione che possono essere accolte”.
Ma la critica si fa più dura sugli aspetti del decreto che riguardano la concessione della cittadinanza italiana e la possibilità di una sua revoca. "Se nel caso della protezione umanitaria si parla di ragionevolezza, sulla cittadinanza la questione è di incostiuzionalità - spiega -. Faccio fatica a capire come, in presenza di due cittadini italiani, che hanno commesso il medesimo reato, a uno possa essere revocata la cittadinanza e a un altro no. Vuol dire che non esiste più uno status di cittadino italiano, ma uno status di cittadino italiano pieno e l’altro fino a un certo punto. Se non è incostituzionale questo, non capisco cosa possa esserlo: la revoca non è sostenibile a livello giuridico". Nel decreto, poi, ci sono altre "piccole perfidie come l’allungamento dei tempi di attesa per la concessione da 2 a 4 anni".
L’altro punto critico riguarda le strutture di trattenimento e accoglienza. "Si dice che il rimpatrio forzato viene operato utilizzando strutture che non sono Cpr ma centri da sud America, dove le persone sono nelle mani delle forze di polizia - continua il direttore del Cir - E' una cosa che non abbiamo mai permesso nel nostro paese: tutte le strutture sono state gestite da onlus, con il controllo esterno delle autorità, ma mai con la loro gestione". Infine sul piano dell’accoglienza si prevede “l’affossamento del sistema Sprar - aggiunge -. Noi abbiamo fatto una battaglia e passi in avanti negli anni, portando avanti l’idea di una partecipazione su tutto il teritorio nazionale all’accogllienza, per quote regionali - aggiunge -. L'idea di un’accoglienza diffusa in piccoli comuni e con piccoli numeri, dove integrazione diventa più facile e l'impatto sociale è minore. Ora portando la base a 20 euro ed eliminando i servizi nei Cas vuol dire creare dei dormitori che potranno gestire solo gli albergatori falliti e non certamente enti che hanno dei valori, come la Caritas, e che ci hanno aiutato in questi anni”. A questo si aggiunge l’idea di far entrare nel sistema Sprar solo chi ha già ricevuto la protezione internazionale, vietando l’ingresso di chi è in attesa: "anche questo serve a contenere i numeri dello sprar contrastando l’ idea di diffondere questo modello sui territori. Spero - conclude Morcone - che la saggezza e la ragionevolezza porti a rivedere alcuni punti di questo decreto”. (Eleonora Camilli)