Dodici scatti raccontano il "meglio" e il "peggio" delle emergenze nel mondo
COMO, ITALIA/Foto di Peppe La Rosa. La lunga odissea di M., lo ha portato dalla Sardegna a Milano, passando per Ventimiglia e Como. Nel tentativo di attraversare il confine con la Francia, M. ha visto morire il suo compagno
MOSUL, IRAQ /Foto di Alice Martins/MSF |
L'abbraccio di due fratelli che la guerra a Mosul sembrava aver separato per sempre. Il dottor Henryk Mazurek, ginecologo e ostetrico, che effettua un’ecografia su una paziente che sta per dare alla luce due gemelli, all’ospedale di Bol nella regione del lago Ciad, dove è in corso una delle più gravi crisi umanitarie del continente africano. Un gruppo di donne che vivono accalcate nel centro di detenzione di Sorman, a circa 60 chilometri da Tripoli, "per settimane o addirittura mesi, senza alcuna certezza per il futuro". Un uomo che piange il cugino, ritratto di fronte alla tomba del suo familiare, caduto in un combattimento in Siria. La nave Aquarius di SOS Mediterranee mentre soccorre un’imbarcazione in difficoltà stracolma di persone al nord della costa libica. E ancora, un paziente della clinica di Msf a Garin Wazam, in Niger, dove si svolgono ogni giorno sessioni per la salute mentale, che porta i segni sul viso dell’indiscriminata violenza in atto nel suo paese. Sono solo alcuni dei dodici scatti d'autore che raccontano l’anno appena trascorso e i contesti di emergenza in cui Medici Senza Frontiere (MSF) ha portato assistenza e cure mediche.
COMO, ITALIA/Foto di Peppe La Rosa |
Dodici mesi di emergenze nel mondo (Libia, Siria, Ciad, Nigeria, Yemen, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo...) in cui l’organizzazione è stata in prima linea per portare assistenza medica a popolazioni colpite da conflitti, epidemie, catastrofi naturali, spesso in condizioni e contesti estremi.
Il meglio e il peggio. Il “meglio” del 2017 sono per Msf “i bambini vaccinati, le gravidanze portate a termine, le epidemie contrastate negli angoli più remoti del pianeta.
Il “peggio” invece “sono i tremendi effetti dei conflitti armati sulle persone, le vittime del mancato accesso alle cure, le sofferenze e le morti in Libia e alle porte dell’Europa”.
DIFFA, NIGER/Foto di Juan Carlos Tomasi/MSF |
Passo dopo passo i fotografi hanno accompagnato questa azione per “testimoniare le storie, il lavoro delle équipe di Msf per salvare vite, le sofferenze delle persone incontrate in 70 paesi del mondo. Attraverso i loro scatti, Msf rende omaggio a tutti coloro che hanno lottato per la vita, a chi ce l’ha fatta, a chi purtroppo non c’è più”. (slup)