2 ottobre 2014 ore: 12:59
Immigrazione

Don Zerai: “Il 3 ottobre si ricordino tutti i morti di questo anno orribile”

Alla vigilia dell’anniversario della strage di Lampedusa, il presidente dell’agenzia Habeshia e punto di riferimento per molti che rischiano la vita via mare, chiede canali umanitari e un ricongiungimento più facile con i parenti dei migranti nel nord Europa
Bare degli immigrati morti nel naufragio del 3 ottobre 2013

ROMA – “Il 3 ottobre sia un giorno di commemorazione per tutte le vittime del Mediterraneo, non solo per quelle che hanno perso la vita un anno fa. Questo è stato un anno terribile, si contano più di 2500 morti in mare, è arrivato il momento che gli Stati si diano da fare per mettere fine a questa situazione, segnando realmente un cambio di passo”. A lanciare l’appello alla vigilia del primo anniversario della tragedia a largo di Lampedusa, è don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia. Da sempre al fianco dei migranti, don Mussie è un punto di riferimento in particolare per quanti sono costretti a mettersi in viaggio via mare.  Attraverso l’attività della sua agenzia, Habeshia, riceve infatti costantemente le telefonate dei barconi alla deriva, e negli anni è riuscito a salvare migliaia di persone. Eritreo, proprio come le 366 vittime di un anno fa, in questi dodici mesi è stato in costante contatto anche con i familiari delle persone morte a largo di Lampedusa, e con i superstiti, la maggior parte dei quali si è ricostruito una vita nel nord Europa.

box “I numeri di quest’anno sono impressionanti – sottolinea don Mussie – è un disastro umanitario enorme. Ora è arrivato il momento che i governi si decidono a intervenire per prevenire davvero le morti di quanti fuggono via mare, ma anche di coloro che scappano dal loro paese e trovano la morte nel deserto”. Secondo il presidente di Habeshia, bisogna innanzitutto fare in modo che si realizzi un “vero corridoio umanitario per quanti sono  costretti a fuggire da guerre e persecuzioni. Spesso queste persone subiscono violazioni dei diritti fondamentali anche nei paesi di transito – spiega – In Libia, ad esempio, in questo momento c’è un caos totale, e i migranti rischiano di finire in balia di milizie e trafficanti”. La richiesta, dunque, è di prevenire tutto questo attraverso accessi legali in Europa. “Bisogna che si riapra la possibilità di chiedere asilo nei paesi di primo approdo, tramite le ambasciate, che però ormai hanno chiuso le loro porte – aggiunge -  l’ultima in ordine di tempo è stata la Svizzera, che fino a qualche anno fa permetteva di richiedere asilo tramite le sue ambasciate, ma ora ha sospeso questa pratica”.

Internazionale dedica la copertina della prima settimana di ottobre a don Zerai

L’altra strada da seguire, secondo Zerai, è quella di facilitare i ricongiungimenti familiari. “Molte di queste persone vogliono raggiungere i parenti nel nord Europa, ma spesso c’è un trafila burocratica lunghissima da seguire, perché chi scappa dal regime in molti casi non ha  documenti – aggiunge – ma questi tempi lunghi spingono a fare scelte disperate come affidarsi nelle mani dei trafficanti. Bisogna trovare soluzioni possibili, facilitare questi spostamenti”. Ed è ora il momento di farlo, spiega ancora don Mussie, perché nell’immediato futuro, questi flussi non diminuiranno. “In  Eritrea c’è in atto una guerra non guerreggiata, il paese intero è militarizzato e ci sono migliaia  di giovani costretti alla vita militare a tempo indeterminato – ricorda -. Non c’è soluzione a questo esodo che sta impoverendo paese. Lì  sono rimasti ormai solo vecchi e bambini e questo è un danno per il paese. E’ necessario, dunque, lavorare per risolvere il problema in Eritrea, rendere sicuri i paesi limitrofi e pensare a canali umanitari per l’arrivo in Europa”.

Anche don Mussie sarà domani a Lampedusa nella Giornata della memoria, insieme ai superstiti e ai familiari delle vittime, per i quali è stato un punto di riferimento fondamentale in questi dodici mesi. “La cosa positiva in questo primo anniversario è che qualcosa si è mosso per l’identificazione delle vittime – conclude – il Viminale ha predisposto un protocollo e sono iniziate le interviste con i familiari. Un piccolo passo ma importante, speriamo di poter mettere fine anche a questo problema e di poter dare finalmente un nome a tutti i morti del 3 ottobre”. (ec)

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