Donare soldi, farmaci o visite mediche: il potenziale (inespresso) delle app
ROMA - Che tipo di app ci sono per fare donazioni? Chi le ha create? Funzionano oppure no? Abbiamo cercato di fare un giro tra alcune iniziative per capire qual è la sfida, quali le difficoltà e che risultati hanno raggiunto.
- Donare con un “tap”. A detta dei suoi ideatori, Hug è l’unica applicazione presente in Italia che ti permette di fare delle donazioni al non profit esclusivamente su tablet e smartphone. Con un semplice tap sullo schermo. Sul sito internet www.hugdonazioni.it, infatti, ci sono solo informazioni sull’applicazione, sul team e sui progetti che ad oggi hanno ricevuto donazioni. A gestire l’app è la startup “Do Solidale”.
“Hug nasce con l’obiettivo di incrementare le donazioni e la raccolta fondi in favore delle organizzazioni non profit - spiega Alice Corinaldi, director e responsabile del progetto - aprendo un nuovo canale, quello del mobile. L’app ci permette di rendere l’esperienza della donazione semplice, immediata, ma anche sicura e tracciabile. In Italia, dona circa il 30 per cento della popolazione e sicuramente si può fare di più. C’è una propensione da parte dei donatori ad usare le tecnologie, però poi, quando si chiede alle persone perché non donano o anche cosa gli porterebbe a donare di più, la risposta è che c’è sempre un po’ mancanza di fiducia. Avere la percezione più chiara di dove vanno a finire i propri soldi aiuterebbe a donare di più”. L’applicazione è stata lanciata sul mercato nell’autunno del 2015 e si può donare sia con carta di credito che con Paypal. Ma come vengono scelti i progetti a cui poter fare delle donazioni? “Selezioniamo le organizzazioni non profit - racconta Corinaldi -. Abbiamo dei criteri di trasparenza ed efficienza. Sul primo punto andiamo a guardare il bilancio e ci assicuriamo che sia sottoposto ad una revisione contabile esterna. Poi andiamo a guardare quanto dei soldi raccolti dalle organizzazioni va effettivamente ai progetti. Il nostro obiettivo è offrire una piattaforma di qualità. I progetti sono molto specifici e molto definiti. Il budget medio è di 5 mila euro. L’importo minimo per una donazione è di 5 euro, ma sia chi ha donato 5 euro che chi ne ha donati mille riceve la stessa rendicontazione sul progetto che ha sostenuto”.
Avere un progetto su Hug non ha un costo di partenza, ma alla fine della raccolta viene chiesta una commissione. “I fondi arrivano direttamente all’organizzazione non profit - spiega -. Chiediamo una ‘fee’ su quello che abbiamo raccolto. E’ dell’8,20 per cento, che più Iva arriva al 10 per cento, mentre il costo medio per la raccolta fondi per le Ong sui privati è intorno al 20 per cento”. Il target di riferimento è quello delle organizzazioni non profit medie, “che hanno già un certo tipo di struttura e capacità di rendicotanzione - spiega Corinaldi - e sono interessate a certi strumenti, ma non vogliono affrontare il digitale e il mobile in maniera indipendente”. Per app di questo tipo, tuttavia, non è facile ottenere immediatamente buoni riscontri, anche se i numeri di Hug sembrano andare nella direzione giusta. “Abbiamo chiuso 34 progetti sin dall’inizio - racconta Corinaldi - e la realizzazione di questi progetti porta aiuto a circa 15 mila persone in Italia e all’estero. Abbiamo diversi donatori ricorrenti che tornano a donare, mentre se all’inizio siamo stati noi a contattare le Ong, nel tempo c’è stato un capovolgimento. Non è un mercato semplice, ma abbiamo buone conversioni su chi scarica l’app, chi decide di registrare e donare. Sicuramente questa è un’indicazione molto positiva”. Tuttavia, forse è ancora presto per avere un progetto che funzioni solo su app. “Stiamo ragionando sulla possibilità di ampliare le tipologie di servizi sia con l’app - conclude Corinaldi -, sia lavorando sul web”.
Donare farmaci. Ci sta provando il Banco Farmaceutico che da fine 2015, grazie al sostegno della Fondazione Telecom Italia, ha lanciato una app che dà la possibilità di donare farmaci. Si chiama DoLine e permette di donare farmaci dal proprio smartphone, scegliendo una campagna promossa dal Banco.
“Ci siamo trovati spesso in situazioni di emergenza in cui non riuscivamo a dare una risposta immediata - racconta Marco Malinverno, direttore del Banco Farmaceutico -. E’ così che nasce l’idea di realizzare una app: per dare una risposta. L’app è uno strumento costruito per le campagne che non necessariamente devono essere di carattere internazionale. Come nel caso del centro odontoiatrico dei Vincenziani di Roma, che assistono i poveri che non possono permettersi le cure. Spesso questo ente è carente di farmaci, per cui abbiamo creato una campagna specifica per loro”. Una app così specifica, però, rischia ben presto di finire tra quelle inutilizzate. “Sicuramente non è una app di servizio e questo è il suo lato debole - ammette Malinverno -. Oggi siamo pieni di app e spesso, dopo un po’, le disinstalliamo. Abbiamo capito che è uno strumento utile dal punto di vista della tracciabilità e della geolocalizzazione delle iniziative. Ha funzionato con il terremoto, ma in quel caso non c’era bisogno di farmaci per cui abbiamo raccolto le cose più importanti all’inizio e poi ci siamo fermati”. Oggi tra le campagne presenti sulla app DoLine, c’è anche quella a sostegno della popolazione del Venezuela. “C’è una situazione di crisi drammatica - racconta Malinvenro -. Lì non c’è più niente: non ci sono farmaci nelle farmacie, non ce ne sono neanche negli ospedali. Per comprare dei farmaci bisogna farli arrivare da fuori. Manca tutto”.
Donare una visita medica. Funziona sul modello del caffè sospeso, ma ad essere donata è una visita medica. A creare la “banca delle visite” è stata Scegliere salute, una startup nata nel 2015 “con l’obiettivo di diventare una sorta di Tripadvisor della sanità - spiega Giuseppe Lorusso, Ceo e Founder di Scegliere salute -, dove il paziente può raccontare la propria esperienza di cura. Dopo una breve evoluzione siamo stati acquisiti da Health Italia nel 2016. Abbiamo da un lato inserito il servizio di booking delle prestazioni sanitarie, dall’altro, abbiamo lanciato il progetto della banca delle visite”.
Che serva un progetto come questo, i fondatori della startup ne sono convinti. “E’ vero che l’accesso alle cure è un diritto garantito dalla Costituzione - spiega Lorusso -, ma nella realtà quello che succede è che ci sono liste d’attesa lunghissime oppure che ci sono cittadini in difficoltà economiche, non hanno ancora l’esenzione dal ticket e sono costretti a pagare il ticket e rinunciano alle cure”. Per accedere alle visite, basta iscriversi (è gratuito ovviamente), un video e un’autocertificazione. “Chiediamo di mandarci un video di presentazione perché siamo partiti dal concetto della mensa dei poveri: a nessuno viene chiesto di presentare l’Isee, ma il cittadino mette la propria faccia. Basta questo per far sì che al paziente venga erogata la prestazione che richiede nel centro medico che abbiamo convenzionato oppure ne cerchiamo uno nella zona del richiedente e eroghiamo la prestazione. Le donazioni arrivano ad una fondazione non profit, la Fondazione Basis, che poi fa l’acquisto delle prestazioni. L’unico costo ricade in capo al medico che paga una commissione del 10 per cento rispetto al valore della prestazione erogata”. Attualmente l’app sviluppata da Scegliere salute non consente ancora di fare donazioni direttamente dal proprio telefonino, spiega Lorusso. “Cliccando sulla sezione della banca delle visite c'è il collegamento con il sito, ma l’obiettivo a breve termine è consentire le donazioni tramite app”. Intanto, le risorse per erogare le prime visite gratuite ci sono già, spiega Lorusso. “Abbiamo una situazione paradossale - racconta -. Abbiamo raccolto circa 20 mila euro di donazioni perché i nostri soci seguono diverse grandi società e hanno chiesto loro di fare delle donazioni. Tuttavia abbiamo poche richieste di prestazioni”. Sebbene il progetto sia ancora in evoluzione, colpisce la mancanza di contatti col mondo dell’associazionismo in fase di progettazione. “Abbiamo scritto da poco a tutte le organizzazioni di terzo settore che si occupano di sanità - racconta Lorusso -. Le ho contattate tutte, ma abbiamo ancora pochi riscontri. Arrivare ad associazioni più grandi, invece, per noi è difficile. Non abbiamo collegamenti diretti con queste grandi realtà”. (Giovanni Augello)