Donazioni ai partiti: il Senato cambia, ma valgono sempre più di quelle al non profit
ROMA – Le donazioni ai partiti valgono più di quelle al non profit. Niente di nuovo sotto al cielo, anche dopo le modifiche che il Senato ha introdotto al testo che riforma il finanziamento pubblico ai partiti. La differenza di trattamento è certamente meno eclatante di quella originariamente prevista dal decreto legge del governo, ma non cambia la sostanza dei “due pesi e due misure”, con i partiti politici evidentemente avvantaggiati rispetto alle realtà del non profit. Il “fisco amico”, insomma, continua ad essere a senso unico.
L’aula di Palazzo Madama ha esaminato il decreto legge sul finanziamento ai partiti che il governo Letta (riprendendo il testo già approvato alla Camera dei deputati) aveva presentato lo scorso 15 dicembre. Obiettivo dichiarato, quello di cambiare totalmente sistema passando, nell’arco di tre anni, da un finanziamento diretto e automatico da parte dello Stato (i cosiddetti, e famigerati, "rimborsi elettorali"), ad un sistema interamente deciso dai cittadini e basato su due pilastri. Da un lato il "due per mille" in dichiarazione dei redditi, dall’altro le libere e volontarie donazioni di denaro (le cosiddette "erogazioni liberali"). Il tempo ormai stringe, visto che il decreto (pena decadenza) deve essere convertito in legge entro il prossimo 26 febbraio; e per quella data, oltre al via libera del Senato (che arriverà a breve, i lavori sono agli sgoccioli), è ovviamente necessario anche quello di Montecitorio.
I senatori hanno dunque cambiato in alcuni punti il testo del governo, abbassando il tetto per le donazioni dei privati, obbligando i partiti a pagare le imposte sugli immobili (Imu), rivedendo i criteri relativi alle detrazioni fiscali e cancellando totalmente quelle previste per le scuole di partito, uno dei punti che più avevano suscitato polemiche. Appariva, e fin dal principio, evidentemente indifendibile la scelta di premiare le somme (fino a 1.000 euro l’anno) spese per la frequenza a corsi di formazione organizzati dai partiti con una detrazione pari nientemeno che al 75%. Meno scontato l’abbassamento dell’importo massimo di donazioni che un singolo privato può elargire ad un partito: il limite di 300 mila euro annui è stato portato a 100 mila euro. Confermata invece la possibilità di effettuare raccolte fondi per i partiti attraverso lo strumento degli SMS (con annessa esenzione dell’Iva: un euro donato, un euro incassato): uno strumento finora riservato quasi esclusivamente al non profit (gli “sms solidali”) che vede allargarsi la concorrenza.
La parte più interessante, anche in termini di confronto, rimane quella delle detrazioni fiscali sulle donazioni. Il nuovo testo prevede che a partire dal 2014 i privati (persone fisiche) possano detrarre dalle imposte sul reddito una quota pari al 26% delle erogazioni liberali in denaro versate ai partiti. Tale detrazione vale sugli importi compresi fra 30 euro e 30 mila euro annui. E’ una regola molto meno generosa di quella inizialmente prevista, che prevedeva una quota del 37% per importi compresi tra 30 e 20.000 euro annui e del 26% per importi compresi tra 20.001 e 70.000 euro annui. Scende dunque l’aliquota, grazie alla cancellazione di quella al 37%, e scendono complessivamente anche gli importi massimi: se prima si aveva un vantaggio fiscale donando ai partiti fino a 70 mila euro annui, ora il vantaggio fiscale è limitato alla parte di donazione che non eccede i 30 mila euro annui. Questi stessi numeri, oltre che per i privati, valgono anche per le società e gli enti: 26% di detrazione per gli importi fra 30 euro e 30 mila euro (in precedenza, per loro era previsto il 26% delle quote fra 50 euro e 50 mila euro). Dal punto di vista fiscale, quindi, non ci sarà più alcuna differenza fra privati e società.
IL CONFRONTO - A dispetto del dimagrimento attuato dal Senato, il miglior trattamento fiscale ai partiti rispetto alle onlus rimane comunque evidente: un vantaggio enorme, che non dipende tanto dall’aliquota, ma che ha a che fare invece con il tetto massimo delle donazioni. A partire dal 2014 (quindi sulle dichiarazioni dei redditi 2015), infatti, la detrazione fiscale riconosciuta sarà anche per le onlus – come per i partiti - pari al 26% (per il 2013 è stata del 24%, in precedenza era al 19%). Se le aliquote sono le stesse, ben diversa è la quota massima su cui possono essere conteggiate: 30 mila euro annui (lo abbiamo visto) per i partiti, poco più di 2 mila euro per le onlus. Differenza che non può certo essere giustificata dal fatto - pur presente - che la normativa per le onlus preveda, se più conveniente per il contribuente, la possibilità di scegliere non la detrazione dell'imposta ma la deduzione dal reddito su cui poi l'imposta sarà calcolata.
Qualche esempio per capirsi meglio. Prendiamo un soggetto (persona fisica o società) che dona nel corso del 2014 la somma di 30 mila euro: ebbene, se i soldi sono destinati ad un partito politico lo Stato riconoscerà a questo soggetto, in dichiarazione dei redditi, uno sconto fiscale pari a 7800 euro (il 26% di 30 mila); se invece sono destinati ad una onlus lo sconto fiscale si fermerà a 537,12 euro (il 26% dell'importo massimo considerabile, fissato per legge a 2065,85 euro). Oltre 7 mila euro di differenza a fronte dello stesso importo donato (30 mila euro).
Se la donazione è pari a 10 mila euro, lo sconto fiscale a chi ha donato ai partiti sarà di 2600 euro, mentre quello di chi ha preferito aiutare una onlus sarà sempre di 537,12 euro: il vantaggio per i primi è di cinque volte tanto. Man mano che le cifre scendono, la differenza è ovviamente meno marcata in termini assoluti, ma sempre presente: se ad esempio vengono donati 5.000 euro in un anno, la detrazione fiscale è di 537,12 euro (se ho aiutato una onlus) e di 1300 euro (se ho finanziato un partito). Il che significa che rispetto al primo il secondo sconto vale oltre più del doppio.
La differenza di trattamento fra onlus e partiti si annulla solamente per le donazioni annue uguali o inferiori a 2.065,85 euro: in questo caso la detrazione è uguale. Donando 2.000 euro il vantaggio fiscale è di 520 euro (indipendentemente dal destinatario della donazione); donando 1.000 euro la detrazione è per tutti di 260 euro; donando 500 euro lo sconto fiscale è per entrambe le tipologie di 130 euro. Come dire: le donazioni ai partiti e alle onlus hanno la stessa dignità solo se sono di un’entità relativamente modesta. Se le cifre aumentano, allora non c’è storia: conviene di gran lunga finanziare un partito piuttosto che una realtà del non profit. (ska)