Donne, ActionAid: “Sui centri antiviolenza dati poco trasparenti”
ROMA - “DonneCheContano” è una mappa con tanti buchi. In Italia, infatti, solo sette amministrazioni diffondono con chiarezza i dati sull’utilizzo dei fondi stanziati per il contrasto della violenza contro le donne. Per tutti gli altri enti locali, i gli stessi dati sono irreperibili o assai frammentari. La piattaforma open data, che ha analizzato le informazioni disponibili sui fondi della L. 119/2013, è stata realizzata da ActionAidin collaborazione con Dataninja e presentata oggi a Palazzo Chigi in occasione dell’incontro “Sulla violenza voglio vederci chiaro”, organizzato con Wister (Women for Intelligent and Smart Territories) e D.i.re (Donne in Rete contro la violenza).
I dati mostrano che solo Veneto, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia hanno reso reperibile la lista dei centri antiviolenza che hanno ricevuto i fondi stanziati per il biennio 2013/2014, liste che sono reperibili anche per le due ex province di Firenze e Pistoia. Per le altre amministrazioni, i dati possono essere dedotti soltanto da altri atti amministrativi (come nel caso dell’Abruzzo) o per via del numero ridotto di strutture (come per Valle d’Aosta e Basilicata).
“La mancanza di dati e informazioni complete su come sono stati spesi i fondi stanziati attraverso la Legge 119/2013 rimane un fatto grave. Ribadiamo la necessità che tutte le Regioni pubblichino online un resoconto completo sull’uso dei fondi e che il Governo fornisca a sua volta una rendicontazione accurata partendo dalla reportistica ricevuta dalle Regioni” - ha affermato Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid– “Solo il Governo possiede tutte le informazioni e può quindi fornire un resoconto completo. La trasparenza è un presupposto per poter valutare gli interventi e disegnare strategie future” .
La mappatura di DonneCheContano mostra che la situazione è molto disomogenea nella penisola. Solo per fare un esempio, l’ammontare medio dei finanziamenti destinati ai centri antiviolenza o alle case rifugio passa dai 60mila per il Piemonte, ai 30 mila in Veneto e Sardegna, ed può arrivare alla cifre ben più esigue di 12mila euro, come nel caso della Puglia, 8 mila per la Sicilia e 6mila in Abruzzo. “Da tutti questi elementi è possibile dedurre importanti raccomandazioni: bisogna in primo luogo assicurare che i fondi per il 2015 e gli anni futuri siano erogati nei tempi più rapidi possibili” conclude De Ponte “E’ inoltre essenziale garantire l’adeguatezza del loro funzionamento”.