21 gennaio 2016 ore: 14:06
Immigrazione

Donne e bambini migranti a rischio violenza nel viaggio verso l'Europa

La denuncia in un nuovo rapporto realizzato dall'Unhcr insieme al Fondo per la popolazione dell'Onu (Unfpa) e la Commissione per le donne rifugiate (Wrc): "Da governi, agenzie europee e associazioni risposte inadeguate"
Donne migranti vittime di violenze

ROMA – Donne e bambini migranti nei primi giorni del 2016 sono più della metà dei migranti arrivati in Europa (più del 55 per cento al 15 gennaio), ma l’impegno dei governi e delle agenzie europee è “inadeguato e incapace di prevenire e rispondere al pericolo, allo sfruttamento e alle diverse forme di violenza sessuale e di genere di cui donne e bambine rimangono vittime in tutta Europa”. E’ quanto afferma l’Agenzia Onu per i riugiati (Unhcr) che in questi giorni, insieme al Fondo per la popolazione dell'Onu (Unfpa) e la Commissione per le donne rifugiate (Wrc), ha pubblicato un nuovo rapporto per denunciare i rischi di violenza sessuale e di genere per le donne rifugiate in transito in Europa. Lo studio, condotto nel novembre 2015 tra Grecia e Macedonia dimostra come “le donne che viaggiano sole o con bambini, le donne incinte, quelle che allattano, le ragazze adolescenti, le bambine non accompagnate, le bambine vittime di matrimoni precoci, le persone con disabilità, donne e uomini anziani, sono tra le persone maggiormente a rischio e richiedono risposte di protezione coordinate e adeguate”.

Una protezione necessaria anche nei mesi invernali che, nonostante le temperature, hanno visto comunque numeri di arrivi importanti. “A causa delle rigide temperature invernali, questo mese meno persone si metteranno in viaggio via mare rispetto al mese scorso – spiega l’Unhcr -. Tuttavia, in media sono ancora 2 mila le persone che arrivano ogni giorno in Europa. Con i governi che impongono restrizioni e rafforzano i controlli ai confini, le strutture di accoglienza e di transito potrebbero diventare sovraffollate e ulteriormente pericolose, aumentando i rischi per donne e bambine. Rifugiati e migranti potrebbero anche decidere, spinti dalla disperazione, di ricorrere a rotte più pericolose, nelle mani dei trafficanti”. 

Molte donne e bambine rifugiate e migranti sono già state esposte a varie forme di violenza sessuale e di genere nei loro paesi di origine, spiega il rapporto, nei paesi di primo asilo o durante il viaggio verso l’Europa o in Europa stessa. Alcune tra le donne intervistate hanno raccontato di essere state obbligate a prostituirsi per “pagare” i documenti di viaggio o il viaggio stesso. Alcune donne e ragazze erano pur di non dover posticipare il loro viaggio e quello delle loro famiglie, si rifiutano di denunciare le violenze subite o di chiedere assistenza medica. “Poiché le strutture di accoglienza in Europa non erano attrezzate per prevenire e rispondere alla violenza sessuale e di genere, la risposta umanitaria non è stata in grado di offrire alle donne e alle bambine la protezione che meritano e di cui hanno bisogno - ha dichiarato Sarah Costa, direttrice esecutiva della Commissione per le donne rifugiate -. Dobbiamo impegnarci in interventi che sappiamo potranno essere utili, come l’impiego di esperti di violenza di genere lungo le rotte”. Anche le donne che viaggiano insieme alla famiglia spesso non sono al sicuro, spiega Vincent Cochetel, direttore dell’ufficio europeo dell’Unhcr. “Spesso non denunciano i crimini e per questo non ricevono il sostegno di cui avrebbero bisogno – aggiunge -. Alcune donne ci hanno raccontato di essersi addirittura sposate per disperazione”.

Inadeguate le risposte dei governi, delle istituzioni e agenzie europee e delle associazioni della società civile, spiega il rapporto: secondo le tre organizzazioni le risposte sono “incapaci di prevenire e rispondere al pericolo, allo sfruttamento e alle diverse forme di violenza sessuale e di genere di cui donne e bambine rimangono vittime in tutta Europa. Nonostante i tentativi dell’Unhcr e dei suoi partner di fornire strutture di accoglienza e alloggi ben illuminati e divisi per genere, molti ancora non garantiscono servizi idrici, igienici e sanitari privati e sicuri e dormitori per donne e bambini separati, esponendoli ulteriormente al rischio di violenze. Dalla valutazione congiunta è emersa l’esigenza per le associazioni della società civile e i partner umanitari di integrare misure di prevenzione e di risposta alla violenza sessuale e di genere in tutti i settori, dai servizi idrici e igienici a quelli abitativi e sanitari, oltre che quella di fornire assistenza legale e sostegno psicologico”.

Alle agenzie europee e ai governi il rapporto chiede di stabilire un sistema di risposta coordinata per la protezione di donne e bambine all’interno dei confini e nelle aree di confine, prendere coscienza dei rischi associati alla protezione di queste persone, dislocare personale sul campo e mettere in atto procedure specifiche per prevenire, identificare e rispondere alla violenza sessuale e di genere. Per l’Unhcr, inoltre, occorre assicurare una risposta alla violenza sessuale e di genere che non ponga ostacoli alle donne nella denuncia di episodi di violenza e accesso ai servizi. Infine serve prevedere canali legali di accesso alla protezione, specialmente per donne, bambini e vittime di violenza sessuale e di genere, compreso il ricongiungimento familiare, e considerare questi rifugiati con bisogni specifici come prioritari nelle opportunità di reinsediamento e ricollocamento. 

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