Donne, in Toscana più accessi al Ps in codice rosa e nelle case rifugio
In Toscana i trend sulla violenza di genere sono tutti negativi. Sono stati cinque i femminicidi registrati nel 2022, ben 2.100 gli accessi in codice rosa al Pronto soccorso causa maltrattamenti e 3.232 le donne che si sono rivolte a uno dei 25 centri antiviolenza attivi. Le cifre del quindicesimo rapporto sulla violenza di genere stilato dalla Regione spengono le aspettative, alimentate dalle statistiche durante la pandemia, di una possibile attenuazione del fenomeno. Implausibile, i dati evidenziano invece una crescita del fenomeno: basti pensare anche alle 810 donne che si sono rivolte ai consultori per casi di abuso o maltrattamento o ai numeri, sempre in aumento, di quelle che vengono ospitate in case rifugio.
"Durante la pandemia da Covid avevamo registrato una leggera riduzione degli accessi, e questo peraltro dovrebbe interrogarci perché nelle fasi di lockdown è stato più difficile anche denunciare- dichiara l'assessora regionale alle Politiche sociali Serena Spinelli, nel corso di una conferenza stampa- dopo il 2020 però c'è stato un nuovo aumento degli accessi al codice rosa, ai centri antiviolenza e ai consultori. Si conferma la necessità che la rete dialoghi in maniera costante, interconnessa e che abbia un linguaggio che sia veramente in grado di supportare chi denuncia e vuole uscire da questo vortice". Spinelli ha ben chiare le priorità per affrontare il problema: "C'è bisogno di cambiare la testa, di dire che alcune parole non si possono usare che non sono divertenti, non sono goliardia. C'è da cambiare l'immagine e i ruoli in cui si obbligano a stare le donne".
Sul piano delle politiche da implementare, avverte Spinelli, "anzitutto va potenziata la prevenzione perché altrimenti arriveremo sempre in fase riparativa. Quando siamo in questa fase, poi, abbiamo necessità che i centri e le reti siano realmente finanziati e che questo non sia soltanto un problema della Regione Toscana o degli enti locali, ma che sia un tema nazionale. Poi c'è un tema di politiche di reinserimento delle donne che liberamente possono scegliere che lavoro fare per la propria autonomia".
La Regione, puntualizza l'assessora con delega alle Pari opportunità, Alessandra Nardini, "manda un messaggio forte e anche molto chiaro, abbiamo aperto la strada ai progetti che promuovono l'educazione al rispetto, alla parità nelle nostre scuole, che mirano a destrutturare quei pregiudizi, quei retaggi socio-culturali che ancora oggi sono ben radicati all'interno della nostra società e che tanto male hanno fatto in questi anni alle donne, ma anche agli uomini. Non vogliamo indottrinare le nostre bambine e i nostri bambini, come qualcuno prova a raccontare, ma dobbiamo invece con tenacia portare avanti percorsi di questo tipo". In questo senso, avverte, "non mi convince la proposta del ministro Valditara, non abbiamo bisogno di sperimentazioni ma di rendere strutturali e finanziare questo tipo di interventi". Nardini esprime inoltre un auspicio: "L'attenzione su questi temi non cali passato il 25 novembre e la reazione emotiva, giusta e spontanea di fronte all'ennesimo femminicidio, di fronte all'uccisione di Giulia Cecchettin. Purtroppo prima di lei c'erano state tante altre donne, ed evidentemente se c'è stato anche l'omicidio di Giulia troppo poco abbiamo fatto finora. E allora per interrompere questa scia di sangue occorre essere coerenti, occuparsi di questi temi non solo il 25 novembre o l'8 marzo, ma ogni giorno". (DIRE)