7 marzo 2017 ore: 09:51
Disabilità

Donne sordocieche, "coraggiose e tenaci": in Italia sono 122 mila

La Lega del Filo d’Oro, ricordando i numeri dell’indagine Istat dedicata, sottolinea le difficoltà (ma anche il coraggio) di queste donne: uscire di casa, utilizzare i mezzi di trasporto, incontrare amici e parenti. Il racconto di Simona, Nadia e Manuela
Lega del filo d'oro Sordociechi. Foto 4

Foto: Lega del filo d'oro

ROMA - Le donne sordocieche in Italia sono oltre 122 mila, il 64,8% delle 189 mila persone con problematiche relative sia alla vista che all’udito (dati Istat). Lo ricorda la Lega del Filo d’Oro, in occasione del’8 marzo, sottolineandone le difficoltà (ma anche il coraggio). “Tra le persone seguite dalla Lega del Filo d’Oro, ci sono molte donne coraggiose e tenaci, protagoniste spesso di percorsi riabilitativi lunghi e complessi, ma che mostrano sempre una forza straordinaria, non arrendendosi mai alle gravi disabilità. -Donne come Simona, Nadia e Manuela” sottolinea il segretario generale Rossano Bartoli. Da oltre 50 anni la Lega del Filo d’Oro rappresenta un punto di riferimento per l’assistenza, la riabilitazione e il reinserimento nella famiglia e nella società delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. A fondarla nel 1964 con “caparbia volontà” una donna sordocieca, Sabina Santilli. Ed è donna e l’84% del personale dipendente dell’associazione, così come la maggior parte dei volontari.

I numeri. Per l’86,7% degli adulti sordociechi rappresenta un problema insormontabile anche solo uscire di casa, utilizzare i mezzi di trasporto (88% dei casi) o accedere agli edifici pubblici (85%) tra cui ospedali e scuole. Il  66,5% ha difficoltà anche ad incontrare amici e parenti, mentre il 78,7% non riesce ad occuparsi dei propri interessi o a partecipare ad eventi culturali. Una strada lunga e difficile quella del riconoscimento dei diritti, come raccontano Simona, Nadia e Manuela.

Le storie. Simona, 48 anni, è un’utente della Lega del Filo d’Oro. “La mia è una disabilità complessa – racconta  – e all’inizio l’ho vissuta con grande vergogna poi, con il tempo, ho imparato ad accettarla, riuscendo così anche a superare tutti i miei problemi quotidiani”. Simona ha sindrome di Usher, malattia rara congenita che causa una disabilità uditiva e la successiva perdita della vista, oltre che da un’infiammazione mielitica simile alla sclerosi multipla. E’ entrata in contatto con la Lega per sua iniziativa, dopo un periodo di isolamento volontario. “Nel momento più difficile della mia vita, dopo la scomparsa improvvisa di mio padre, ho deciso di prendere in mano la mia situazione per cercare di risolverla, e questo mi ha portato a conoscere la Lega del Filo d’Oro e a intraprendere un percorso riabilitativo ed umano che mi ha arricchito tantissimo”. Anche Nadia, 60 anni, che oggi vive sola aiutata da un’assistente familiare, non nasconde le difficoltà che ha incontrato lungo la sua strada. “Essere sordocieca è stato un grande ostacolo per me, spesso anche a causa dell’indifferenza delle altre persone. In passato, per questo motivo, ho attraversato una crisi depressiva, ma poi sono riuscita a superarla. E oggi sorrido alla vita e lotto ogni giorno nonostante i problemi che incontro”. “Io credo che in genere noi donne – sottolinea Manuela 42 anni – abbiamo una forza enorme e sappiamo trovare sempre le risorse per affrontare i problemi che la vita ci pone davanti. Non nascondo che a volte è difficile accettare la malattia e la frustrazione che ne consegue, ma alla Lega del Filo d’Oro, grazie anche agli altri sordociechi, ho imparato ad non arrendermi mai. Anzi, adesso sento il bisogno di rendermi utile offrendo alle ragazze giovani la mia esperienza: voglio che non si scoraggino quando le difficoltà aumentano a causa dei problemi sensoriali dai quali siamo affette. Queste perché, nonostante le disabilità, le possibilità che abbiamo davanti sono tante, anche per noi”.

“Un percorso volto all’inclusione delle persone disabili richiede un impegno forte e costante e un approccio riabilitativo personalizzato, - sottolinea la Lega del Filo d’Oro - che agisca sulle potenzialità residue di queste persone in modo da favorire, quando possibile, il reinserimento graduale nella famiglia e nella società”.

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