Dopo di noi, la legge un anno dopo: Anffas la spiega in modo semplice
ROMA – La legge sul “Dopo di noi” alla portata di tutti e “facile da leggere”: è il nuovo strumento appena messo a disposizione da Anffas, per spiegare con chiarezza gli elementi fondamentali della legge e fare il punto sulla sua effettiva attuazione, a un anno circa dalla sua approvazione. Il documento si chiama “Analisi con domande e risposte sulla Legge n. 112/2016 eLinee Guida per la sua attuazione”: 25 pagine, la sintesi dei principali elementi normativi, tante domande e altrettante risposte, per capire le novità contenute nella legge e le realtà che potranno beneficiare delle risorse messe a disposizione.
“Uno strumento di semplice ed immediata consultazione – spiega Anffas -che può essere utilizzato da familiari di persone con disabilità, leader associativi, operatori sociali, sanitari e giuridici, nonché dai decisori amministrativi che necessitano di confrontarsi su quanto indicato dalla Legge n. 112/2016, per fare così in modo che sui territori ci sia una concreta ed aderente attivazione del tutto: proprio in queste ore, infatti, molti nostri organismi regionali stanno definendo con le Regioni di riferimento le delibere attuative e come far partire le varie misure sui territori”. Dopo l'approvazione della legge – lo ricordiamo – è stato approvato anche il relativo decreto attuativo (23 novembre 2016), a firma del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Un nuovo “Dopo di noi”. Merito fondamentale della legge, per Anffas, è quello di aver introdotto “nuovo modo di intendere il 'dopo di Noi', partendo dal riconoscimento che le persone con disabilità non possono, dall’oggi al domani, essere 'deportate' in una struttura, a volte anche lontana centinaia di chilometri dal tessuto sociale dove hanno vissuto, e veder spezzato tutto il loro percorso di vita fino a quel momento costruito”.
Le misure finanziabili. Quattro sono le aree di intervento che la legge va a finanziare e che Anffas riassume così: a. “percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare”; b. “in via residuale, nel superiore interesse delle persone con disabilità grave, interventi per la permanenza temporanea in una soluzione abitativa extrafamiliare per far fronte ad eventuali situazioni di emergenza”; c. “interventi innovativi di residenzialità per le persone con disabilità grave, volti alla creazione di soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing, che possono comprendere il pagamento degli oneri di acquisto, di locazione, di ristrutturazione e di messa in opera degli impianti e delle attrezzature necessari per il funzionamento degli alloggi medesimi, anche sostenendo forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità”; d. “programmi di accrescimento della consapevolezza, di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile delle persone con disabilità grave”.
Le fasi dell'attuazione. Anffas ricorda poi le diverse “scadenze” previste nella legge: innanzitutto, entro il 5 marzo le regioni hanno dovuto sono state chiamate ad inviare al Ministero del lavoro e delle politiche sociali i loro programmi attuativi. Per uniformare tali piani il ministero ha predisposto una apposita scheda, rispettosa della legge e del suo decreto attuativo che le regioni dovevano provvedere a compilare, indicando le misure finanziate, il riparto del fondo tra le varie misure previste dal decreto attuativo, nonché le modalità applicative”. Seconda scadenza: “entro 30 giorni dal ricevimento dei singoli piani attuativi da parte delle Regioni, il ministero era tenuto ad analizzare gli stessi e dare riscontro alle Regioni proponenti”. La palla tornava poi alle regioni che, “ricevuto il riscontro da parte del Ministero, erano tenute ad effettuare le eventuali integrazioni o modifiche richieste per i piani precedentemente inviati ed attendere la definitiva comunicazione di approvazione e materiale assegnazione delle somme precedentemente definite nel decreto di riparto del fondo”.
A che punto sono le regioni? “Al momento della redazione della presente Guida – riferisce Anffas - risulta che solo la Regione Emilia Romagna e la Regione Lombardia hanno completato l’intero iter, emanando rispettivamente la DGR n. 733 del 31.05.2017 e la DGR 6674 del 07.06.2017”. Il Fondo Nazionale è di 90 milioni di euro per il 2016, 38,3 milioni di euro per il 2017 e 56,1 milioni di euro a decorrere dal 2018 (con il fondo, quindi, stabilizzato su tale cifra). I 90 milioni di euro del 2016 sono stati ripartiti tra le regioni, come riportato nella relativa tabella, in base alle certificazioni della legge 104/92, art. 3 comma 3 (connotazione di gravità), delle persone comprese tra i 18 ed i 64 anni. Si va dai 15.030.000 euro della Lombardia ai 450 mila del Molise e i 180 mila della Valle d'Aosta, passando per i 9.090.000 del Lazio e della Campania, i 6.570.000 dell'Emilia Romagna e i 7.740.000 della Sicilia. Da seguire con particolare attenzione è la vicenda del Trentino, che non accede a fondi nazionali idonei a garantire livelli essenziali di prestazioni. “Abbiamo notizia – riferisce però Anffas - che la Provincia Autonoma di Trento sta predisponendo un’apposita norma, con propri fondi, in linea con la norma nazionale”. La seconda parte del documento redatto da Anffas contiene “Domande e risposte sulla legge n.112/16 e sul decreto 23.11.16”. (cl)