Dublino IV? Una "doccia fredda". Nicoletti (Pd): serve uno sforzo critico
ROMA - La proposta di riforma del regolamento di Dublino avanzata dalla Commissione europea per l’Italia è stata una “doccia fredda”. Ne è convinto Michele Nicoletti, deputato del Pd, presidente della delegazione italiana e capogruppo dei Socialisti e Democratici presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa intervenuto oggi a Roma durante il convegno “L’agenda europea sula migrazione - A che punto siamo?” tenutosi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiziani a Roma. “Non voglio chiamarlo Dublino IV - ha affermato Nicoletti - perché mi auguro che questo testo non abbia un futuro. Ci eravamo mossi nella direzione totalmente opposta, non solo con una mozione l’anno scorso come governo italiano, ma anche per quanto riguarda l’assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa con una raccomandazione di cui io sono stato relatore di settembre scorso. Ci sembrava che ci fossero dei valori condivisi sulla necessità di superare il regolamento di Dublino e poi siamo arrivati a questa sorta di doccia fredda”.
Per Nicoletti, il testo è in “controtendenza con ciò che avevamo detto e irrigidisce quei problemi che portavano al cattivo funzionamento del regolamento di Dublino: la pressione sui paesi di primi arrivo, la equa distribuzione, i costi, la lentezza”. Tuttavia, quel che preoccupa di più è il memorandum esplicativo che accompagna il testo. “Definisce il regolamento di Dublino la “corner stone” (pietra angolare, ndr) del sistema europeo di asilo - ha aggiunto Nicoletti -. Questa è un’affermazione politica di una gravità inaudita. Fino a questo momento criticavamo il regolamento di Dublino e tutte le volte ci dicevano che non era il sistema di asilo che aspettavamo, ma un provvedimento specifico che riguardava l’individuazione dello stato responsabile”. La definizione di pietra angolare, invece, per Nicoletti segnerebbe la “rinuncia di un progetto più ampio e ambizioso a cui noi miravamo, che è un sistema comune di asilo europeo, con uno status di rifugiato europeo e un mutuo riconoscimento, la gestione comune delle procedure, la diminuzione del periodo dei lungosoggiornanti e il rispetto e l’ascolto delle preferenze soggettive”. Il rischio, ha spiegato Nicoletti, è di avere una “armonizzazione a ribasso”. Per questo, serve uno “sforzo critico doveroso, ma anche positivo - ha aggiunto -. Sul fronte teorico, dobbiamo interrogarci come mai le migrazioni sono diventate la questione politicamente decisiva, dall’Europa agli Stati uniti. La seconda sfida è lo studio di un modello giuridico alternativo su come potrebbe funzionare un sistema di asilo europeo, che sia fattibile e che tenga distinta la questione migratoria in generale”.