22 marzo 2023 ore: 16:52
Immigrazione

Ecco il community matching: rifugiati e comunità insieme per l’integrazione

Il progetto di Unhcr, Refigees Welcome e Ciac è stato avviato nel 2022, promuove l’incontro tra rifugiati e comunità locali in 10 città italiane con l’obiettivo di creare comunità più inclusive e favorire i percorsi di integrazione
© UNHCR/Michele Cirillo unhcr rifugiati siriani corridoi reinsediamento migrazioni

ROMA - “La mia vita è cambiata. Così come l’ accoglienza, i corsi di italiano, ogni rifugiato dovrebbe avere un buddy. Dovrebbe essere offerto nei percorsi d’integrazione a tutti”. A parlare è Abdulrahman Shabanah, un rifugiato residente a Roma che partecipa al programma. Community Matching  realizzato da UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, insieme ai partner Ciac e Refugees Welcome Italia e al sostegno dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai attraverso i fondi 8x1000. I risultati del programma sono stati presentati nel corso di una conferenza che si è tenuta a Palazzo Merulana a Roma.  Il progetto, avviato nel 2022, promuove l’incontro tra rifugiati e comunità locali in 10 città italiane con l’obiettivo di creare comunità più inclusive e favorire i percorsi di integrazione.

 Al 31 dicembre 2022 sono stati 358 i match avviati, coinvolgendo persone di 41 nazionalità. Il programma è attivo nelle città di Bari, Bergamo, Bologna, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Roma e Torino, molti dei Comuni con cui l’UNHCR ha sviluppato importanti collaborazioni nell’ambito della Carta dell’Integrazione. L’impatto del progetto è stato misurato attraverso una ricerca che ha riguardato 115 match e ha confermato l’impatto positivo su tutti gli aspetti della vita dei protagonisti, dalla stabilizzazione lavorativa a quella abitativa, dalla salute al senso di sicurezza, dall’apprendimento della lingua, all’orientamento ai servizi e al territorio.

I dati evidenziano infatti che, a distanza di solo sei mesi dall’avvio del percorso, il 50% dei rifugiati ha migliorato il livello di conoscenza della lingua italiana. Anche dal punto di vista della stabilità abitativa e lavorativa si è registrato un significativo miglioramento, con un aumento del 25% delle persone che hanno trovato un lavoro e del 17% di persone che hanno registrato un contratto di affitto. Infine, l’86% dei rifugiati ha riportato un aumento del loro benessere generale dovuto alle relazioni costruite attraverso il Community Matching.

“Siamo grati all’Istituto Buddista Italiano che attraverso i fondi 8x1000 ci ha permesso di realizzare il progetto Community Matching. I risultati presentati oggi ci confermano l’importanza delle relazioni sociali nel favorire l’inclusione dei rifugiati nelle comunità che li accolgono. Il programma permette loro di diventare autonomi e di contribuire all’economia come consumatori, lavoratori e imprenditori. Questo non può che portare benessere a tutta la comunità”.  Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Siamo orgogliosi di sostenere il progetto "Community Matching" dell'UNHCR, poiché siamo fermamente convinti che l'inclusione sociale degli stranieri e dei rifugiati sia un valore fondamentale per la nostra società. Il buddismo insegna l'importanza dell'integrazione delle differenze e della convivenza pacifica tra culture diverse, ed è per questo che ci impegniamo a promuovere la solidarietà e il rispetto tra le persone di tutto il mondo. I risultati raggiunti finora dal progetto sono molto rassicuranti, e ci confermano la possibilità di raggiungere gli obiettivi che abbiamo condiviso”. Anna Conti, Presidente della Commissione 8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

"Riteniamo questo programma una realtà concreta che cambia la vita delle persone che vi partecipano. Sperimentiamo da diversi anni programmi come questo e non avremmo mai immaginato un simile sviluppo. È un progetto che unisce la protezione sociale, che solo le relazioni interpersonali sanno garantire specie di fronte a leggi ingiuste e discriminatorie, con una dimensione sociale che riguarda tutti. L'obiettivo è contrastare l'isolamento delle persone e l'individualismo sociale, generando nuove forme di socialità". Michele Rossi, direttore di Ciac.

"Sono le relazioni significative che consentono a una persona di fiorire di nuovo, pur dopo molte difficoltà legate ai traumi di una migrazione forzata. Facilitare la nascita di questi rapporti di amicizia e sostegno reciproco, che altrimenti non esisterebbero, è il senso del nostro lavoro". Fabiana Musicco, direttrice Refugees Welcome Italia.


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