13 gennaio 2014 ore: 16:29
Economia

Emergenza casa, famiglie occupano convento. Appello per aprire gli immobili abbandonati

A Palermo appello solidale delle associazioni per l’uso provvisorio di immobili chiusi. Sei famiglie con 25 bambini hanno occupato una parte del convento delle Vergini chiuso per un contenzioso tra la curia e l’ordine delle benedettine. Ma sono stati chiamati i carabinieri
Stabile occupato - Striscione "senza casa non ci sto"

PALERMO – “Nessuno tocchi le famiglie senza casa!!!”. Recita così l’appello solidale nei confronti delle famiglie che, deluse dalle istituzioni, hanno occupato, alcuni immobili in stato di abbandono da anni. Nell’appello, che ha avuto già la sottoscrizione di oltre 1200 firme, si chiede alle istituzioni pubbliche, con in testa comune e regione, e a quelle private come la curia e gli ordini religiosi di riaprire, diversi immobili inutilizzati, rendendoli fruibili a chi ha bisogno.

Avere un tetto per la propria famiglia per vivere dignitosamente. E’ questa la molla che ha spinto, infatti, sei giovani famiglie con 25 bambini, stanche ed esasperate dopo avere seguito invano un percorso di social housing, ad occupare alcuni parti del convento delle Vergini, chiuso e in stato di abbandono da anni. Dopo qualche giorno il commissario del convento, che è l’attuale parroco della cattedrale, padre Filippo Sarullo, incaricato dalla curia di seguire il contenzioso esistente tra l’immobile in questione e la congregazione delle benedettine, ha chiamato i carabinieri per far sgombrare l’edificio. Lo stesso è stato invitato dalle associazioni a partecipare all’assemblea pubblica che si è tenuta lo scorso giovedì nel convento ma non è venuto. Dal Comitato di lotta per la casa è stato pure richiesto un incontro con il cardinale Paolo Romeo di cui non si è avuta ancora alcuna risposta.
Le famiglie hanno anche scritto una lettera a papa Francesco che, alcuni mesi fa aveva lanciato un appello per aprire gli immobili religiosi a chi è in difficoltà. A questi nuclei familiari si aggiungono inoltre altre 26 famiglie che, invece hanno occupato un altro grande edificio abbandonato appartenente al Fec (Fondazione edifici di culto) ubicato in via Alloro vicino al popolare quartiere della Kalsa.

Secondo le associazioni, per dare alloggio a centinaia di famiglie in emergenza abitativa, basterebbe utilizzare una parte del patrimonio immobiliare pubblico appartenente al comune come i beni confiscati, alla regione, alla difesa come le caserme chiuse e non ultimo alla chiesa: tutti immobili, da anni inutilizzati, abbandonati, devastati e spesso saccheggiati.

“Noi, rispetto alla rivendicazione del diritto alla casa, negato – dicono in coro le associazioni nell’appello -, non possiamo che legittimare, in via eccezionale, e in considerazione della grave emergenza abitativa, l’occupazione di edifici pubblici o appartenenti al patrimonio della chiesa, abbandonati, sia pure in via provvisoria, da parte di famiglie, a cui l’istituzione non ha potuto o saputo dare una risposta adeguata”.
“Piuttosto che lasciare nell’abbandono un edificio pubblico o, anche un convento della chiesa vuoto da anni – dicono -, con il rischio della devastazione e del saccheggio, crediamo che sia legittima l’azione delle famiglie che, occupando l’immobile, provvedono, per il tempo necessario ad uscire dalla crisi, ad offrire un tetto alla propria famiglia e ai propri bambini e al tempo stesso mettono in sicurezza, l’edificio occupato, preservandolo dalla barbarie del saccheggio e della distruzione”.

“La problematica della casa non è più una questione emergenziale ma strutturale in quanto con l’avanzare della crisi sempre più famiglie si ritrovano senza lavoro e nell’impossibilità di pagare l’affitto della casa così come delle bollette – dice Vito Restivo di Voci attive -. Pur essendosi costituita una commissione ‘emergenza abitativa’ poco o nulla è stato fatto per tamponare la crescente richiesta di abitazioni popolari e cosa ancor più grave è la constatazione che manca una politica seria sulla problematica che destini risorse per la costruzione di nuova edilizia popolare residenziale o quantomeno per il recupero dell’esistente”.

“A fronte di una situazione gravissima di emergenza casa esistono centinaia di immobili in stato di abbandono – incalza pure Nino Rocca del comitato di lotta per la casa -, inutilizzati di proprietà pubblica e, a volte anche della chiesa, ormai chiuse da anni che potrebbero, se ci fosse la giusta volontà e capacità politica e amministrativa, ritornare fruibili e destinabili a chi ha bisogno. Si tratta di prendere consapevolezza del problema senza aspettare che questi immobili continuino a rimanere inutilizzati, subendo spesso vandalizzazioni di ogni sorta. Apriamo a questo punto un dibattito pubblico per capire quanto illegittima possa essere considerata una occupazione quando chi ha bisogno decide di iniziare a fruire di immobili inutilizzati in qualche modo riqualificandoli, in attesa di avere una casa”.

“Nonostante sia stata accertata e dichiarata la possibilità di destinare beni confiscati alla mafia alle famiglie bisognose di fatto non esiste un elenco di questi beni e quei pochi che si conoscono pare che non siano idonei ad essere abitati da famiglie. Da anni si chiede all’amministrazione – continuano le associazioni -, senza successo, l’elenco di beni immobili appartenenti al comune che con interventi di manutenzione a carico delle famiglie e delle associazioni potrebbero essere fruibili e pertanto contribuire a dare una soluzione, seppur minima, ai tanti casi disperati di famiglie richiedenti una casa”. (set)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news