Emilia-Romagna, incontro tra regione e comuni: “Sui migranti ognuno deve fare la sua parte”
BOLOGNA – Aprire la porta a gestori privati per garantire una migliore accoglienza dei profughi. È una delle proposte emerse dall’incontro, tenutosi oggi 6 maggio, tra la vice presidente della Regione Emilia-Romagna, Elisabetta Gualmini e i rappresentanti dei Comuni per gestire i nuovi arrivi di profughi e per coinvolgere gli enti locali nel reperire nuove strutture di accoglienza in cui ospitare i migranti dopo il passaggio nell’hub regionale di via Mattei a Bologna. “Per ora il sistema ha retto bene e non lo cambierei – ha detto Elisabetta Gualmini – Certo un maggior coinvolgimento dei privati, come cooperative o associazioni, potrebbe integrare quello che già abbiamo”. A Bologna la Prefettura sta andando in questa direzione: qualche settimana fa ha pubblicato un bando per 260 posti totali da destinare all’accoglienza dei profughi e il 7 maggio si saprà chi ha vinto l’appalto e quanti saranno realmente i posti a disposizione. Per ora l’impegno maggiore ricade sui Comuni che sempre di più sono chiamati a dare la loro disponibilità e a non tirarsi indietro. “Ogni Comune deve fare la sua parte – continua la vice presidente – e impegnarsi ad accogliere i migranti”.
La querelle sull’accoglienza e la disponibilità di posti, da parte degli enti locali, era nata dopo che alcuni amministratori avevano avanzato perplessità ad accoglierne altri migranti sul proprio territorio. Sulla questione era intervenuto anche il Prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano invitando i più restii a non tirarsi indietro e mostrarsi più solidali. “Ho trovato molta disponibilità da parte di tutti i rappresentanti degli enti locali – ha sottolineato Gualmini –. Con questo primo incontro abbiamo iniziato un percorso per migliorare il nostro sistema d’accoglienza”.
In Emilia-Romagna sono 3.187, in base ai dati della Prefettura aggiornati ai primi di maggio, i migranti accolti nei centri di seconda accoglienza, di cui 658 minori. E proprio sul tema minori si è discusso a lungo nell’incontro in Regione per capire dove sistemare i 50 ragazzi che
attualmente si trovano nell’hub per minori, inaugurato da poco a Bologna. L’obiettivo è destinare i minori non accompagnati alle province in proporzione al numero di residenti e accoglierli in case o altre strutture. In pratica le province con un’alta popolazione di ragazzi tra i 15 e i 17 anni residenti, accoglieranno meno minori stranieri rispetto a chi ha una popolazione inferiore. Un modo per distribuire le persone nei diversi territori in modo equo. Un ragionamento che la vice presidente vuole intavolare con la Prefettura proponendo di rivedere anche le quote d’assegnazione degli adulti nei diversi comuni: “Nei prossimi giorni invierò una richiesta al Prefetto per chiedergli di tener conto anche dei migranti già presenti nei servizi Sprar del territorio nel momento in cui avviene l’assegnazione ai diversi comuni”. Oggi infatti le persone accolte nei servizi per i rifugiati e i richiedenti asilo non vengono calcolate nel momento in cui avviene l’assegnazione ai comuni.
Da un lato il sistema di accoglienza, così come costruito, sembra reggere al flusso di migranti che arrivano in Regione, ma la vera criticità si presenta nel momento in cui scadono i 6 mesi di permanenza nei centri di seconda accoglienza. “Per ora la maggior parte delle persone che esce dai centri lascia l’Italia e prosegue verso il nord Europa – dice Elisabetta Gualmini – mentre per chi resta abbiamo chiesto ai territori di attivare percorsi di integrazione con associazioni del volontariato”. (Dino Collazzo)