Emilia-Romagna, intesa sui profughi-volontari: "Coinvolti in migliaia"
Anziani e profughi mentre restaurano le panchine di Villa Ombrosa
BOLOGNA - Alcuni Comuni sono già partiti, ma da oggi c’è l’ufficialità. Il prefetto di Bologna, Ennio Mario Sodano, e la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, hanno firmato questa mattina in Prefettura il protocollo per permettere ai richiedenti asilo di svolgere attività di volontariato e lavori socialmente utili, in attesa del riconoscimento del titolo di rifugiato politico (in genere servono alcuni mesi). L’accordo è condiviso anche da Anci Emilia-Romagna, Forum terzo settore, sindacati e mondo della cooperazione sociale, il che fa stimare alla Regione “qualche migliaio di possibili volontari”, impegnati in attività come trasporto sociale, cura dei giardini, sfalciatura sentieri e pittura delle scuole. “Ci interessa di dare un segnale di reciprocità alle comunità che accolgono – spiega Gualmini – non è che da un giorno all’altro i cittadini possono trovarsi 40-50 rifugiati mai visti e conosciuti. In questo modo invece ci si impara a conoscere, si fa qualcosa di utile e l’integrazione parte. Speriamo”. La Regione contribuisce con 100 mila euro per coprire i costi assicurativi dei volontari. Ma molti Comuni sono già partiti, anche prima della firma del protocollo, e le spese le pagano con risorse proprie. Il Comune di Bologna, in aggiunta, mette a disposizione 10 mila euro per il sostegno alle attività delle associazioni. “Bologna si sta dimostrando molto pronta nella gestione dell’emergenza e nell’accoglienza”, afferma l’assessore al Welfare di Palazzo D’Accursio, Amelia Frascaroli, presente alla firma dell’accordo questa mattina. “Stanno emergendo molti segnali di disponibilità”, spiega, e questo protocollo “è una grossa occasione per costruire integrazione: è un atto concreto”. Anche secondo Sodano, è “una cosa utile tenere impegnate queste persone, che per legge non possono lavorare. Quindi impiegarli in qualcosa di utile mi sembra il modo migliore per trascorrere il tempo e comunque costituiscono esperienze che, per chi poi deciderà di rimanere nel nostro Paese, favoriscono l’inserimento in società”.
Il protocollo (il secondo di questo genere, dopo la Toscana) sarà monitorato durante tutto l’anno di applicazione nei 38 distretti dell’Emilia-Romagna. L’accordo arriva nei giorni in cui dall’Unione Europea è arrivato l’ok alle quote di ripartizione dei profughi tra gli Stati membri (si parla di 120 mila rifugiati per ogni Paese). Il prossimo 30 settembre, inoltre, entrerà in vigore il decreto legislativo di metà agosto che “istituzionalizza il sistema di accoglienza su due livelli – spiega Gualmini – con l’hub regionale e i centri d’accoglienza provinciale”, così come è già stato realizzato in Emilia-Romagna. “Siamo rinfrancati perché significa che non abbiamo lavorato a vuoto”, commenta la vicepresidente della Regione. Nel decreto legislativo, inoltre, si prevede anche un piano nazionale per ‘accoglienza a cadenza annuale e viene uniformata la norma sulla concessione della residenza ai richiedenti asilo dopo tre mesi di permanenza sul territorio. (Dire)