Emilia, la ricostruzione fatta dai bambini insieme agli esperti dell’Ingv
Una delle opere realizzate durante i laboratori creativi
BOLOGNA – La sede crollata del Comune di Sant’Agostino (Ferrara), le torrette della Rocca Estense a San Felice sul Panaro (Modena), il Municipio e via Matteotti a Crevalcore (Bologna), poi le scuole, i campi sportivi e le chiese inagibili. Di cose da raccontare ne hanno davvero tante i bambini delle classi III, IV e V delle elementari degli istituti comprensori dei Comuni emiliani colpiti dal sisma lo scorso 20 maggio. E grazie al percorso “Facciamo noi una ricostruzione fantastica – bambini e ragazzi contro il terremoto”, hanno l’opportunità di farlo proprio nelle loro terre, devastate prima dell’alba alle 4:03 del mattino di un anno fa, da due scosse di magnitudo 5,9 e 5,86, e nelle quali a distanza di un anno si continua a lavorare in progetti per la ricostruzione di ciò che è andato perduto. Diventati protagonisti di quegli eventi loro malgrado, i bambini hanno certamente qualcosa da insegnare e tanto da raccontare a chi un’esperienza del genere non l’ha mai vissuta sulla propria pelle. E allora l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), nell’ambito del progetto di prevenzione al rischio “Edurisk”, ha deciso di coinvolgerli in laboratori creativi che ne stimolassero la fantasia, per elaborare prima di tutto ciò che avevano passato.
Il progetto, partito a inizio anno scolastico nel settembre 2012, ha impegnato gli insegnati e anche alcune famiglie dei piccoli studenti in corsi di formazione ad hoc, durante i quali gli esperti dell’Ingv hanno dato loro gli strumenti per poi lavorare insieme ai bambini. Nei corsi di formazione gli insegnanti hanno imparato elementi di geofisica ed ingegneria, hanno capito cos’è un terremoto, come si genera, quali sono i rischi e le pericolosità del loro territorio, e poi hanno lavorato sull’aspetto psicologico e sociale. In un secondo momento, sono partiti i laboratori nelle classi delle elementari di Sant’Agostino, Crevalcore, San Felice sul Panaro, Ferrara città, e piccole frazioni di queste comunità. Ai bambini è stato insegnato a conoscere ciò che aveva distrutto le loro scuole e le loro strade, a volte perfino le case, il tutto con metodi semplici e grazie a tecniche di gioco usate anche dall’altra parte dell’oceano, negli Usa, nelle zone ad alta sismicità che spesso si trovano ad avere a che fare con situazioni del genere. Per elaborare e dunque provare a superare il dramma del sisma, i bambini hanno costruito modellini della terra e della tettonica delle placche, poi hanno usato la scrittura, la pittura e la condivisione del racconto per liberarsi dal peso di esperienze così importanti. Hanno immaginato i paesi completamente ricostruiti a modo loro, ma la straordinarietà del progetto sta soprattutto nell’ultima fase, durante la quale i piccoli studenti delle elementari si sono cimentati nell’invenzione di macchine contro il terremoto: hanno progettato, disegnato e realizzato modelli e illustrazioni raffiguranti fantasiosi strumenti per prevenire e combattere il sisma. “Una cosa pazzesca e divertentissima – spiega il coordinatore di Edurisk Romano Camassi, esperto dell’Ingv – sono venute fuori idee stupende, fantascientifiche, quasi folli, e tutto ciò ha avuto un potere liberatorio enorme per i bimbi, che si sono divertiti come matti”.
Se fino a qua “Facciamo noi una ricostruzione fantastica - bambini e ragazzi contro il terremoto” avrebbe avuto una valenza, seppur davvero fondamentale, sui piccoli protagonisti delle scuole, gli insegnanti delle elementari hanno voluto condividere questo lavoro con le comunità di cui fanno parte. Quindi sono andati in giro per le strade e i negozi dei Comuni, con lo scopo di trovare luoghi pubblici dove esporre le opere dei bambini. Il risultato? Una mostra diffusa di 400 opere tra plastici, fotografie e disegni, sparse tra Sant’Agostino, le frazioni San Carlo e Dosso, San Felice, Crevalcore e Ferrara. Oltre 100 gli spazi pubblici, tra bar, negozi di arredamento, strade e altro in cui fino al 29 maggio chiunque potrà vedere da vicino cosa vuol dire reagire al terremoto con gli occhi di un bambino. Già, un bambino ma anche un po’ adulto, perché come sottolinea Alessandra Pederzoli, una delle insegnanti: “Nel lavoro in classe si sono completamente invertiti i ruoli: gli insegnanti eseguivano i compiti su precise disposizioni dei bimbi, che sono diventati i veri maestri”. (giovanni baiano)