Emmanuel, dalla Rete discriminazioni appello ai media per un'informazione corretta
ROMA - Dura presa di posizione della Rete territoriale contro le discriminazioni etniche e religiose nella regione Marche sul caso del giovane nigeriano ucciso a Fermo. “Emmanuel Chidi Namdi è morto - viene sottolineato in una nota - per aver difeso la sua compagna dagli insulti razzisti da parte di cittadini italiani. Aggrediti per il diverso colore della pelle, rifiutati per un diverso credo religioso, abbandonati morti di fatica nei campi di pomodori, vittime quotidiane di atteggiamenti respingenti e offensivi, di un linguaggio pieno di odio, i migranti vivono percorsi di inclusione sociale ad ostacoli, frammentati e pieni di sofferenza".
La Rete “esprime il cordoglio alla moglie Chiniery e condivide il dolore della famiglia di Emmanuel. Condanna ogni atto di violenza fisica e psicologica nei confronti dei migranti e invita i media e la stampa a fornire un’ informazione corretta, rispettando la deontologia della professione giornalistica. Le istituzioni tutte si adoperino per sostenere i diritti e l’inclusione dei migranti nella nostra società”. Della Rete, nata nel 2015 e coordinata dal Garante dei diritti Andrea Nobili, fanno parte la Regione Marche (Servizio Servizi Sociali, Osservatorio sulle Diseguaglianze nella Salute), l’Università degli Studi di Urbino, l’Associazione Avvocato di Strada e 29 “Nodi” (enti pubblici e privati del territorio).