Emmanuel, permesso alla compagna. Alfano: "Segnato un confine invalicabile”
Un momento della veglia per Emmanuel. Foto Zeppilli
Da sinistra: Paolo Calcinaro, Angelino Alfano, Don Vinicio Albanesi e Aronne Perugini. Foto Zeppilli |
FERMO - “La Commissione territoriale ha accolto la richiesta della compagna di Emmanuel, la signora Chiniery, e le ha conferito lo stato di protezione umanitaria”. A dare la notizia è il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in una conferenza stampa nella sede della Prefettura a Fermo, al termine della riunione del Comitato provinciale per la sicurezza da lui presieduto.
Un momento importante per la città, che il ministro dell’Interno ha voluto sottolineare con la sua presenza. Dapprima le bombe davanti a quattro chiese cittadine, in momenti diversi di questa prima parte del 2016. Poi tutta una serie di problematiche legate alla sicurezza, a cominciare dall’atavico fenomeno della prostituzione. Ma è indubbio che a far scattare tutta l’Italia sull’attenti è la vicenda di Emmanuel, 36enne nigeriano rimasto ucciso dopo una rissa scattata dalle affermazioni razziste pronunciate da un giovane italiano verso la compagna. Italiano che è stato fermato e che risponde al nome di Amedeo mancini, 39 anni, già noto alle forze dell’ordine.
E mentre sono in corso le indagini per capire i dettagli della vicenda, è stato lo stesso Alfano a illustrare la situazione. Il tutto mentre il premier Renzi, su twitter, afferma: “Il Governo a Fermo in memoria di Emmanuel”.
- Un giorno triste. “E’ un giorno molto triste per la comunità fermana – ha affermato Alfano in conferenza stampa -. Come Governo oggi vogliamo segnare un confine invalicabile tra chi mette il contrasto alla violenza razziale tra i valori imprescindibili e, invece, coloro che talvolta questi valori li distruggono. Quella di Emmanuel e Chiniery è una grande storia di libertà finita male. E’ stato don Vinicio Albanesi a raccontarmela. Ma il loro sogno di libertà si è spento per mano di questo pluripregiudicato con notevoli precedenti penali”.
“Oggi abbiamo voluto dare un segnale per scongiurare l’ipotesi di contagio e viralità. Perché seminando odio si può raccogliere sangue. Il germe va fermato prima che generi il frutto avvelenato – ha continuato Alfano -. Per l’uomo fermato l’accusa è quella di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della finalità razzista. La formulazione adottata dalla Procura della Repubblica di Fermo dà il segnale che le indagini svolte siano andate nella giusta direzione. Il movente è razziale. Voglio dire che l’Italia, le Marche e Fermo non sono rappresentate da Amedeo Mancini. Sono rappresentate invece dalle lacrime del sindaco che nel corso della riunione della Commissione territoriale ha tenuto ad evidenziare che Fermo non è questa. E la risposta è venuta da chi, partecipando alla fiaccolata di ieri sera promossa da Don Vinicio, ha voluto sottolineare che Fermo non è questa”. E ha concluso su questo aspetto, sottolineando come “oggi la comunità nazionale è virtualmente riunita in questa città per rappresentare la vita e il valore dell’anti-razzismo”.
Italia, campione di accoglienza. Alfano ha poi rivendicato il ruolo dell’Italia come nazione. E ha affermato: “Gli italiani si stanno dimostrando campioni del mondo di accoglienza. Putroppo ci sono anche campioni di seminatori d’odio… Ma il confine dei nostri valori è invalicabile”.
Questione migranti e permessi di soggiorno. A precise domande, Alfano ha ribadito come sia cambiato il corso dei flussi. Non solo: in fatto di permessi, Alfano ha ribadito come la prevalenza di richieste venga non per motivi di asilo. “La maggior parte è di migranti irregolari, che con hanno commesso reati ma che, comunque, risultano irregolari sul piano delle procedure di ingresso. Il tema è delicato e l’ho sottoposto da tempo nel contesto europeo. Non è solo l’Italia che può mettersi il problema sulle spalle ma è tutta l’Europa. Se non riusciamo a garantire i rimpatri, siamo costretti a tenere queste persone nei centri. E l’Europa diventa a rischio collasso”.
Indagini intrecciate. Su possibili legami tra l'autore dell'omicidio e gli autori degli attentati a danno di quattro chiese fermane (con altrettanti ordigni esplosi nei primi mesi del 2016), Alfano non ha voluto dire nulla. E questo sebbene ieri, in conferenza stampa, don Vinicio Albanesi si fosse detto possibilista circa il legame. "Su questa cosa non posso rispondere - ha detto Alfano -. Su questa vicenda degli attentati la Procura sta facendo le indagini e sta seguendo un paio di piste, una prevalente e una apparentemente più marginale".
L'occasione dei tanti casi di cronaca degli ultimi mesi ha rinvigorito la richiesta di una Questura a Fermo, capoluogo di provincia: Questura sempre promessa e mai istituita. "Appena tornato a Roma affronterò il problema", ha concluso. (daiac)