Emporio solidale: aziende, associazioni e studenti uniti per aiutare le famiglie
- REGGIO EMILIA – In 3 mesi, “Dora”, l’emporio solidale di Reggio Emilia, ha raccolto quasi 22 mila prodotti, a cui vanno aggiunte frutta e verdura di stagione, grazie alle donazioni di aziende, associazioni e privati (che hanno coperto un sesto delle donazioni totali). Di questi, 8.519 sono stati donati alle famiglie servite da “Dora”, 2.244 sono stati scambiati con altri empori e centri di distribuzione Caritas. “Dora sta andando benone – ha detto Cristina Ferrarini, coordinatrice del progetto per DarVoce, il Centro servizi volontariato di Reggio Emilia – Abbiamo già raggiunto la quota di famiglie che ci eravamo posti nella fase preparatoria, 50, per non perdere di vista il contatto umano con chi fa la spesa con noi”.
In questi pochi mesi, “Dora” è potuta diventare un punto di riferimento per le famiglie, segnalate dai servizi sociali del Comune insieme con i centri d’ascolto Caritas, che si trovano in un disagio economico non cronico e ancora superabile e che possono fare la spesa all’emporio gratuitamente per un periodo dai 6 ai 12 mesi. Come ci è riuscito? Creando un circuito per la donazione di cibo e di materiali tecnici che comprende sia aziende alimentari, sia associazioni impegnate nella lotta allo spreco del cibo, sia privati cittadini. Sono 56 le aziende che hanno donato cibo e beni di prima necessità, ma anche arredi e strumenti per lavorare. Anche 5 scuole del territorio hanno aderito al progetto, con oltre 2.550 studenti sensibilizzati e oltre 600 prodotti donati direttamente da loro. Il progetto dell’emporio solidale. “Per la raccolta degli alimenti, non sempre ci è stato possibile avere tutto, o ci è capitato di avere alcuni prodotti in eccesso che abbiamo scambiato con le associazioni con cui collaboriamo – continua Ferrarini – però abbiamo sempre messo le famiglie nelle condizioni di poter fare la spesa”.
Una rete logistica insieme al Coordinamento degli empori solidali dell’Emilia Romagna (già 20 in regione) e ai centri distribuzione della Caritas: questo ha permesso a Dora di avere sempre a disposizione i prodotti per le persone che vi fanno la spesa. Oltre a questo, è stata attivata “Dora in poi”, una rete di 9 punti raccolta di cibo, in cui i privati, richiedendo una tessera e donando almeno un prodotto al mese, possono aderire al progetto e letteralmente “fare la spesa per gli altri”. Molto soddisfacente è stata anche la risposta dei cittadini, molti dei quali hanno fatto richiesta per entrare in Dora come volontari. L’obiettivo, oggi, è renderli il più indipendenti possibile nella gestione dell’emporio: sono 70 quelli che hanno collaborato a “Dora” tra negozio, magazzino, accoglienza, approvvigionamento, trasporti e promozione. “I nostri volontari e le associazioni che ci sostengono ci permettono di attivare dei progetti per aiutare le famiglie anche a ritrovare un lavoro o ad accedere a cure sanitarie di qualità, se ne hanno bisogno – spiega Ferrarini – Vogliamo dare alle persone la possibilità di ripartire”.
“Dora” è sostenuto da i Comuni di Reggio Emilia e Guastalla, della Fondazione Manodori e di Fer. Coinvolte anche 11 realtà del terzo settore reggiano: oltre a DarVoce, Auser, Caritas, Protezione Civile, Papa Giovanni XXIII, Servire l’Uomo, Associazione Solidarietà, ReMida, Filef, Anteas e Comitato via Filzi. (Simone Lippi Bruni)