Erasmus+, i volontari si raccontano: "Un anno che ci ha cambiato la vita"
Da sinistra: Selene, Tamara, Rosalba, Francesco e Mirco
Da sinistra: Selene, Tamara, Rosalba, Francesco e Mirco |
ROMA - Sono giovani, con tante storie da raccontare, provenienti da tutta Italia e fanno parte dei 600 volontari europei partiti meno di un anno fa dal Belpaese. Messina e l’area dello Stretto si animano, fino a sabato, della vitalità e dell’intraprendenza di una schiera di ragazzi dai 17 ai 30 anni. L’occasione è duplice: il programma Evs, Annual Event 2015, seconda edizione dell’evento con cui l’Agenzia Nazionale per i Giovani (ente attuatore in Italia del Capitolo Gioventù di "Erasmus+" per la programmazione 2014/2020) che chiama a raccolta i ragazzi appena rientrati dal Servizio Volontario Europeo. Sabato 7 novembre spazio agli ambasciatori d’innovazione per la terza tappa di SIC - Social innovation Citizen, road tour sull'Innovazione Sociale realizzato da Ang con Italia Camp.
- “Guardare al sud è un nostro preciso dovere – sottolinea il direttore generale dell’Ang Giacomo D’Arrigo – per presentare anche a questa parte del paese importanti opportunità di crescita. Ma più in generale, per rilanciare i meccanismi della partecipazione attiva e dal basso, per costruire il senso di cittadinanza europea e dare un contributo importante, in termini di valorizzazione, crescita e sviluppo del territorio, ai nostri giovani. Tutti valori che il servizio volontario europeo riassume perfettamente e su cui abbiamo investito al Sud, attraverso una vasta gamma di progetti, circa 10 milioni di euro nel biennio 2014-2015”.
Parola d’ordine condivisione d’esperienze e spazio agli under trenta, a partire dagli incontri dedicati al servizio volontario europeo, progetto di mobilità inserito nel programma europeo Erasmus+: Gioventù in Azione. Lo Sve dal 1998 permette ai giovani residenti in un paese dell’Unione Europea di vivere un’esperienza di volontariato all’estero a beneficio di una comunità locale, apprendendo nuove abilità, nuove lingue e scoprendo altre culture. Per partecipare non sono richieste qualifiche, conoscenze linguistiche né un livello di istruzione specifico: le competenze si acquisiscono in corso d’opera, come hanno cominciato a raccontare ieri pomeriggio i circa sessanta protagonisti dei workshop. Oggi, dalle 9.30 porte aperte al Pala Cultura, nell’ambito del Salone dell’Orientamento, per “Cambia vita, apri la mente con il Servizio Volontario Europeo! Volontari del Servizio Volontario Europeo e rappresentanti delle Istituzioni a confronto, per scoprire insieme il valore dello Sve", dibattito pubblico moderato da Eleonora Voltolina, direttrice della Repubblica degli Stagisti, in cui i volontari presentano le loro storie.
Rosalba, 26 anni, di Cassino, in provincia di Frosinone, laureata in Relazioni Internazionali, ha vissuto da giovane volontaria europea per sei mesi ad Arad, in Romania, al confine con Serbia e Ungheria, una delle zone “calde” sulla rotta dei migranti in arrivo dall’Europa Orientale. “E’ una cittadina fredda e grigia di circa 160.000 abitanti, ricca di belle persone. Per me questa esperienza ha significato scoprire un mondo che non conoscevo e verso il quale non mi sentivo affatto portata né attratta: quello dei bambini. Ho sempre lavorato con universitari sui temi del multiculturalismo. Durante il servizio volontario europeo ho avuto a che fare soprattutto con bambini e con qualche adolescente delle scuole elementari e medie. Ho scoperto che hanno una capacità di relazionarsi e di interagire straordinaria, lavorare con loro è un’esperienza arricchente da molti punti di vista. Insieme alla collega che faceva la volontaria con me, siamo riuscite ad intessere relazioni moto diverse da quelle classiche tra docente e discente, anche grazie alla nostra età che ha portato le adolescenti, soprattutto, ad aprirsi in maniera molto naturale, anche su temi da cui in genere i ragazzi escludono gli adulti. Con lo sve ho capito che da soli si fa poco, insieme si può fare moltissimo”.
Francesco, 26 anni, di Cosenza, dopo la laurea in Lingue orientali con specializzazione in giapponese, e vari lavori precari ha scelto di intraprendere la strada del Servizio Volontario Europeo, partecipando a un progetto per 13 mesi in Francia, in un piccolo comune vicino Bordeaux: “Ho lavorato con un'associazione che si occupa di progetti di volontariato per l’inclusione di soggetti svantaggiati. Persone con handicap mentali lievi, con background sociale difficile, alcuni con precedenti penali e anni di carcere alle spalle. Ragazzi che non hanno finito la scuola e che pensano che il futuro riservi loro solo qualche lavoretto per tirare a campare. Quando queste persone si trovano in un contesto internazionale, accanto a gente con competenze, lauree e conoscenze linguistiche, grazie a percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, oltre a una cura particolare verso il socializzare, cambiano prospettiva. Ho fatto per più di un anno quello che mi piaceva e per la prima volta in vita mia ero contento di alzarmi al mattino e di lavorare tanto. Mi sentivo un po' fuori dal mondo però era il mio mondo. Adesso sono in grado di guardarmi intorno in maniera consapevole”.
Selene, 26 anni, di Agrigento, con un diploma all’istituto alberghiero e vari corsi di assistenza all’infanzia alle spalle, ha fatto la volontaria a Ostrava, la terza città per grandezza della Repubblica Ceca. La sua è stata una scelta di vita: “Lavoravo part-time a tempo indeterminato, poi ho deciso di licenziarmi e partire. Ho cominciato la mia esperienza di volontariato nel 2011 in Africa per poi scoprire il Servizio Volontario Europeo. In Repubblica Ceca ho lavorato con bambini e ragazzi rom, dai 3 a 19 anni, organizzando attività ludico-manuali con carta, cartapesta e origami. Poi a gennaio ho iniziato un progetto sul multiculturalismo, trasmettendo nozioni teoriche e pratiche di cucina, abbigliamento, musica italiana. Parlare il ceco ed essere davvero parte della loro comunità è stata la mia più grande soddisfazione. Adesso, dopo l'Africa e la Repubblica Ceca voglio farlo a casa mia, riportare la mia esperienza in Sicilia e fare la tagesmutter, madre di giorno, tra la mia gente. D’altronde il mio motto di vita è ‘Nulla avviene per caso’”.
Mirco, 23 anni, fumettista, ha un lungo giro di peregrinazioni alle spalle: è di Vicenza, è stato in Romania per 11 mesi a fare il Servizio Volontario Europeo e adesso vive e lavora a Malta. “Ho fatto il volontario in un centro per la gioventù, occupandomi per quattro ore al giorno di attività ricreative per teenagers rumeni e ungheresi. Ho curato workshop di disegno, animazione e cineforum. La carica di passione di noi volontari ci ha aiutato a superare oggettivi problemi di organizzazione della struttura, che lavorava anche con le scuole dei dintorni. Per me lo SVE è stato un’esperienza straordinaria da molti punti di vista, ma quello che forse non emerge subito e che ho sperimentato in prima persona è l’opportunità di proseguire il tempo di studio e di apprendimento, senza l’impellenza delle necessità economiche di sopravvivenza, grazie ai rimborsi spese e al vitto e alloggio assicurato, e con la possibilità di curare i propri interessi e di capire cosa fare nella vita senza distrazioni e condizionamenti di amici e famiglia. Con lo Sve hai una missione e approfondisci la tua consapevolezza rispetto alla vita perché curi anche te come volontario, non solo quelli a cui presti i tuoi servizi. Per me è stato come vivere un anno sabbatico, ho capito cosa voglio fare e ho trovato lavoro subito dopo a Malta”.
Tamara, 25 anni, di Vittoria in provincia di Ragusa ha trascorso la sua esperienza di giovane volontaria europea per un anno a Rezekne, in Lettonia. Un anno temrinato oggi con il suo arrivo a Messina. “Mi sono laureata in Storia a luglio del 2014 e sono partita a novembre. Finita la triennale volevo viaggiare, stare in silenzio, fuggire dalla pesantezza che ci sta intorno e che cominciava a ‘infettarmi’. Mi avevano regalato i soldi per l'interrail ma all’ultimo momento ho deciso di rinunciare al viaggio e fare il servizio volontario europeo. Ho fatto la volontaria per 12 mesi, 8 ore al giorno, in uno splendido centro giovanile specializzato in creative youth che ha cambiato il volto della cittadina lettone in cui sono arrivata, con corsi di ogni genere e tanto spirito di aggregazione. Ho fatto lezioni di Italiano ma anche di ukulele, di ricette tipiche siciliane, di dialetto, ma quando occorreva anche conversazioni in inglese. Di fronte avevo tante donne, dalle nonne alle teenagers. Quest'anno mi ha cambiato la vita. Ora voglio studiare Archeologia, continuare a girare la Sicilia e fare la volontaria in ambito archeologico. Il volontario dà ma allo stesso tempo riceve. Incontra persone che lasciano un'impronta nella sua vita. Mi piace pensare che c'è sempre un motivo quando incontri qualcuno. Dare, dare e ancora dare è la mia parola d'ordine. Se avessi dato meno avrei imparato meno".