Eritrei, "lo stop a Mare nostrum è una condanna a morte per i rifugiati"
Ribka Shibatu |
ROMA - “Questo nuovo e tragico 3 ottobre era prevedibile e quasi scontato, perché chiudere Mare nostrum è stato una vera condanna a morte per i rifugiati”. A sottolinearlo è Ribka Sibhatu, intellettuale eritrea, da anni residente in Italia e membro del coordinamento Eritrea democratica. “Da quella terribile strage di due anni fa, non mi sono fermata, ho organizzato convegni e manifestazioni per fare in modo che quell’orrore non accadesse più. E, invece, oggi è successo ancora e ancora succederà, se l’Europa e l’Italia non si decidono ad avviare, una volta per tutte, un programma serio, a breve e a lungo termine, per fermare queste stragi”.
- Secondo Sibhatu in queste ore altri suoi connazionali potrebbero essere in viaggio verso l’Europa su imbarcazioni di fortuna, perché dall’Eritrea è in corso ormai un vero e proprio esodo. “Anche se non si ricorda mai la nazionalità delle vittime, la maggior parte delle persone morte nel Mediterraneo sono eritree – spiega – Il 3 ottobre 2013 è stata una strage che ha riguardato 357 eritrei su 368 morti. Ma è una cosa quasi scontata, perché nel nostro paese il popolo è schiavo, i giovani fanno il servizio militare a vita e ormai anche gli anziani sono costretti ad arruolarsi .Ma nonostante questo non si fa nulla perché le cose cambino, non si guarda alla radice del problema. Oggi la diplomazia sta fallendo: le dittature, le guerre e il terrorismo sono comode solo per chi lucra sui diritti umani, a cominciare dai trafficanti che hanno costretto quelle persone a mettersi in mare”.
L’attivista eritrea in Italia ribadisce, quindi, la responsabilità è italiana sulle stragi per la decisione di aver chiuso Mare nostrum, “nato dopo la terribile lezione del 3 ottobre, e che quindi doveva continuare – aggiunge -. L’ Italia, spaventata dall’alto numero di arrivi ha deciso di fermalo, senza pensare di andare a indagare le cause di questi viaggi. Noi , invece, chiediamo aiuto all’Italia, anche in nome della nostra lunga storia comune, perché gli eritrei non debbano più fuggire dal loro paese”.
Shibatu chiede infine il ripristino di Mare nostrum “perché non si debbano contare altre morti”, ma ricorda che l’operazione della Marina militare è solo un “pronto soccorso perché il male va tolto alla base, intervenendo seriamente nei paesi d i partenza degli immigrati. L’Europa è l’ultima tappa di un viaggio in cui migranti subiscono di tutto, torture di ogni genere. A questo bisogna guardare perché migrare è un diritto umano, mentre oggi insieme a questi disperati è morta anche l’umanità”. (ec)