Etiopia, Guterres (Onu): incubo Tigray, l'Eritrea ritiri le truppe
ROMA - Il conflitto nel nord dell'Etiopia "sta andando fuori controllo. Violenza e distruzione stanno raggiungendo livelli allarmanti": il monito giunge dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ieri è intervenuto sulla guerra in corso dal novembre 2020 tra l'esercito regolare e il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf), una milizia armata collegata la partito politico che per anni ha amministrato il Tigray. Il conflitto, che si è esteso anche in Amhara e Afar, ha generato centinaia di migliaia di sfollati e una grave crisi umanitaria, perché le persone hanno serie difficoltà ad accedere a cibo, servizi e lavoro. Guterres, come riporta la stampa africana, ha aggiunto: "Le ostilità nella regione del Tigray in Etiopia devono finire ora, compreso l'immediato ritiro e il disimpegno delle forze armate eritree dall'Etiopia". Il riferimento è alle recenti accuse mosse dal Tplf di attacchi condotti dall'esercito eritreo, che già nel novembre scorso è intervenuto al fianco di Addis Abeba. Ieri inoltre il governo dell'Etiopia in una nota si è detto nuovamente disponibile a sedersi con i ribelli a un tavolo di pace mediato dall'Unione africana, chiarendo però che "le operazioni militari continueranno". Guterres da New York ha aggiunto: "Non esiste una soluzione militare", quindi ha denunciato "il prezzo terribile pagato dai civili", che stanno vivendo "un incubo". I negoziati di pace promossi dall'Ua, a cui hanno detto sì anche i leader del Tplf, sono stati annunciati in Sudafrica ma non è ancora chiaro quando inizieranno. (DIRE)