25 settembre 2015 ore: 14:31
Immigrazione

Eunavfor Med, al via il 7 ottobre la fase anti-scafisti: si chiamerà Sofia

L'alto commissario Ue Mogherini invita a cambiar nome alla missione, scegliendo quello della bimba nata in mare. Ma non cambia la sostanza: Eunavfor Med appare poco attrezzata per fronteggiare i flussi verso la Grecia e ha ancora molti punti di domanda riguardo il rispetto dei diritti umani
Eunavfor Med. La nave antiscafisti chiamata Sofia

MILANO – Non più Eunavfor Med, ma Sofia. L'Alto commissario per gli affari esteri della Commissione europea Federica Mogherini vuole dare alla missione delle forze navali europee nella lotta ai trafficanti di uomini il nome di una bambina nata su una nave di salvataggio tedesca. "Un nome che dà speranza", ha detto il 24 settembre visitando il quartier generale della missione a Roma. L'inizio della fase due, approvata a metà settembre, è previsto per il 7 ottobre.

Secondo quanto riporta il quotidiano Euobserver sarebbero state individuate nel corso delle operazioni di intelligence della fase 1 "17 barche libiche e tre egiziane" da intercettare nella fase due. La missione europea però appare già in ritardo rispetto all'evolversi dei flussi: come sottolinea Euobserver Eunavfor Med menziona solo attività nella rotta del Mediterraneo centrale e non altre. Invece gli ultimi dati indicano che sugli oltre 300 mila sbarchi sulle coste europee, due terzi sono in Grecia, con navi provenienti dalla Turchia. Mentre Eunavfor Med interverrà in Libia. Ancora nessuna novità sulla fase tre, la più controversa, che prevede anche la possibilità di sparare sulle navi dei trafficanti sul suolo libico e che ha bisogno di una mozione positiva dell'Onu.

Le ultime notizie in merito alla missione non placano le polemiche. L'ultima arriva dall'Olanda, dove il Meijers Comitee, un'organizzazione composta da ricercatori esperti in criminalità europea, migrazioni, rifugiati, privacy, antidiscriminazione e legge costituzionale, ha espresso alcuni rilievi alla missione. Il primo in merito all'efficacia della missione: "Non ci sono indicazioni che combattere il traffico di migranti contribuisca alla restaurazione della pace e della sicurezza internazionale o alla fine delle crisi umanitarie in corso", scrivono gli esperti. In più le leggi internazionali tutelano il diritto a navigare in acque internazionali e non c'è "una cornice legale precisa che le renda interdette" ai trafficanti, aggiungono. Nemmeno le attribuzioni dei compiti ai Paesi membri sono state chiarite e, ancor più grave, "il diritto di asilo, l'accesso alle procedure di asilo sulla terra nella propria lingua con assistenza legale, e la proibizione dei respingimenti verso Paesi insicuri dovrebbero essere rispettate e analizzate dal punto di vista giuridico". Ultima critica riguarda l'esternalizzazione delle frontiere in corso attraverso il cosiddetto Processo di Khartoum: "Dovrebbe essere messa in atto con assicuarazioni e salvaguardie contro le violazioni dei diritti umani", concludono i ricercatori. (lb)

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